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Gaetano Mongelli parla della collezione Piepoli-Spadavecchia su Corrado Giaquinto all'Università popola di Molfetta
24 novembre 2014
MOLFETTA
– «
L’opere adunque di questo autore essendo venute in gran stima sono sparse per tutta Europa, con maraviglia di tutti gli intendenti dell’arte
». Cogliendo il successo su scala europea che l’artista pugliese riscosse, con queste parole il biografo dei pittori dell’Italia Meridionale,
Bernardo de Dominici
, elogiava l’ingegno artistico di
Corrado Giaquinto
. Vanto e fiore all’occhiello per la città di Molfetta e non solo, in suo onore è stato organizzato presso l’UPM (Università popolare molfettese) un incontro di approfondimento circa le nuove indagini relative alla mostra intitolata “
Corrado Giaquinto. Inediti dalla collezione Piepoli-Spadavecchia
”, predisposta dal Museo Diocesano e dalla cooperativa FeArT e curata dal prof.
Gaetano Mongelli
, relatore del convegno e docente di Educazione all’immagine dell’Università degli Studi di Bari. Si tratta di un prezioso lascito donato lo scorso 13 dicembre dalla signora
Virginia Piepoli
, erede e consorte del prof. Spadavecchia. La collezione comprende 188 disegni su carta (diversi tra loro per datazioni, misure e tecniche), 6 incisioni ad acquaforte e puntasecca (realizzati tra il XVII e il XVIII secolo), 3 dipinti ad olio (di cui uno su olio e due su cartone) e un dipinto col
Cristo porta croce
riconducibile alla «Scuola Romana» degli inizi del XVII secolo. Inoltre gli eleganti ambienti della Biblioteca Monumentale e della Pinacoteca del Museo, ospitano anche le produzioni artistiche di altri autori, capolavori riconducibili sempre alla collezione Piepoli-Spadavecchia.
Dunque ci sono 6 opere di
Giulio Cozzoli
: quattro disegni (uno a matita e tre a sanguigna e lapis grigio), un mezzo
Busto di Gioacchino Rossini
in gesso firmato e datato 1905 e un tondo in bronzo raffigurante
La Madonna dell’uva
; un
Busto muliebre
in terracotta di
Filippo Cifariello
, eseguito sul finire dell’Ottocento; una lettera autografata da
Gioacchino Rossini
del 2 settembre 1851, periodo in cui il noto musicista e compositore era a Firenze; due dipinti su tela di
Liborio Romano
e uno raffigurante
Vincenzo Bellini
.
È facile quindi intuire come questa inestimabile donazione offra un patrimonio documentario di assoluta importanza per condurre indagini circa il percorso di evoluzione artistica di
Corrado Giaquinto
e comprenderne il ruolo nel panorama della cultura del Settecento. Di fatti, il corpus disegnativo costituisce materiale di studio e di ricerca a livello nazionale ed europeo sulla figura dell’artista molfettese poiché la sua non è mai stata una voce isolata ma ha fatto sì che la sua eco si diffondesse anche in molti luoghi del Vecchio Continente. Tra disegni, bozzetti, studi preparatori e dipinti, il prof. Mongelli ha offerto ai presenti una vera e propria
lectio magistralis
che non ha solo ha consentito di ripercorrere l’evoluzione stilistica e pittorica del Giaquinto ma anche di sviluppare parallelismi con altri autori, cogliendone similitudini e differenze.
Un ulteriore risultato cui ha portato lo studio condotto su don Corrado (come piace definirlo al prof. Mongelli) è il quaderno scientifico dal titolo “Pensieri in libertà sulla raccolta Piepoli – Spadavecchia: conferme e nuove ipotesi di lavoro”, la cui pubblicazione è stata realizzata grazie al lavoro del professore e al supporto della Coop. FeArT e dell’Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze di Molfetta che attraverso un generoso contributo ne ha permesso la stampa. Il ricavato delle vendite servirà a sostenere l’iniziativa “Adotta un’opera d’arte”, progetto diocesano che in questi anni ha consentito il recupero di numerose opere eccellenti e che si propone l’obiettivo di raccogliere ulteriori fondi da poter destinare ad alcuni disegni della prestigiosa collezione che necessitano di un restauro.
È bene preservare l’arte dalle barbarie del tempo che incombe e le incalza perché solo l’arte può offrire, come sosteneva Newton, «
il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare e il gusto di catturare
».
© Riproduzione riservata
Autore:
Angelica Vecchio
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