"Donne nella realtà": essere donna nel XXI secolo raccontato dalla Fidapa di Molfetta
MOLFETTA - "Essere donna è così affascinante. E' un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai". Sono ancora molto attuali le parole di Oriana Fallaci, una donna, una giornalista che non si è mai tirata indietro davanti alle sfide, superando ed addirittura annientando le discriminazioni per forza presenti al'interno del suo mondo, quello degli inviati nei luoghi di conflitto, un mondo prettamente maschile. Mostrando il suo talento, la Fallaci ha conquistato il rispetto di tutti, dimostrando che la donna, se solo lo volesse, può arrivare ovunque.
Sembra paradossale, ma ancora oggi c'è chi non la pensa così. Un esempio su tutti è rappresentato dalle frasi misogine di Bertolaso alla Meloni, circa la candidatura di quest'ultima alla carica di Sindaco di Roma. "Rimani a casa a fare la mamma" le ha detto e Berlusconi, altro personaggio che non ha bisogno di presentazioni in questi casi, ha sottoscritto a pieno queste parole. Ma perché è così difficile per una donna trovare spazio in un mondo ancora retto dagli uomini? La dott.ssa Angela Amato (Assessore al Bilancio, patrimonio e tributi), che ha cominciato la sua militanza politica fin da ragazzina, entrate quindi subito in contatto con un realtà prima quasi totalmente maschile, con buona pace della famiglia che l'ha sempre appoggiata, ha dato una serie di risposte interessanti, durante l'incontro "Donne nella realtà", organizzato dalla Fidapa Sez. Molfetta, presieduta da Caterina Roselli (nella foto a destra con Angela Amato).
Forse gli uomini hanno paura delle donne? Si sa, le donne non sono come gli uomini, hanno una maggiore sensibilità. Anzi hanno una sensibilità diversa. Ed una società senza rappresentanza femminile sarebbe fredda, vuota, sterile. Guardando alla corrente amministrazione di Molfetta, vediamo come finalmente le donne ricoprono ruoli politici anche molto tecniche, come l'Urbanistica, il Bilancio, Lavori pubblici. Un grande passo avanti quindi ma ottenuto forse grazie solo alla modalità di voto che prevedeva la possibilità di inserire una doppia preferenza, votando un uomo ed una donna. La sfida sta nel ottenere questi risultati anche senza il "trucchetto".
Non è semplice per una donna togliere il tempo alla cura della famiglia e dedicarlo al lavoro sempre e comunque. Una famiglia privata della presenza della propria mamma e moglie, dopo un po' entra in crisi perché l'uomo non è in grado a lungo di supplire a tutti i bisogni umani a cui di solito risponde la donna. E non è nemmeno giusto che la donna rinunci a quelle parte delle sua vita a cui tiene moltissimo, alla parte degli affetti. A volte la donna però è costretta a fare il "mito".
Le capacità appartengono alla persona, non al sesso ma ancora oggi la donna deve dimostrare più dell'uomo. L'uomo non è colpito dai pregiudizi estetici che invece colpiscono le donne in alcuni ambiti della società. Non importa infatti, ad esempio in politica, se un uomo è bello o brutto, se è intelligente oppure è solo un raccomandato arrivato al potere così per caso. Di una donna invece si dice questo ed altro, andando a ledere in maniera nemmeno così latente la dignità di una persona che cerca semplicemente di fare il suo lavoro.
A volte poi la misoginia è talmente sottile che non è neanche denunciabile. L'intolleranza si nasconde dietro a decisioni prese da uomini, ingerenze sulla vita privata che tarpano le ali delle donne. Difficile infatti, in alcuni ambiti lavorativi importanti, assumere giovani donne che in futuro potrebbero assentarsi per maternità. Così a volte sono le donne stesse a fare un passo indietro, a rinunciare magari soffrendone, forse sbagliando, ma con la consapevolezza che non abbasseranno mai la testa. Perché nessuno può negare ad una donna una delle esperienze più belle che la vita possa donarli, quello di diventare mamme.
Ed allora come si può cambiare questa situazione? Il mondo non dovrebbe più essere costruito ad immagine e somiglianza dell'uomo. Dovrebbe rallentare un po' i ritmi, non dimenticare la sua parte più emotiva. Tutto deve partire da noi stesse donne, che ci siamo assunte il compito di educare i nostri figli e quindi di formare i cittadini di domani. Siamo noi che dobbiamo insegnare fin dalla tenera età il rispetto, la tolleranza verso le donne, ma non solo verso le donne, verso il diverso, il debole. Siamo noi donne che dobbiamo lottare più forte, gridare al mondo quanto anche noi siamo capaci di tutto, a volte meglio ancora degli uomini. Siamo noi donne a non dover cadere al primo insulto, alla prima discriminazione. Oppure, cadiamo? Bene ci alzeremo ancora più decise, ancora più consapevoli di ciò che sappiamo fare, perché ormai è finito il tempo delle scuse e delle rinunce. Prendiamoci ciò che ci spetta.
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