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Eroi molfettesi sconosciuti Ricerca sui marinai della Marina Borbonica
15 novembre 2017

Numerose e diverse sono le vicende, a volte sconosciute, di soldati e di marinai molfettesi che a seconda dei conflitti sono stati protagonisti o vittime di fatti d’arme. Tratteremo della morte cruenta di due sconosciuti marinai molfettesi: Biagio Altomare e Pietro Antico in servizio di leva nella Marina Borbonica e periti nello scoppio della nave Carlo III, avvenuto la sera del 5 gennaio 1857 nel porto di Napoli. Non tutti sono a conoscenza che un altro marinaio patriota e molfettese, distintosi nelle guerre d’Indipendenza d’Italia, al momento dello tragedia era imbarcato sulla stessa Carlo III e cospirava contro Ferdinando II re delle Due Sicilie; si tratta di Carmine Gallo di Zaccaria, affiliato alla Giovine Italia. Per i moti del 1848, Zaccaria Gallo nel 1851 fu condannato a diversi anni di carcere. Carmine Gallo chiamato alle armi fu imbarcato sulla fregata Tancredi, nave esclusiva al servizio della famiglia reale. Durante una visita da parte del re, il Gallo implorò la grazia per il suo genitore che languiva nelle carceri, ma il re gli rispose negativamente. Per sicurezza dei reali fu immediatamente sbarcato. Poco dopo fu imbarcato sulla Carlo III, comandata dal tenente di vascello Antonio Masseo affiliato alla Giovine Italia. Tra il Masseo e il Gallo nacque un’intesa di azione sovversiva. La Carlo III, varata a Castellammare di Stabia il 23 marzo 1846, era una pirofregata a ruote; il 5 gennaio 1857 era carica di munizioni nel porto di Napoli e pronta a salpare alla volta di Palermo. Il Masseo nel pomeriggio chiamò Carmine Gallo assegnando la funzione di caporale di guardia e ordinandogli di mettere a guardia della Santa Barbara due marinai inesperti. Il Masseo scese a terra e il Gallo scelse due molfettesi, Biagio Altomare all’imbarcadero e Pietro Antico alla polveriera. A sera il Masseo ritornò a bordo e, dopo il saluto, segretamente ingiunse al Gallo di spostarsi verso prora e di non muoversi. Poco dopo la nave saltò in aria affondando con parte dell’equipaggio. Il Gallo e altri pochi marinai si salvarono. Rimane l’amarezza! Perché il Gallo non fece nulla per salvare i suoi due paesani? Carmine Gallo fu sottoposto a stretto interrogatorio perché si sospettava di aver preso parte all’affondamento e di essere un affiliato alla Giovine Italia, ma a suo carico non risultò nulla e fu congedato. A Molfetta fu messo sotto sorveglianza, non rivelò mai a nessuno di essersi rifugiato a prora e, per sviare i sospetti, fece dipingere un ex voto dedicato alla Madonna dei Martiri con la scena: lui avvinghiato a una gomena. Con l’Unità d’Italia non fu più indagato. Carmine Gallo il 14 ottobre 1907 davanti al notaio Carlo Carlone di Bari fece una dichiarazione riguardante lo scoppio della Carlo III. Diamo alcune notizie biografiche sui protagonisti: Biagio Altomare fu Salvatore e fu Camilla Caradonna nacque nel 1830, marinaio; alla chiamata della leva del 1849 era a Venezia. Su informazione del console napoletano del Regno delle Due Sicilie a Venezia sappiamo che si era imbarcato sul pielago Madonna del Soccorso del padron Mauro Antonio Albrizio diretto a Bisceglie. Nel 1859, suo fratello minore Giannandrea chiese l’esonero alla leva motivando che di tre fratelli uno fece da rimpiazzo alla leva di terra e l’altro Biagio era morto al servizio della Reale Marina. Pietro Antico di Leonardo e di Chiara d’Equi Pastore nacque nel 1835. Nella chiamata alla leva del 1859, Tommaso Antico chiese l’esonero perché suo fratello Pietro era deceduto in servizio nella Reale Marina. Nel 1860 il sindaco di Molfetta, su una richiesta di notizie dell’Intendenza di Bari riferiva che Pietro Antico nella leva del 1855 era stato ammesso nella Reale Marina come cannoniere ed era morto il 6-1-1857 nell’esplosione del vapore Carlo III. Pietro Antico era un nipote, acquisito da parte di madre, del generale borbonico Gaetano Pastore (1778-1842). Ironia della sorte, il nucleo familiare dell’Altomare e quello dell’Antico erano vicini di casa all’epoca dell’episodio (abitavano in via S. Gennaro 41). Carmine Gallo di Zaccaria e di Maria Domenica Boccassini, classe 1834, era affiliato alla Giovine Italia. Già dai moti del 1821 e del 1848 diversi componenti la famiglia Gallo era stati inquisiti per attività eversive. Dopo l’Unità d’Italia si trasferì a Bari e navigò su alcuni trabaccoli baresi e al comando della goletta Madonna degli Angeli del barese Francesco Damiani navigò per tutto il Mediterraneo. Fu uno dei promotori della Società di Navigazione “Puglia” di Bari fondata l’8 febbraio 1878. Morì nel primo Decennio del XIX sec. © Riproduzione riservata

Autore: Corrado Pappagallo
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