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Donare è VITAle I farmaci, una garanzia
15 febbraio 2020

Forse non salverò il mondo. Una vita sì. E’ lo slogan del Ministero della Salute a proposito della donazione di organi e tessuti, dell’anno appena trascorso. Ma perché no, il mondo può essere racchiuso anche in una sola vita. Il messaggio resta chiaro: donare è sinonimo di salvare e non riguarda solo chi il dono lo riceve. Questo il file rouge della conferenza sul trapianto degli organi e sul ruolo dei farmaci, tenutasi all’hotel Garden a Molfetta. Co-protagonisti della serata l’interclub Rotary di Molfetta e Corato, da sempre al fianco delle cause più importanti, in collaborazione con l’associazione “Eirene” che vuole promuovere iniziative culturali e formative, al fine di superare lo stato di emarginazione causato dall’età matura, all’insegna del volontariato. La conversazione, dopo i saluti del presidente del Rotary di Molfetta Gildo Gramegna, parte con l’introduzione della prof.ssa Lucia Sgherza, presidente dell’associazione “Eirene”, che sottolinea l’importanza della donazione, di come lo si possa fare a qualsiasi età e di come il trapianto sia la soluzione definitiva per salvare una persona e portarla a condurre una vita normale e serena. La parola passa subito alla dott.ssa Luisa Belsito, medico chirurgo specializzata in pediatria, che apre il suo intervento con delle precisazioni: si può donare il cordone ombelicale e le cellule staminali alla nascita, dai 18 ai 65 anni il sangue, tra i 18 e i 55 anni il midollo osseo. Ma gli organi si possono donare a qualsiasi età. E’ necessario, infatti, sfatare il mito dell’anzianità, in quanto è possibile donare diversi organi anche in età avanzata. Lat donazione del cordone ombelicale, in particolare, è fondamentale per la cura di malattie linfo-proliferative, leucemie, linfomi che vedono una possibile guarigione grazie alle cellule staminali prelevate dal sangue contenuto nel cordone stesso. «Donare è un gesto estremamente altruistico, oltre che portatore di vitalità, perché se tutti donassimo andremmo a riempire le banche pubbliche, offrendo possibilità a tutti coloro che ne necessitano di un aiuto concreto e forniremmo un imprinting ai nostri figli, che funga da esempio per tutte le generazioni a seguire», afferma la Belsito. Le cellule staminali sono capaci di replicarsi e possono essere di due tipi, embrionali e adulte, se ne può usufruire, ad esempio, per la cura di malattie linfo-proliferative o difetti congeniti del sistema immunitario ma non per altre come parkinson o diabete. «E’ bene conoscere la veridicità delle informazioni che circolano in giro. Ci auguriamo che un giorno possano rappresentare la cura anche per malattie di questo genere ma ad oggi, non è così», incalza la Belsito. Ma passiamo alle modalità di donazione. La dott.ssa spiega che dopo aver prelevato il sangue dal cordone (in seguito a parto naturale o cesareo), vengono estratte le cellule staminali, poste in delle sacche e trasportate presso il centro di nascita più vicino e disponibile. Tuttavia solo il 5% di queste sacche vengono impiegate per i trapianti. Il restante 95% è relegato a scopi di ricerca o alla formazione di gel piastrinico, un emo-componente ricco di cellule staminali, capaci di riparare i tessuti. Può essere usato anche in funzione di collirio in casi di ulcere corneali, sindrome da occhio secco, glaucoma e per le trasfusioni per neonati pre-termine. Per finire, le staminali risultano fondamentali per l’eliminazione delle cellule CIK, cellule neoplastiche killer che tendono a passare inosservate dal sistema immunitario e a proliferare, tramutandosi in tumori. E’ utile sapere che si può donare gratuitamente, sempre facendo riferimento al sistema sanitario nazionale, da un famigliare all’altro. Chiunque fosse interessato alla donazione, può recarsi dal medico curante o alla propria ASL e, dopo aver seguito correttamente le dovute procedure, risulterà registrato nel SIT (Sistema Informativo Trapianti) ed è necessario un consenso firmato dal soggetto interessato o da entrambi i genitori, in caso di minorenni. In conclusione dell’intervento, la dott. ssa ha rivelato di essere una trapiantata e, a tal proposito, è tornata a sottolineare l’importanza della donazione e di quanta vita porti a chi decide di donare e a chi la riceve. Si apre l’intervento del dott. Donato Donnoli, medico farmacologo e direttore dell’azienda sanitaria di Potenza e già governatore del Distretto Rotary 2120 (Puglia e Basilicata), che subito focalizza l’attenzione sull’eventuale fallimento del trapianto, che potrebbe avvenire in seguito ad una mancata aderenza dell’organo o tessuto al corpo ospitante. Questo accade per via del sistema immunitario che, non riconoscendo “il nuovo arrivato”, tende a difendersi attraverso il rigetto. Il sistema immunitario, tuttavia, non ci protegge solo da virus e batteri esterni ma, eventualmente, anche dai nostri stessi geni che per via di mutazioni varie diventano cancerogene e non vengono più riconosciute. Ma potrebbe anche avvenire il contrario, ossia colui che attacca è proprio l’organo ospitato che non accetta “l’ospitalità” del nuovo corpo. Questo fenomeno viene definito ‘malattia del trapianto contro l’ospite’, più frequente nei trapianti di midollo osseo. Le forme risolutive vanno ricercate nei farmaci anti-rigetto cioè gli immuno-soppressori come gli inibitori della calcineurina, della rapamicina, gli anticorpi mono/ poloclonali. Favorire una maggior aderenza dell’organo va, però, a discapito delle difese immunitarie che subiscono un notevole abbassamento, causante un alto rischio infettivo. Fondamentale, dunque, un costante monitoraggio del paziente. E’ altrettanto corretto specificare che, oggigiorno, la terapia farmacologica antirigetto si è evoluta: non è ancora possibile interromperla definitivamente ma si possono effettuare delle riduzioni. Il prof. Donnoli chiude il suo intervento con una frase dello scrittore Elias Canetti: “A volte diciamo a noi stessi che tutto quello che poteva essere detto, è stato detto. Ma poi risuona una voce che dice sì la stessa cosa, ma è una cosa nuova”. «E questa parola nuova» – sostiene il dottore – «ripetuta e sentita chissà quante volte, può essere la speranza. E’ il miglior farmaco esistente!». All’incontro ha partecipato l’assistente del governatore del Distretto 2120 del Rotary (Puglia e Basilicata), Pierpaolo Sinigaglia. © Riproduzione riservata

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