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Gaetano Salvemini, un intellettuale cosmopolita: il prof. Camurri per il 60 anni dalla morte dello storico antifascista di Molfetta
05 ottobre 2017

MOLFETTA - Mai come nel contesto storico in cui viviamo è più attuale parlare dell'aspetto di Gaetano Salvemini che forse è meno tenuto in considerazione: quello dell'intellettuale cosmopolita, che nel 1925 si ritrovò esule in America per via della sua battaglia antifascista.

Nella terza delle giornate celebrative in onore di Salvemini, spetta a Renato Camurri, docente di Storia dell' Europa dell'Università di Verona, introdotto da Gianvito Mastroleo, presidente della Fondazione di Vagno di  Conversano e dal prof. Giovanni Pappagallo, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico ‘A. Einstein’ di Molfetta, nella Sala Finocchiaro, approfondire l'esperienza estera del grande storico e smentire la concezione stereotipata che si ha dell'esule novecentesco. Si pensi ad Einstein, per esempio: un eroe in fuga; ma non è questo il caso di Salvemini che con l'esilio, premeditato, come testimonia una lettera indirizzata a Gino Speranza risalente al 4 novembre 1922, fece un salto nel buio, ma anche un salto di qualità. Allontanandosi dal territorio italiano, egli ebbe modo di comprendere le vicende politiche del tempo con lo sguardo esterno di chi, però, ha il cuore alla sua terra: non è forse il suo guardare l'Italia da un'altra prospettiva ad averlo reso un grande storico? 

D'altronde Salvemini, come spiega il prof. Camurri, ha scelto il suo destino. È vero che l'esilio è stato la conseguenza delle sue lotte politiche non clandestine contro il fascismo e della sua adesione alla campagna “Non mollare” che gli causò il processo, ma è anche vero che gli Stati Uniti li ha scelti, perché ha lasciato che Speranza lo aiutasse ad integrarsi. Integrarsi in un mondo che lo ha messo in difficoltà ma che sicuramente lo ha aiutato a crescere.

Lo storico, che non conosceva la lingua inglese, oltre ad adattarsi alle abitudini del posto e a darsi da fare per la sopravvivenza, imparò la lingua e riuscì presto a distinguersi per la sua curiosità. E per chi talento ne aveva da vendere non fu difficile mantenersi: tra le cattedre offertegli, che lo portarono ad insegnare ad Harvard e a Yale, dove fu molto amato, e le proposte come quella ricevuta nel ‘26 che consisteva in conferenze itineranti negli USA, Gaetano Salvemini non solo riuscì ad ampliare il proprio orizzonte culturale, ma riuscì anche ad tessere una fitta rete di rapporti con intellettuali in vista che rappresentarono per lo storico grandi punti di riferimento.

La sua peculiarità? Come ricorda il prof. Camurri, la sua esperienza da giornalista presso varie testate estere, che lo resero più famoso ma soprattutto più consapevole nello scrivere. Scrivere, scrivere, scrivere. Gaetano Salvemini scriveva soprattutto lettere, scriveva tanto: ecco cosa manca ai giovani di oggi.

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