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Europee, un voto importante. Le opinioni del candidato molfettese e dei partiti politici
15 maggio 2014

Sono 28 i Paesi europei che tra il 22 e il 25 maggio si recheranno alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. Questo esercita parte del potere legislativo, provvedendo ad alcune regole che devono essere poi recepite nei singoli ordinamenti nazionali ed è tuttora l’unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai cittadini. Per la prima volta nella storia, gli elettori avranno la possibilità di eleggere anche il futuro Presidente della commissione europea. In linea teorica perché in verità non è stabilito per legge. Secondo il Trattato di Lisbona, il Parlamento Europeo eleggerà il Presidente della Commissione Europea (capo dell’esecutivo) sulla base di una proposta fatta dal Consiglio europeo, “prendendo in considerazione le elezioni europee”. In Italia si voterà nella giornata di domenica 25 maggio. Tra le centinaia di candidati che tenteranno di conquistare uno dei 73 scranni europei riservati all’Italia, c’è anche un molfettese: è Gano Cataldo, 33 anni, commercialista, una passione per la politica, e una militanza a sinistra che lo ha portato a diventare segretario regionale di Sel (Sinistra ecologia e Libertà). In città ha incassato un endorsement pesante, quello del sindaco Paola Natalicchio che ne ha elogiato pubblicamente capacità, valori e impegno. Cataldo corre per la lista Tsipras, la lista elettorale che riunisce intellettuali, movimenti e partiti politici che candeggiano la candidatura alla presidenza della Commissione Europea, di Alexis Tsipras, l’ormai indiscusso leader della sinistra greca simbolo della lotta contro l’establishment finanziario europeo. La lista Tsipras propugna un nuovo piano Marshall per i paesi dell’Europa del Sud, la fine dell’austerity e nuove politiche, per risollevare l’occupazione e per la tutela dell’ambiente. Anche Rifondazione Comunista appoggia il progetto e a Molfetta punta su Eleonora Forenza, 38 anni, barese ricercatrice in Storia del pensiero politico con una specializzazione nel pensiero gramsciano. Pugliesi sono anche Stefano Minerva (di Gallipoli) e Elena Gentile (di Cerignola) entrambi candidati con il Partito Democratico. Il primo è il responsabile nazionale dei Giovani Democratici ed è stato inserito nelle liste a furor di popolo, dopo una lunga pressione della rete, mentre la seconda è un volto ormai noto della politica regionale: lunga militanza nel Pci, sindaco di Cerignola tra il ‘91 e il ‘92 e attuale assessore regionale al welfare. Per il Partito Democratico le elezioni europee avranno un significato particolare: sono senza dubbio il primo serio test politico per il suo nuovo segretario Matteo Renzi. Una vittoria o una sconfitta potranno avere ripercussioni assai rilevanti sugli equilibri politici nazionali. Equilibri che saranno inevitabilmente legati anche al risultato del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. I sondaggi attribuiscono al movimento fondato dal comico genovese, il 25% dei consensi e in caso di successo il portavoce del M5s potrebbe chiedere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di affidare al movimento l’incarico di formare un nuovo esecutivo. Nuove politiche per l’immigrazione, referendum sull’euro, reddito di cittadinanza, taglio degli sprechi e trasparenza, il M5s presenta, tra i pugliesi candidati Alfredo Ronzino, 46 anni, impiegato di Nardò. Per comprendere meglio come Molfetta sii prepara all’appuntamento elettorale abbiamo posto degli interrogativi chiari ai vari leader cittadini (compreso l’unico candidato molfettese Gano Cataldo): che significato hanno queste elezioni? Quale sarà la partecipazione? Sarà un referendum pro o contro l’euro? È la moneta unica la responsabile di tutti i mali che derivano dalla crisi economica? Molfetta può guardare all’Europa per risolvere alcuni suoi problemi? Avevamo invitato anche l’ Ncd (il nuovo Centrodestra di Angelino Alfano) per voce del suo capogruppo in consiglio comunale Luigi Roselli che però ha lasciato cadere nel vuoto la nostra richiesta. Lasciamo ogni commento su tale comportamento ai nostri lettori. GANO CATALDO – CANDIDATO ALL’EUROPARLAMENTO PER LA LISTA TSIPRAS 1. Credo che l’Europa sia in grado di invertire la rotta e io mi candido per essere protagonista, insieme a tante e tanti, di questo cambiamento. L’Europa in questi anni è stata solo austerità, parametri economici ed euro. Invece c’è bisogno di un’Europa sociale, che garantisca lavoro e reddito, che consenta di far circolare non solo le merci e i capitali ma soprattutto le persone. L’Europa è stata per noi pugliesi una grande opportunità perché con i fondi strutturali spesi bene in questa regione abbiamo finanziato le borse di studio, il progetto diritti a scuola per i docenti espulsi dalla riforma Gelmini, abbiamo finanziato opere piccole ma importanti in campo energetico e nelle infrastrutture, soprattutto per il trasporto pubblico. 2. Innanzitutto una nuova politica industriale basata sull’innovazione tecnologica ed ecologica, che abbia al centro la sostenibilità ambientale, la piena valorizzazione dei beni comuni, l’innovazione di processo e di prodotto, le energie rinnovabili. E poi nuove leggi sul lavoro per contrastare la precarietà, per garantire diritti e tutele a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici. Immagino un Piano green per il lavoro che crea buona e stabile occupazione. In quest’ottica i motori di sviluppo sono l’investimento in ricerca, scuola e formazione, le politiche di welfare e di cittadinanza, il reddito minimo su scala continentale. 3. Assolutamente no. Considero la soluzione dell’uscita dall’euro una pura illusione. Perché per limitare repentine fluttuazioni del cambio e per evitare fughe di capitali, bisognerebbe poi inseguire comunque le politiche delle aree dell’euro e del dollaro. Reintrodurre la lira significherebbe imporre la conversione dei risparmi degli italiani nella nuova moneta, destinata a perdere di valore nei confronti dell’euro. Subiremmo una svalutazione dei risparmi e un aumento del valore dei debiti verso l’estero, ci ritroveremmo con imprese e famiglie di fronte al rischio di insolvenza, con effetti a catena sul resto del sistema economico. L’Altra Europa con Tsipras propone una riforma della Banca Europea: le unioni monetarie hanno bisogno di una banca centrale che presti denaro non solo alle banche ma anche agli stati-membri, e fornisca prestiti a basso interesse solo alle banche che accettano di fare credito sempre con bassi interessi alle piccole e medie imprese. 4. Molfetta ha tutte le carte, per storia e per cultura, per guardare all’Europa. La nostra città è piattaforma strategica nel Mare Mediterraneo. Può assumere un ruolo guida nella politica trasportistica, in un Paese che dovrebbe scegliere il rilancio del trasporto pubblico, dell’intermodalità, della sostenibilità, piuttosto che decidere di rimuovere un’idea di politica industriale: che fine farà l’acciaio? E la chimica? E l’automobile dopo la fine di alcune favole di successo? Che facciamo delle nostre specializzazioni produttive? Che investimenti sulla rete e la connettività? A tutte queste risposte credo che da questo territorio possa arrivare una risposta netta. L’Agricoltura, a incominciare dalla Puglia, e con risultati lusinghieri anche qui, è diventata da residuato bellico un terreno di innovazione, sperimentazione e qualità. Continuiamo su questo solco virtuoso. GIANNI PORTA – RIFONDAZIONE COMUNISTA, LISTA TSIPRAS 1. L’opinione pubblica sembra aver perso fiducia nelle istituzioni perché le assemblee elettive e i loro rappresentanti non hanno potere rispetto ai governi e ai presidenti, a maggior ragione questo vale per l’Europa che vede organi come la Commissione europea, la Banca centrale europea, il Consiglio d’Europa i cui membri non sono eletti né devono dare conto ai rappresentanti del popolo eletti in Parlamento. E quando non si viene eletti si finisce per rispondere agli interessi di chi ti nomina: banche, assicurazioni, grandi multinazionali. La crisi è solo un sintomo che va trattato senza dimenticare di curare la malattia, ossia un processo di iniqua distribuzione di ricchezze che ha avvantaggiato pochissimi e impoverito molti. Un’inversione di tendenza si può dare, con scelte politiche chiare su più fronti: tornare al ruolo centrale dello stato sociale; applicare una tassazione più equa; coordinare le politiche europee di tassazione; riportare al centro degli investimenti pubblici l’istruzione, la sanità, l’accesso alle risorse culturali e naturali, ai beni collettivi, e gli ammortizzatori sociali. Sono scelte politiche libere dai cappi dei poteri finanziari e che potrebbero portare a una rinnovata fiducia nelle istituzioni. Per questo rimettere in discussione le istituzioni europee è fondamentale: più poteri al Parlamento ed elezione di tutti gli organismi affinché sia il popolo sovrano attraverso i suoi rappresentanti a decidere e non i burocrati legati a doppio filo con i poteri finanziari ed economici. 2. Senza la revisione delle regole della Banca centrale europea, del patto di stabilità, dei dogmi del pareggio di bilancio e dell’astensione dall’intervento pubblico in economia nessuno dei tre problemi – crisi economica, precarietà, disoccupazione – può risolversi. Questa Europa della finanza è stata costruita negli anni in cui in tanti, dal centrodestra al centrosinistra, chiedevano, pretendevano, ordinavano che la politica restasse fuori dall’economia. Oggi che la realtà presenta il conto di questo disastro è necessario che la Banca centrale europea torni a essere una banca prestatrice di ultima istanza per evitare che gli Stati si finanzino sul mercato offrendosi agli strozzini delle grandi banche private. È necessario che si rompano le catene del patto di stabilità, del pareggio di bilancio – votato in Italia da centrodestra e centrosinistra – e del Fiscal Compact che costringerebbe l’Italia a pagare 40 miliardi nei prossimi 20 anni per rientrare in assurdi, quanto inutili, parametri di contenimento del deficit e del debito. La storia ci ha insegnato che senza intervento pubblico, ricorrendo a investimenti pubblici e redistribuendo la ricchezza (a cominciare dall’introduzione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze), non è possibile uscire dalla crisi di sistema. Abbiamo tutte le conoscenze e le possibilità scientifiche, tecniche per vivere in una società più giusta, ma senza mettere nell’angolo i poteri economici privati è impossibile uscire dalla disoccupazione. 3. La moneta unica è il simbolo dell’Europa costruita in questi anni, sbilanciata e divergente al suo interno perché senza una fiscalità comune, senza leggi a tutela del lavoro e dei diritti, senza un livello retributivo minimo e senza una capacità di avere una voce unica nello scenario internazionale. Discutere semplicisticamente di “Euro sì, euro no” è inutile se non si rivoluzionano i poteri e i dogmi neoliberisti con cui l’Unione europea è stata costruita. Certo se l’impianto dell’Europa rimane quello attuale, e se si continua con politiche di austerità, l’euro sarà destinato a disintegrarsi perché prim’ancora si disintegrerà l’Unione europea. L’Europa è soprattutto un mercato in cui a vincere la competizione sono stati grandi potentati economici dell’area tedesca a scapito dei paesi mediterranei, accontentatisi dell’iniziale introduzione di una moneta forte come l’euro in grado di sostenere le speculazioni finanziarie e le bolle immobiliari (casi della Grecia, della Spagna, del Portogallo e anche dell’Italia), e dei nuovi stati membri dell’Europa centrale e orientale, danneggiando le loro economie produttive e rendendoli dipendenti dagli aiuti finanziari del Fondo Monetario Internazionale e anche dai vecchi Stati membri dell’UE. Questo danno nel frattempo ha arricchito la Germania che oggi detta le regole del gioco. Senza rimettere in discussione questo primato politico ed economico non ci può essere una vera Europa ma solo una Germania “europea”. Per questo l’unica proposta politica coerente con le posizioni critiche di questi anni rispetto a come si costruiva l’Europa è quella della lista L’Altra Europa con Tzipras che propone a presidente della Commissione Europea il leader della sinistra radicale greca, avversaria del centrodestra e del centrosinistra, che chiede la revisione di tutti i Trattati e le regole di funzionamento dell’Unione europea in chiave antiliberista. 4. Molfetta può guardare all’Europa a condizione di dismettere quello sterile discorso di competizione nel mercato europeo basato sulla promozione delle bellezze naturali, del turismo, dei beni culturali. In questi anni, mentre ci si rifugiava in queste consolazioni, l’Europa parlava sempre più la lingua dell’Atlantico. È necessario, invece, inserire le proprie risorse materiali, culturali, naturali in un’alleanza mediterranea di scambio e cooperazione che federi la sponda nord (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e in senso più largo con i Balcani) con quella del sud (paesi arabi e africani). Solo questa alleanza strategica può imporre alla Germania l’idea di un’Europa che oltre al Nord viva anche dell’asse mediterraneo. Per realizzare questo riscatto serve scegliere rappresentanti e appoggiare forze politiche, come Rifondazione Comunista che fa parte della lista L’Altra Europa con Tzipras con la sua candidata in Puglia, Eleonora Forenza, che in questi anni non hanno svenduto le ragioni del meridione e del Mediterraneo agli interessi e alle illusioni di Bruxelles. NILDE SALVEMINI, PORTAVOCE MOVIMENTO 5 STELLE 1. Il partito dell’astensione è spesso stato il primo partito in Italia, questa non è certo una novità, ed è più che giusto che la gente non si fidi più di questa classe politica, visto che i partiti sono i principali responsabili di questo disastroso stato di cose. La risposta del Movimento 5 Stelle è nello slogan: In Europa per l’Italia. Il M5S non presenta veline, soubrettes, candidati di facciata o vecchie cariatidi della politica cui trovare un posticino tranquillo a Bruxelles, ma giovani cittadini pronti a proporre un cambiamento vero in Europa. Questa Europa non è in grado di intervenire efficacemente, il sistema è in mano alle banche e, finchè proseguirà questo stato di vessazione dei Paesi più deboli a vantaggio di quelli più forti, la situazione non potrà che peggiorare ulteriormente. 2. Il fiscal compact è come un nodo scorsoio pronto a strangolare definitivamente il nostro sistema economico e produrrà ancora più poveri, per cui la sua abolizione è la prima cosa da fare. Riteniamo inoltre che sia da rimettere in discussione la nostra situazione debitoria, dato che essa è stata in buona parte determinata dall’influenza delle banche e delle lobbies finanziarie internazionali. I governi di questi anni, imposti da Bruxelles e obbedienti a queste logiche, hanno favorito questo stato di cose. Questa UE non è in grado di prendere misure idonee, dobbiamo farlo noi riacquistando, per prima cosa, la nostra sovranità su talune decisioni. 3. Nel costruire l’Europa unita si è forse cominciato dall’ultima cosa: la moneta unica. Prima di tutto doveva realizzarsi una unità politica, economica e sociale, forse si è ritenuto erroneamente che l’euro avrebbe realizzato l’unione dei popoli. Non è semplice rispondere compiutamente a questa domanda, gli stessi economisti hanno pareri discordi su questo punto. Di certo l’introduzione della moneta unica, forse sarebbe meglio dire la sua gestione, ha determinato la perdita della nostra sovranità monetaria e questo potrebbe aver contribuito a peggiorare la situazione, in quanto tutte le decisioni in materia sono state concentrate nelle mani di pochi e sottratte al nostro controllo. 4. Sarebbe facile cedere alla tentazione di rispondere di sì e di parlare di Molfetta come di una città europea, ma sarebbe solo qualunquismo e demagogia. Purtroppo le cose non stanno così, le Amministrazioni di qualsiasi colore hanno sempre dimostrato scarsissima attenzione ai problemi dei settori produttivi della nostra città, preferendo impegnare il proprio tempo guardando in altre direzioni, come la costruzione di un porto inutilmente costoso e dannoso ovvero una cementificazione sempre più selvaggia. Da ormai troppi anni i settori della pesca, del commercio, dell’agricoltura, dell’imprenditoria attendono Amministratori che si occupino non dei propri affari privati, ma dei problemi di questi comparti. Senza questa condizione necessaria, Molfetta non sarà mai una città in grado di guardare all’Europa. GIULIO CALVANI, SEGRETARIO CITTADINO DEL PARTITO DEMOCRATICO MOLFETTA 1. La nuova architettura istituzionale attribuisce alla dimensione europea un’importanza decisiva che incide in maniera molto rilevante sulle scelte e sulle politiche a livello nazionale. Rinunciare, quindi, alla possibilità di esprimere, con il proprio voto, quale idea di Europa si intende sostenere, significa di fatto astenersi dal contribuire a decidere su quale sarà il Paese in cui vivremo tutti noi e i nostri figli per i prossimi anni. Tra l’altro alle elezioni del prossimo 25 maggio si potrà sostanzialmente votare, per la prima volta, sul Presidente della Commissione Europea e, quindi, sul modello di Unione Europea che ciascuno dei candidati sostanzialmente esprime. E’ evidente che le politiche improntate alla sola austerità, volute in questi anni dal fronte conservatore che ha governato l’Europa, hanno danneggiato le nostre economie, salvaguardando, in un momento di grave crisi, più gli interessi delle banche e dei mercati finanziari che quelli dei contribuenti e dei cittadini europei che, anzi, hanno pagato il prezzo più alto. E’ necessario cambiare rotta, dal momento che la ricetta delle destre fatta di tagli indiscriminati alla spesa e cieca austerità ha determinato una disoccupazione crescente, una drammatica stagnazione economica e lo smantellamento dello stato sociale. Su tutto questo è necessario intervenire, per iniziare finalmente a costruire un’Europa forte, socialmente equa e democratica che sappia tornare a creare posti di lavoro e a sviluppare un’economia produttiva, ma, soprattutto, capace di far sentire cittadino europeo, parte di una grande comunità. 2. La grande sfida che ha l’Europa dinnanzi a sé è proprio quella relativa alla lotta alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro. I dati statistici su questo fronte sono davvero preoccupanti, con la disoccupazione giovanile che, in Italia, arriva a toccare anche il 43%. E’ necessario, quindi, che anche l’Europa (come sta avvenendo in Italia, grazie alla meritoria azione del governo Renzi) inizi a cambiare verso. Il fronte occupazionale deve essere al centro dell’azione della Commissione Europea e del prossimo Parlamento Europeo, per dare risposte concrete alle giovani generazioni di oggi e di domani. Proprio in questi giorni sta partendo anche in Italia l’iniziativa “Garanzia giovani”, fortemente sostenuta dal Partito Democratico e dal Partito Socialista Europeo, per iniziare ad affrontare la catastrofe della disoccupazione giovanile. In Puglia si mobiliteranno risorse pari a 120 milioni di euro e riteniamo che questa sia una grande occasione che non possa andare dispersa. Ovviamente va fatto di più e meglio, investendo maggiori risorse, soprattutto nel campo delle start up e dell’innovatività nelle imprese, aiutandole a creare occupazione anche pensando a modernizzare il mercato del lavoro. Ma occorre anche investire sulla green economy che può creare nei prossimi anni fino a 2 milioni di posti di lavoro in tutta Europa. C’è tanto da fare per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, e la parola d’ordine non può che essere una: innovazione nelle politiche e nelle soluzioni. 3. Assolutamente no, lo dico con la massima fermezza. Chi ipotizza una fuoriuscita dall’euro e un ritorno alla lira, non immagina neanche quali conseguenze nefaste si determinerebbero con un immediato aumento a doppia cifra dell’inflazione, un crollo del potere d’acquisto dei salari, un’esplosione dei costi energetici per le imprese (che ovviamente verrebbe scaricato sui prezzi al dettaglio), un innalzamento dello spread con conseguente aumento degli interessi da pagare sul debito pubblico. Una catastrofe. Questo non significa, ovviamente, che la politica finanziaria e monetaria dell’Europa vada bene così. E’ necessaria una riforma complessiva della Banca Centrale Europea e un investimento politico forte sugli Eurobond. Così come il Patto di Stabilità non può continuare ad essere un gioco che strozza gli investimenti. Anche su questo, occorre cambiare verso. 4. Molfetta deve tornare ad avere un respiro europeo, deve uscire dall’isolazionismo autarchico cui è stata condannata dal 2001, con l’avvento della destra al governo della città. Finalmente oggi si è aperta una fase nuova. Per intercettare le grandi opportunità che la nuova programmazione europea metterà a disposizione dei territori, soprattutto nelle regioni meridionali, è necessario dotarsi di un “parco progetti” nei più diversi ambiti per consentire un rilancio vero della nostra città, utilizzando le risorse che si libereranno nei prossimi anni. Il Comune, su questo, sono sicuro che farà la sua parte. Perché l’Europa non è altra cosa da noi, non può più essere percepita come un ostacolo, ma come una grande opportunità. SAVERIO TAMMACCO, CAPOGRUPPO CONSIGLIO COMUNALE FORZA ITALIA 1. Proviamo a ragionarci e consideriamo che occorre contestualizzare la risposta partendo dal nostro angolo di osservazione che è quello della città di Molfetta, della Puglia, dell’Italia. E considerare, in un confronto diretto tra due proposizioni politiche, tra chi ha conquistato la “golden share” del governo cittadino e si trova oggi alla ricerca (già) di un nuovo approdo con la lista Tsipras e noi che siamo all’opposizione ma che conquisteremo il governo dell’Europa con la Puglia e con la leadership dell’on. Raffele Fitto. Attenzione. Le elezioni europee hanno un sistema elettorale proporzionale che non trasforma una minoranza in maggioranza. Come accade per le elezioni amministrative. Localmente, poi, è già iniziato, per l’amministrazione Natalicchio, il tempo dell’irrilevanza del dire (fluorescente) e del fare (inesistente). Questa la cornice politico istituzionale su cui ci si confronterà con le forze, ovviamente, capaci di superare l’asticella del 4%. La sfiducia è data dallo scarto tra il “dire” e il “saper fare”. Ma come accade anche per i cicli economici quando si tocca il punto più basso non si può che risalire. Siamo convinti che queste processo sarà segnato proprio dalla tornata elettorale europea. 2. Dialogare sulle cose vere. Ed eccole in chiaro e con un linguaggio netto e definito: attribuire alla BCE (Banca centrale europea), un ruolo di prestatore di ultima istanza (e cioè che abbia il potere di prestare soldi direttamente ai singoli stati come tutte le banche centrali del mondo fanno), sul modello della Federal Reserve Usa; euro-bond e project-bond per una rete europea di sicurezza e di sviluppo. Poi, fondamentale, per aggredire la crisi economica in atto, l’esclusione delle spese di investimento dai limiti del Patto di stabilità europeo; elezione popolare diretta del presidente della Commissione europea, ampliamento della potestà legislativa del Parlamento europeo e costituzione di una agenzia di rating europea. 3. Siamo seri! Il percorso è tratteggiato nelle risposte alle domande precedenti. Inutile ripetersi. Piuttosto come si può parlare del “soggetto Europa” se all’interno vi aderiscono Stati con monete diverse, se non vi è unità nelle politiche fiscali, sociali ecc. E’ normale che un Parlamento possa legiferare per conto dell’intera Europa e poi l’Austria, la Germania, l’Inghilterra, la Spagna, l’Italia ecc. abbiano politiche fiscali differenti con percentuali di tassazione sulle imprese e sulle persone fisiche differenti? I cittadini europei devono avere tutti gli stessi diritti e doveri, devono poter pagare in egual modo le tasse, devono poter usufruire allo stesso modo di servizi. Altrimenti non ha senso parlare di Europa. 4. La scelta di questi settori economici risente di una lettura dell’economia locale che non è più coniugata dalla leadership di “pesca e agricoltura”. Occorre puntare sull’economia dell’intangibile, sulle autostrade digitali che rappresentato le precondizioni dello sviluppo delle comunità così come, nel passato, lo sono state le attuali strade di comunicazione. Anche se tali settori rimangono comunque importanti per la nostra economia e dobbiamo essere capaci di intercettare i finanziamenti ad essi dedicati. Ci attende una bella sfida che noi, rappresentanti di una comunità locale, ci sentiamo pronti ad accettare con uno sguardo concreto e capace di operare nel quotidiano.

Autore: Onofrio Bellifemine
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