Nell’ottobre 1896 – come riferisce lo stesso Carabellese (1873-1909) dal Liceo di Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia), dove allora insegnava –, il Ministro della Pubblica Istruzione Emanuele Gianturco, come a voler “dare effetto” a ciò che era “voto e pensiero ancor di pochi” in Italia, emanò una circolare rivolta in particolar modo agli insegnanti di Storia degli istituti classici “affinché volessero adoperarsi” a dare poche ma buone nozioni di Storia dell’Arte ai giovani prima di uscire dalla scuola secondaria, in modo da “dischiudere le loro menti all’orizzonte tutto ruro e sereno della sola vera e bella gloria del popolo italico” (v. “Il Puffino dell’ Adriatico”, n. 1, 3 gennaio 1897, p.2). Carabellese, che nei primi mesi di quell’anno aveva confidato al suo maestro all’Istituto Superiore di Firenze Pasquale Villari, Ministro della P.I. prima del Gianturco, che “una peculiarità” del suo insegnamento (allora nella terza liceo dell’Istituto pareggiato di Bitonto) era “l’importanza che ho data - egli scrive - alla storia dell’Arte nelle mie lezioni” (F. Carabellese, Il mio primo anno d’insegnamento, Bitonto 1896, p .3), fu tra coloro che senz’altro si auguravano l’introduzione dell’insegnamento della Storia dell’Arte nelle scuole secondarie. Perciò si diede a comporre un primo manualetto sull’argomento e ne accennò la questione sul “Puffino dell’Adriatico” che iniziò a pubblicarsi a Molfetta nel gennaio 1897, sotto la direzione del ventenne studente Giovanni Pansini (sul quale v. in Quindici di gennaio 2006, Marco I. de Santis, Pascoli e “Il Puffino dell’Adriatico” di Molfetta), da lui già conosciuto l’anno prima. In quel tempo, infatti, il Pansini si era dedicato a raccogliere, ricopiare e commentare “quel che mi pareva - egli scrive - fosse sfuggito” al Villari nella pubblicazione da lui curata (1863) delle Memorie e scritti di Luigi La Vista (v. G. Pansini, L. La Vista e i suoi scritti inediti, in Corriere delle Puglie, 15 maggio 1915). Nella corrispondenza epistolare che ci fu con il Maestro, “io – scrive successivamente il Pansini – avevo promesso al Villari di non dare alle stampe tutte le poesie di La Vista. Non contento delle mie assicurazioni l’illustre maestro volle che io fossi tenuto d’occhio perché con i miei diciott’anni e quelle settanta composizioni nel cassetto avrei potuto fare delle mattezze, e di ciò dette incarico al suo valoroso discepolo il mio concittadino Francesco Carabellese. Io non dispiacqui al Villari e a Carabellese, e mi attenni alle prescrizioni del Maestro”(G. Pansini, Un discepolo del De Sanctis, Vallecchi Editore, Firenze 1930, p. 43). Perciò, quando egli diede vita al suo quindicinale di letteratura, arte e scienza, invitò a collaborare il già noto concittadino insegnante a Monteleone, che inviò lo scritto Arte e Storia (pubblicato nel cit. n. 1 del “Puffino”, pp. 2-4). A questo seguì subito l’invito (nel n. 2 del 24 gennaio), a mandare “altri suoi scritti” (Piccola posta, p. 7), che però Carabellese soddisfece solo quando apparve la recensione del suo libro. Brevi ed elementari nozioni di Storia dell’Arte ad uso delle scuole secondarie (pubblicato – egli dice – dal “coraggioso” V. Vecchi, Trani 1897), sul n. 15 del “Puffino” dell’8 agosto (“Storia dell’Arte” di F. Carabellese pp. 5-6). Autore della recensione, come di alcune altre pubblicate sullo stesso quindicinale, fu E. Martinelli, non altrimenti conosciuto, il quale, nel suo scritto, evidenziò come “sin dal titolo del libro si scorgeva a chiare note” la questione della quale il Carabellese aveva già parlato nell’articolo comparso sul “Puffino” e svolta nella Prefazione del libro: l’introduzione, cioè, dell’insegnamento della Storia dell’arte nelle scuole secondarie. Questa tesi egli scrive inoltre era «di grande importanza e degna di essere presa non in semplice considerazione» dagli amanti del “rifiorimento della vita superorganica della nostra gioventù” e del “ripristinamento” della fama che il popolo italiano ha saputo nei secoli meritarsi “ma di essere studiata accuratamente e profondamente come suol farsi di quelle cose che per la loro importanza domandano una imminente risoluzione”. Perciò, la raccomandazione che fa l’A., nella Prefazione, ai suoi colleghi, affinché vogliano interessarsi di tal genere di studi “e una preghiera – dice il Martinelli –, un solenne avviso a coloro che ad ogni mutar di eventi politici, si installano alla Minerva; è lo scuoprimento di una piaga vergognosa che il bravo giovane fa sotto gli occhi dei Dormienti; e la piaga è l’affievolimento del sentimento e quindi dell’amore dell’arte nella presente generazione e in quelle che man mano vengono su. A questo male il Carabellese unitamente ad altri bravi giovani si propone porre rimedio, coll’introdurre appunto nel novero delle materie da studiarsi nelle scuole secondarie anche la storia dell’arte” (p. 5). A questa lode del suo libro, il Carabellese rispose con una lettera aperta Al Sig. E. Martinelli, pubblicata sotto il titolo Per la “Storia dell’Arte” nel “Puffino” n. 16 del 22 agosto (pp. 4-5). In essa, scritta il 16 da Venezia, dove era in visita alla Esposizione internazionale d’Arte, Francesco Carabellese ringrazia il recensore “dell’occasione presa dal suo libro per dire molte cose buone e giuste intorno alla odierna cultura dei giovani - egli scrive - che vengono su dalle scuole secondarie ed allo scadimento del gusto e senso artistico” (p. 4). Nella Prefazione del suo scritto infatti il Carabellese dice chiaramente che nelle nostre scuole secondarie, classiche o tecniche, un insegnamento di Storia dell’Arte se esisteva “nell’idea di qualche insegnante”, nella realtà dei fatti non esisteva per niente. “E’ purtroppo vero – egli scrive inoltre – che in Italia, la terra classica dell’arte non vi è insegnamento di Storia dell’Arte, e che in genere la classe colta del popolo italiano è ignorantissima apprezzatrice, se non disprezzatrice, dei grandi monumenti e capolavori d’arte in mezzo ai quali vive. Nelle università ed istituti superiori di tutto il regno non vi ha insegnamento ufficiale di Storia dell’Arte, e neppure libera docenza, tranne quella di Adolfo Venturi a Roma. Ed è una vergogna che, non solo negli altri, ma anche nell’Istituto Superiore di Firenze, città vivaio di grandi artisti in tutti i secoli, manchi un tale insegnamento. Se si persiste a non aprire nelle università d’Italia cattedra di Storia dell’Arte forse anche perchè non vi è un numero ragguardevole d’illustri cultori di questa disciplina, e dall’altra parte si ritiene, non da me, ma da uomini insigni per dottrina ed esperienza, compresi i Ministri che da un certo tempo si sono succeduti alla Minerva, dal Villari fino a Gianturco, si ritiene indispensabile s’erudiscano i giovani nelle nozioni almeno più elementari di Storia dell’Arte, date modo ai futuri insegnanti di poterlo fare”. E suggerisce di servirsi in questo insegnamento come faceva lui e “siccome usano anche altri, di album fotografici artistici, e lì a voce, mediante la visione indiretta de’ monumenti, mi adopero – egli scrive – a spiegare brevemente il valore reale dell’opera d’arte, ed il contributo nuovo, arrecato al patrimonio già acquistato, dalla nuova scuola e dal suo grande artista”. Del suo manualetto scrisse al Carabellese – come egli stesso riferisce nella lettera aperta al Martinelli – Vittorio Cian da Torino (professore all’università), e se ne occupò anche il Prof. Rodolfo Renier della Università di Torino nell’ultimo fascicolo del Giornale storico della Letteratura italiana (p. 525-26), come riportato nel “Puffino” del 31 ottobre sotto il titolo Ai Professori del nostro Liceo (p. 4). Nell’annunciare con soddisfazione l’opera del Carabellese, che “fu idea felicissima, provocata dal favore che gli ultimi e più illuminati nostri ministri dell’istruzione dimostrarono per l’estendersi progressivo della cultura artistica nelle scuole nostre”, il Renier diceva che il libro, “ben ordinato, chiaro, informato ai risultamenti più sicuri e recenti della critica, sobrio e cauto nel dare le notizie non immuni da controversia, sarà certo adottato con profitto nei nostri licei, ove servirà di utile complemento ai corsi di storia civile e di storia letteraria”. Anche la Redazione del Puffino, a conclusione della recensione del Renier, si fece “un dovere raccomandare il bellissimo libro del Carabellese ai professori del nostro liceo, perchè lo adottino nelle scuole, mostrando in tal modo all’Italia che qui si sanno prendere le iniziative, quando sono rette da criteri giusti e santi”. Non è dato sapere l’esito di questa raccomandazione nel Liceo cittadino (allora nel Seminario vescovile, nella cui Biblioteca si conserva solo una copia del libro di Carabellese, proveniente dal vescovo Salvucci, mentre nella Biblioteca odierna del liceo essa manca del tutto), il cui Preside Giovanni Panunzio e i professori Paolo Bartoli, Sebastiano Porcelli, Giuseppe De Luca, Corrado Salvemini, che furono insegnanti allo stesso Carabellese, come anche a Gaetano Salvemini, nelle scuole classico e terminate nel 1891 (v. G. Salvemini e le scuole del Seminario tra il 1381 e il 1891, in”Luce e vita documentazione”, 2007/1), figuravano tra i “benemeriti ed incoraggiatori” del quindicinale (v. elenco sul n. 2). Certo e – come scrive lo stesso Carabellese nell’Avvertenza alla seconda edizione delle sue Nozioni di Storia dell’Arte (Trani, Vecchi, 1901) – che qualche anno dopo “scese dall’alto una parola di lode per quegli insegnanti, i quali di loro spontanea volontà si erano occupati di insegnare la storia dell’arte nelle scuole, e d’incoraggiamento ed esortazione a progredire”. Perciò egli aveva provveduto a ripubblicare il suo manualetto, ampliato “con i benevoli appunti e le critiche fattemi giustamente – scrive – dal Cian nel Giornale storico e da Carlo Merkel (professore all’università di Pavia) nella Cultura!”.
Autore: Pasquale Minervini