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Giovanni XIII, l’Antipapa che salvò la Chiesa. Presentazione del libro di Marco Prignano alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta
De Marco, Prignano e del Rosso
16 dicembre 2019

MOLFETTA - “Com’è possibile che due pontefici, quali Baldassare Cossa e Angelo Giuseppe Roncalli abbiano scelto lo stesso nome pontificale? Perché il primo è considerato l’Antipapa e il secondo Papa?”. Queste sono solo alcune delle domande a cui risponde il libro di Mario Prignano “Giovanni XXIII. L'antipapa che salvò la Chiesa (Morcelliana 2019)”, presentato alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta.

La presentazione del nuovo prodotto letterario è stata curata nell’introduzione dalla prof.ssa Isabella de Marco, la quale ha introdotto la figura dell’autore: “Mario Prignano, rinomato caporedattore del Tg 1, ha debuttato nelle vesti di scrittore 10 anni fa con la sua prima opera “Il giornalismo politico” e poi ha virato nell’ambito della storia, materia che lo appassiona profondamente”.  Ed è proprio la curiositas del giornalista Prignano che ha tirato le mosse della presentazione, in quanto la prima domanda l’ha formulata proprio lui steso, chiedendo il motivo per il quale il nome della libreria fosse proprio “Il Ghigno”. E il titolare della libreria ha raccontato la storia del suo locus amoenus: spiegando che, inizialmente, l’idea era quella di racchiudere in un sol posto “la buona musica e la buona letteratura, consequenzialmente il sorriso accennato, il ghigno con cui era stato ritratto il famoso rinoceronte, simbolo caratteristico dell’acclamata casa discografica “Rhino records”, è stata fonte d’ispirazione per l’odierna libreria.  

L’interazione letteraria con l’autore è stata curata da Gaetano del Rosso, insegnante di religione nelle scuole primarie, condirettore della rivista “Studi Melitensi” e referente delle comunicazioni del centro di studi di Taranto.                                                                                                                            

“Un volume denso, intricato, che narra la storia di Baldassare Cossa, alias Giovanni XXIII, definito dallo scrittore “l’Antipapa che salvò la chiesa”, sottotitolo che desta curiosità e che rimanda al periodo di scombussolamento della cristianità quale fu quello dello scisma del 1414. Perché raccontare la sua storia?”, chiede l’intellettuale Del Rosso.

“Sicuramente sarà anche una questione di DNA, sono imparentato con un vicario di Cristo, il primo papa italiano eletto dopo ben 7 papa francesi: Urbano VI, nato come Bartolomeo Prignano, quindi penso che il mio interesse nello studio delle figure pontificali sia congenito. Tuttavia, l’idea del libro è nata in seguito ad una delle tante conversazioni con il cardinale Walter Brandmuller, il quale mi incitò a scrivere di Giovanni XIII, cito testualmente “L’Antipapa che ha fatto del bene alla chiesa”, una contraddizione vera e propria che mi ha fatto scoprire una storia degna di essere raccontata”.                                                                    Proprio a causa dei misunderstanding da sempre circolati intorno alla figura di Baldassarre Cossa: decretato pontefice legittimo fino al 1947, poi respinto e nel 2018 riabilitato come pontefice degno, Papa Roncalli scelse di riabilitare la figura di un uomo non compreso dalla cristianità dell’epoca. “Egli sperava che dopo Leone XIII, il prossimo aspirante al soglio pontificio scegliesse il titolo pontificale di Giovanni, per fare chiarezza sulla figura del Cossa”, afferma l’autore.

Una personalità religiosa di spicco che comunque pose le basi del Concilio di Costanza del 1413 l’enciclica “Ad pacem”, in un’epoca in cui si erano avvicendati frettolosamente ben 30 Papi: tra Papi ed Antipapi, in cui i regnanti allestivano processi per capire quale delle due ipotetiche figure ed in cui la popolazione cristiana era completamente disorientata. E fu proprio lui, paradossalmente, ad essere eletto come terzo Papa perché sia i cardinali francesi sia quelli italiani avevano deposto i precedenti vicari di Cristo.

Nonostante le diatribe creatasi per la convivenza di tre Santità diverse, sin dalla sua elezione Giovanni si prodigò per l’unione della Chiesa e, grazie al suo intervento, fu convocato il famoso Concilio di Costanza che avrebbero dovuto far luce sugli eventi. La tanto agognata soluzione non fu trovata, l’unico compromesso a cui scese fu quello di deporre in maniera definitiva Giovanni XXIII e gli altri due contendenti al soglio pontificio.                                                  Ma il Cossa non era soltanto un papabile aspirante al pontificato ma un uomo, caratterizzato da paure e perplessità: “Ed ecco il “colpo di scena”: durante i festeggiamenti organizzati dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, l’ormai cardinale Baldassare Cossa si travestì da palafraniere, ed insieme ad uno scudiero, scappò per rifugiarsi prima Schaffaffhausen, piccola città svizzera, per poi approdare nella Foresta Nera e continuare il percorso fino a Braisaac, città in cui avrebbe dovuto contare sull’ospitalità di un duca francese ma così non fu.

Credendo di essere inseguito da alcuni soldati delle truppe dell’imperatore, incominciò ad impazzire e a disperarsi, tanto da attirare l’attenzione su di lui ed essere riconosciuto da due guardie tedesche da cui riuscì a scappare.”, narra il giornalista Prignano.  Il quale pone enfasi sull’introspezione di un personaggio che è sempre stato colpevolizzato, probabilmente ingiustamente, proveniente da una famiglia di tradizione piratesca, più a suo agio sui campi di battaglia che tra le navate di una chiesa, poco incline ai doveri spirituali e scarsamente interessato all’istruzione, non hai mai fatto mistero delle sue debolezze, presentandosi come uomo più che come entità religiosa.

“Per dichiararlo indegno a svolgere il ruolo di Papa s’inventarono l’accusa di “eresia simoniaca”, evidente scorciatoia utilizzata da alcuni canonisti, i quali puntarono sugli evidenti traffici con la famiglia di banchieri Medici, infamia che colpì gran parte della popolazione religiosa all’epoca.” Infatti, il religioso sui generis, dopo aver cercato di scampare ogni pericolo e di fugare ogni tranello, cadde nelle mani dell’imperatore il quale lo condannò, lo depose e lo imprigionò. Il supplizio del carcere fu reso ancora più duro dal fatto che le guardie, poste al suo controllo, furono selezionate proprio perché non conoscevano né il latino né il volgare, emarginandolo da qualsiasi contatto con il mondo per ben 4 anni.

La liberazione avvenne grazie all’intercessione di Cosimo De’ Medici, primo signore de facto di Firenze, il quale, dopo aver aspettato la risoluzione dello scisma e l’elezione del nuovo Sicario di Dio Martino V, chiese una grazia al Papa per farlo liberare. “Ma anche in questo caso le trame del destino del Cossa si intricarono perché dopo che Cosimo raccolse la cifra pattuita con il Papa Martino per la liberazione, ed inviò dei rappresentanti della famiglia Medici e del papato a Basilea, Baldassare temette di cadere nelle trame di una congiura per la sua morte e scappò nuovamente, rifugiandosi a Sarzana, dal doge di Venezia”, afferma il giornalista Prignano. Fuga che mise in dubbio la chiarezza intellettuale dello stesso Papa, il quale negò sempre qualsiasi coinvolgimento in questa falsa fuga di notizie.

In ogni modo, l’assoluzione del fuggitivo si verificò comunque, e anche in pompa magna, dal momento che il Cossa si recò presso Santa Maria Novella, luogo in cui Martino V, era in attesa della sua venuta e si sottomise al nuovo pontefice: “gli baciò la pantofola, le ginocchia e la bocca, rituale di sottomissione completa, raccontato da un cronista, il quale essendo talmente emozionato per aver visto la grande resa e aver avuto l’onore di sfiorare il mantello di un Papa che gli era sfilato davanti, descrisse minuziosamente l’evento nei suoi scritti”.

L’epilogo felice si ebbe qualche giorno dopo la grande resa, dal momento che Martino V decise di nominare cardinale l’ex Giovanni XIII, riabilitando del titolo pochi giorni prima della sua morte che avvenne il 27 dicembre del 1419. Morte che non certo passò in sordina, dal momento che l’ormai cardinale Cossa ebbe funerali solenni ed un sepolcro nel battistero di San Giovanni, proprio nella chiesa di Santa Maria Novella, scolpito dalle sapienti mani di Donatello e Michelozzo sui cui fu inciso «Ioannes quondam papa XXIII - Obiit Florentie Anno Domini MCCCCXVIIII XI Kalendas Ianuarii», alias «Giovanni XXIII, un tempo Papa, morì a Firenze nell'Anno del Signore 1419, 11 giorni prima delle calende di gennaio».

© Riproduzione riservata

Autore: Marina Francesca Altomare
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