Il suo curriculum sportivo è veramente impressionante; nessuno in Italia e forse nel mondo ha vinto quanto ha vinto lui: stiamo parlando del tecnico Gianni Massari, simbolo dell'hockey su pista e grande uomo di sport. Alcune delle sue vittorie come ad esempio, quella di campione del mondo da c.t. della nazionale italiana nel 1986 e nell'88, di campione europeo nel '90 e la conquista della medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Barcellona '92, il primo posto ottenuto ai World Games di Londra '85 e i 12 titoli europei conquistati nelle varie categorie, rappresentano solo una piccolissima parte delle sue imprese sportive. Ha allenato circa 1.900 atleti, di cui oltre 120 sono divenuti campioni olimpici, mondiali, europei e d'Italia. Tra i tanti riconoscimenti, ha ricevuto la “Medaglia d'oro al valore atletico” nel 1970, ha ottenuto “il Seminatore d'oro” dell'hockey pista nel '72 e la “Stella d'oro al merito sportivo” nel 2003. Oggi è presidente onorario del Giovinazzo e soprattutto del Matera, dove è tornato, dopo 14 anni d'inattività, anche se solo con il compito di formare giovani hockeisti. Un uomo tutto d'un pezzo Massari, fuori dalla pista persona amabile ma dentro il rettangolo di gioco, professionista senza eguali. Una volta ad esempio, quando era c.t. della nazionale italiana femminile, nell'ultima selezione delle 11 ragazze rimaste da portare all'europeo del '93 (potevano parteciparvi 10 atlete), scartò la figlia Alessia, ritenendo un'altra atleta più meritevole. Nessuno lo avrebbe fatto. A casa sua, custodisce preziosamente un manuale sull'hockey di 1600 pagine, interamente scritto da lui. I migliori allenatori italiani d'oggi, i vari Cupisti, Marzella, Mariotti, Bernardini, Paghi, Amato, Caricato, Colamaria, Crudeli eccetera, sono stati tutti suoi allievi e da molti in Italia e nel mondo, è considerato un vero e proprio guru della pista. Noi di “Quindici”, lo abbiamo avvicinato in esclusiva, per un'interessante intervista, in grado di farci conoscere meglio, le imprese ed i progetti, di uno degli sportivi più vincenti del panorama italiano e mondiale. Mister Massari, lei è un'icona dell'hockey su pista nazionale ed internazionale. Cosa l'ha spinta a tornare ad allenare in una piazza come Matera, dopo anni diciamo così, vissuti in maniera distaccata? «Un giorno mi chiamarono da Modena, per partecipare ad uno Stage estivo a Matese. Inizialmente rifiutati, ma quando mi dissero che molti bambini avevano il desiderio di conoscermi, cambiai idea. Come si può dire di no a dei bambini. Quasi contemporaneamente, fui contattato anche dal Matera per diventare presidente onorario. La società lucana, mi propose inoltre, di svolgere di tanto in tanto, un allenamento con i propri giovani hockeisti e decisi di accettare». Il Matera, ha perso giocatori del calibro di Persia, Santeramo e Trombetta. Sulla carta, si prospetta una stagione tutta in salita per i bianco-azzurri. Cosa ne pensa? «L'obiettivo primario è la salvezza; del resto con una squadra così giovane, non possiamo che ambire a rimanere in serie A2. Fra tre anni, inizieremo ad avere i primi risultati». La Coppa di Lega, ha riservato alla sua squadra, avversari del calibro di Correggio e Molfetta. Come sta preparando i suoi ragazzi, per affrontare tale competizione e qual è la sua favorita per il passaggio del turno? «Molfetta e Correggio sono le favorite per il passaggio del turno. Per il Matera invece, la Coppa di Lega, rappresenta un buon allenamento in vista dell'inizio del campionato». Analizzando la situazione delle due squadre pugliesi: dove possono arrivare quest'anno, il Giovinazzo di Marzella e il Molfetta di Vianna? «La squadra di Marzella, deve risolvere quanto prima, il problema della disponibilità del proprio palazzetto. La dispersione di energie in siti diversi da quello abituale, condiziona parecchio le prestazioni di una squadra. Il Molfetta invece, è insieme al Correggio una delle squadre più attrezzate della serie A2, quindi gli auguro la promozione diretta in A1». Lei è un molfettese “doc” oltre che uno dei fondatori dell'Hockey Club Molfetta. Come mai, è sempre stato un po' lontano, dalle vicende della squadra della sua città? «Non sono stato lontano, non sono mai stato contattato da nessun dirigente del Molfetta, tranne che all'epoca, dall'ex presidente Pasquale Panunzio. Tutto questo, nonostante abbia effettuato a Molfetta, sempre sotto la presidenza Panunzio, molti allenamenti con le nazionali italiane, facendo assistere alle sedute, diversi giovani promettenti ed apportando quindi, un notevole contributo tecnico ai giocatori della zona. Inoltre, ho tenuto diversi incontri nelle scuole primarie di Molfetta e Terlizzi, divulgando la cultura dello sport, della legalità e dell'hockey fra i giovani». Qual è stato il momento più bello della sua carriera d'allenatore e quello più brutto? «Il momento più bello, è stato vincere l'europeo juniores del 1977 a l'Aja in Olanda; impresa in cui l'Italia non era mai riuscita prima. Successivamente, ricordo con piacere, la vittoria della Coppa delle Coppe con il Giovinazzo (prima volta di una squadra italiana) e la conquista del primo titolo di campione del mondo con la nazionale italiana nel 1986 in Brasile. Quello più brutto invece, è stato sicuramente la mancata conquista della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 92. All'epoca, la mia nazionale, vinse il girone eliminatorio davanti all'Argentina (che poi vinse l'oro); poi purtroppo, due giorni di riposo successivi al trasferimento al villaggio olimpico, il non dormire per due giorni e due notti, condizionarono sicuramente il risultato con la Spagna, che era comodamente alloggiata in hotel». Da ex c.t. dell'Italia, come giudica la nazionale di mister Cupisti, che non sta certo brillando nelle sue ultime uscite? «Non mi permetterei mai di giudicare l'operato di altri; tanto più quello di Cupisti, che è un grande tecnico e soprattutto un grande uomo». In futuro, le piacerebbe ambire a cariche federali? «Non ho mai avuto intenzione di ricoprire cariche politiche all'interno della federazione che oltretutto, toglierebbero spazio alla mia professione ed attuale attività. Le affermazioni circolate sulla presunta mia ambizione di ricoprire cariche federali pertanto, sono state divulgate senza alcun fondamento e sono quindi, prive di ogni logica. E' bene, che tutti ne prendano buona nota di questo. Per quanto riguarda le cariche tecniche, non ho alcuna aspirazione, in quanto tutti gli obiettivi ed i traguardi che mi ero prefissato in passato, li ho raggiunti e riconfermati. Inoltre, mai potrei aspirare ad un ruolo tecnico occupato da una persona che, al di la di tutto, ritengo mio figlio (Cupisti) ».
Autore: Massimiliano Napoli