MOLFETTA - Crolla il gigante di sabbia. Si sbriciola il sogno faraonico del senatore Pdl Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta, di dominus legibus solutus. Si stritola la smania di potere politico, territoriale e finanziario. La Regione Puglia ha avviato la procedura di revoca della delega amministrativa assegnata al Comune di Molfetta nel 2002 per i lavori di prosecuzione e completamento della diga foranea del porto. «Persistente inadempienza» rispetto agli accordi con la Regione, il motivo scatenante. Tra l’altro, la delega regionale era già scaduta il 29 dicembre 2009: il progetto non è stato mai ultimato e la documentazione trasmessa dal Comune di Molfetta agli enti regionali è sempre stata insufficiente e incompleta, senza una ragionevole giustificazione.
La revoca della delega fermerà i finanziamenti regionali e con molta probabilità la Cmc Cidonio chiederà ancora un risarcimento danni al Comune di Molfetta: e ancora una volta sarà il portafogli magrissimo dei cittadini a pagare le papere e le patacche azzolliniane.
Un evento già annunciato dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Guglielmo Minervini (gratuitamente attaccato dal sindaco durante l’ultimo Consiglio comunale sull’ospedale), nel corso di una conferenza stampa del Pd lo scorso dicembre, in cui il Pd ha tratteggiato i contorni poco chiari di questo progetto fallimentare (come la mancata programmazione dei traffici commerciali, essendo Molfetta esclusa dall’Autorità Portuale del Levante e della rete europea TEN-T).
Ma anche Quindici più volte aveva segnalato una serie di punti oscuri e anomali del progetto, a partire da un’intervista a Giovanni Abbattista, segretario del Pd Molfetta, pubblicata sul numero di maggio 2011, che aveva rilevato tutte le incertezze sul completamento dell’opera.
Lo stesso progetto del porto approvato frettolosamente nel febbraio 2008 (prima che Azzollini si dimettesse) e la costituzione della società Molfetta Porto s.p.a, ha da sempre suscitato numerose perplessità. per la sola gestione dei servizi del porto, al cui vertice fu collocato l’attuale consigliere regionale Antonio Camporeale (uno degli estensori dello striscione contro Quindici in Consiglio comunale)
Senza dimenticare le opere di dragaggio e l’assegnazione dei lavori che aveva posto come condizione la disponibilità di una draga con conseguente contrazione dei concorrenti alla gara d’appalto. O ancora la multa di 7,8milioni di euro pagata alla CMC Cidonio per i ritardi nei lavori (a causa dell’inquinamento bellico) e le due varianti al programma costruttivo originario. Lo stesso Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici aspetta ancora dagli uffici comunali adeguata documentazione in merito: fascicolo mai pervenuto che, forse avrebbe potuto svelare qualche scheletro nell’armadio. E non sarebbe stato il solo.
Non è un mistero che la Procura della Repubblica di Trani stia svolgendo una serie d’indagini proprio sul porto, che nel luglio 2011 si concretizzarono anche nella perquisizione degli uffici della Cmc Cidonio (che ha altri appalti in corso in Italia), capofila dell’ATI aggiudicataria dell'appalto delle opere (furono sequestrati documenti, computer e supporti informatici). Perquisizione simile fu compiuta della Forestale di Bari anche negli uffici della Cmc sul cantiere.
L'indagine emerse nell’aprile 2010, quando la Procura di Trani chiese una proroga delle indagini preliminari (che potrebbe anche sfociare in nuovi avvisi di garanzia, oltre quelli già inviati). E, secondo indiscrezioni dell’epoca, anche alcuni amministratori pubblici locali sarebbero stati inclusi tra gli indagati, Azzollini compreso, che definì una semplice alga la Posidonia Oceanica, oggetto dell’originaria indagine giudiziaria, pianta acquatica fondamentale per l'equilibrio del sistema marino.
Secondo l'ipotesi dell'accusa, i documenti allegati alle concessioni avrebbero indicato il sito della Posidonia in una zona diversa e più distante da quella interessata dai lavori, che dunque non avrebbero intaccato l'habitat della pianta acquatica. Forse, le indagini si potrebbero anche concentrare su altri settori dell’appalto: perché i grandi appalti, come quello di Molfetta da oltre 60milioni di euro, sono spesso preda di alligatori finanziari e forse nascondono tra le righe dei carteggi economici, conteggi anomali se non proprio “truffaldini”.
Numerose sono state le sollecitazioni al Comune di Molfetta da parte del Servizio Lavori Pubblici delle Regione Puglia (l’ultima a gennaio 2012) anche per ottenere una minima documentazione utile a espletare le funzioni di controllo, difficilmente realizzate in passato per la singolare reticenza politico-amministrativa del Comune (anche quando ha trasmesso a febbraio 2012 il progetto esecutivo e alcuni documenti tecnico amministrativi).
Infatti, «la mancanza della documentazione tecnico-amministrativa, più volte chiesta al Comune di Molfetta, non ha consentito un completo esercizio delle funzioni di verifica e controllo da parte degli uffici regionali preposti, in relazione alle rispettive competenze - si legge nella delibera regionale che avvia la procedura di revoca, che si definirà entro i prossimi tre mesi -, oltre a non aver dato contezza delle varie fasi dell’appalto e delle opere in costruzione nel rispetto del progetto approvato e delle prescrizioni emesse dal Ministero dell’Ambiente e dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici».
Allo stesso tempo, più volte il Servizio Lavori Pubblici ha chiesto chiarimenti su alcune criticità dell’andamento dei lavori. Tra l’altro, proprio la relazione sulla perizia suppletiva e di variante dello scorso marzo 2011 a firma dell’ing. Enzo Balducci, dirigente del Settore Lavori Pubblici, segnava l’ennesima falla del progetto: variante al Piano Regolatore del Porto e sospensione dei lavori. Restavano da bonificare ben 3 zone dell’area interessata dai lavori (oltre 200mq).
Perciò, Balducci stralciò, oltre al centro servizi e magazzini, il progetto del dragaggio previsto in quelle aree non prospettate, dove la bonifica dagli ordigni bellici, nemmeno iniziata, fu posticipata a un periodo successivo al 2012.
Prevedibile che Azzollini, nella sua frenetica e convulsa arroganza (la revoca della delega spiegherebbe il nervosismo nell’ultimo consiglio, ma potrebbe anche nascondersi qualcos’altro), ricorra contro la Regione Puglia. Secondo quali criteri? Quali motivi artefatti costruirà Azzollini per salvare la sua immagine di dominus politico? Pagheranno i cittadini le spese di un eventuale ricorso?
È evidente che Azzollini non sia più in grado di governare il meccanismo contorto (da lui) per la costruzione del porto, gravato da numerose criticità e costi esasperati. Sarebbe ora che, con un po’ di buon senso, deponesse lo scettro padronale alzato su Molfetta, guardando almeno questa volta al reale interesse dei cittadini piuttosto che al suo orgoglio politico e ai suoi interessi personali. Del resto, i tagli dal Ministero, contro cui lui stesso ha fatto ricorso (appoggiandoli a Roma, ma osteggiandoli a Molfetta per dipingersi il titolo di patriae salvator), dipendono proprio dai finanziamenti statali a Molfetta per il porto artatamente fatti confluire nel conto del comune. La maschera di Pulcinella potrebbe cadere e rompersi, svelando il vero volto delle ultime strumentalizzazioni politiche, in primis quella sull’ospedale, forse promossa per motivi che vanno ben al di là da quelli della tutela del malato.
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