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E venne il momento di tutte le verità IL RACCONTO
15 dicembre 2002

Confessiamolo, ci sentiamo un po' tutti poeti e a volte serbiamo gelosamente le nostre poesie ben chiuse in un cassetto timorosi di mostrarle. Per questo vi propongo un racconto 'speciale' per il numero di dicembre, un piccolo racconto dedicato a tutti i poeti, compresi quelli che, pur non avendo scritto mai neanche un verso, lo sono nel profondo del proprio animo. Perché certo la poesia ti salva. Anche dal Giudizio. D. A. agli amici poeti (anche per ammettere che forse tanto innocenti non siamo, ma certo neanche eccessivamente colpevoli) Fu all'improvviso, ricordo, era una banalissima serata autunnale, freddina, non più di tante altre. Di colpo tutto cominciò a chiarirsi, le tivvù si accesero da sole, così le radio e i computer collegati a Internet. Insomma, qualsiasi mezzo di comunicazione di massa prese a sfornare notizie una dietro l'altra. Si iniziò con le più banali, il tale grosso personaggio aveva effettivamente ucciso moglie e amante nonostante fosse stato prosciolto da ogni colpa, il talaltro si era sposato per interesse benché non avesse una sessualità normale. Quel figlio era proprio del grande calciatore e un uomo qualsiasi era stato ingiustamente accusato di pluriomicidio, mentre il vero colpevole era Tizio aiutato da Caio e Sempronio. Nomi, date, località vorticavano sullo schermo con una precisione non umana. Erano verità su notizie che avevano riempito i rotocalchi di tutti i giornali per anni e anni. Ma, dopo queste, cominciarono a scorrere davanti agli occhi esterrefatti di tutti altre verità più importanti. Perché erano scoppiate le guerre, chi erano i veri mandanti di atroci attentati, chi tirava le fila dei traffici di droga e del commercio di armi. Si seppe che il cancro avrebbe potuto essere cancellato dal mondo se non fosse stato per colpa di grandi centri di cura che si sarebbero trovati sul lastrico dalla sera alla mattina, si capì chi effettivamente aveva generato l'AIDS e altre innumerevoli malattie. Chi erano i veri mafiosi, gli uomini politici seri e quelli corrotti, gli intrecci nei ministeri e nei vari governi. E così via. Ci furono quelli che sapevano e rimasero a guardare senza batter ciglio, ci furono quelli che non sapevano, ma avevano intuito qualcosa e non si meravigliarono tanto, ci furono invece quelli che non sapevano, né avevano mai intuito nulla. E sbalordirono. Fu in quel momento che tutti si accorsero di avere nella mano sinistra, come parte della pelle stessa, un piccolo numero, lo zero. Col trascorrere del tempo si passò alle verità scientifiche, fisiche e filosofiche, matematiche e astronomiche. Tutti capirono di colpo cosa fosse l'Universo, quanto fosse grande, anche se non è proprio di grandezza che si dovrebbe parlare, e cosa c'era oltre, e oltre ancora. Seppero dell'esistenza di altri esseri viventi, tantissimi, di quando erano giunti sul nostro pianeta e perché, capirono le ragioni del mito e la sostanza delle leggende, capirono di botanica e arte, conobbero le verità sulla relazione tra atomi e psiche, tra sogno e metalli pesanti. Man mano però che capivano e apprendevano, tutte quelle verità scomparivano, come se le domande venissero annichilite dalle risposte. Dopo non restava che il vuoto, da riempire con altre spiegazioni. Fu infine la volta di ognuno di noi. Ciascuno seppe tutto di sé. Si rese conto dei propri errori e delle cose giuste fatte. E il numero nella mano cominciò a crescere. Lo zero scomparve, per trasformarsi in un uno, tre, sette... e così via. Intanto ogni uomo conosceva la storia dei suoi progenitori, andando indietro nel tempo, sempre più indietro sino ad intrecciare le proprie radici con altri esseri umani, sino a giungere alla Grande Matrice. Finché fu il momento della Suprema Verità. Allora LUI comparve a tutti contemporaneamente e rivolgendosi a ciascuno disse: "Be', adesso sapete, anche se presto scorderete tutto. E' giusto che quindi sappiate anche il perché di tutto questo." Io, ch'ero rannicchiato sulla mia poltrona più scomoda, chiesi: "E'... è davvero la Fine del Mondo?" "Sì, il Giudizio." "Il Giudizio Universale!" Esclamai con voce impallidita. "Non esageriamo, sempre megalomani voi terrestri... gli unici nell'universo... Dio a vostra immagine e somiglianza... il Giudizio Universale... presuntuosetti, direi. No, questo è semplicemente un banalissimo Giudizio Planetario. Riguarda cioè soltanto questo pianeta, la Terra. E basta." Emise una specie di sospiro, quasi annoiato, poi: "Ora ascoltatemi. Nel palmo della vostra mano sinistra c'è un numero. Esso è dato dalla somma dei vostri peccati. Sapete anche la classificazione. Ad essi vanno detratti i punti che rinvengono dalle buone azioni, anche questo conoscete. L'unica cosa che non sapete ancora è qual è il vostro numero. Non vi resta altro che aprire la mano e guardare. Ma rammentate. Da zero a mille andrete in Paradiso, da mille a millecinquecento in Purgatorio, oltre millecinquecento all'Inferno." E tutti tremando guardammo la nostra sinistra stretta a pugno. Io non resistetti molto. E, come ogni bravo giocatore di poker, lessi le cifre ad una ad una, sollevando prima l'indice: sotto c'era un uno. Dieci, cento, mille? Oltre? Poi il medio: c'era un tre. Tredici, centotrenta? Sotto l'anulare c'era un cinque. Curiosamente mi accorsi che il mignolo avrebbe potuto nascondere più di un numero. Lo sollevai: c'era soltanto un due. 1352. Purgatorio. "Ora sapete" disse LUI quasi divertito "quelli per l'Inferno finiranno su un pianeta ai suoi primordi, dove sarà durissimo ricominciare. Quelli per il Paradiso andranno su un pianeta dolcissimo a condurre un'esistenza assolutamente felice. Voi destinati al Purgatorio... resterete sulla Terra. Naturalmente scorderete tutto, ma al prossimo Giudizio Planetario vedrò come vi sarete comportati. A rivederci." E tutto tornò normale. Questo è successo appena cinque minuti fa, ed io sto battendo questi tasti in fretta per non scordare. Non capisco come mai ricordo tutto, mentre pare che per gli altri non è successo nulla e che la propria vita non abbia avuto soluzione di continuità. Quelli che sono spariti, demoni o beati che siano, non sembrano mai esistiti, mentre noi, rimasti in Purgatorio dobbiamo far di tutto per guadagnarci il Pianeta delle Felicità. Forse avete in testa una sensazione di vuoto, e nel cuore di tragedia. Sono i sintomi di quanto è successo. Dovete credermi. E volete sapere la cosa più strana? Nel Purgatorio... sulla Terra restano tutti i poeti. Ecco perché, miei cari amici poeti, noi non siamo certo innocenti, ma neanche poi tanto colpevoli, e forse penso che siamo destinati a restare su questa Terra, eterno purgatorio, come un lievito necessario per far fermentare l'umanità. Sapete, credo che LUI sia stato un po' bugiardo, che ci ha lasciati qui perché senza di noi il succo d'uva non diverrebbe mai vino e il pane resterebbe azzimo. Noi, un po' colpevoli, un po' innocenti. Noi soli, misconosciuti, a volte derisi. Ma, curiosamente, eterni. Donato Altomare I libri di Donato Altomare sono reperibili presso la libreria Corto Maltese in Molfetta alla via M. di Savoia 106.
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