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Divertissement
15 dicembre 2007

Torna sulle pagine di Quindici Marisa Carabellese e lo fa per mettermi in imbarazzo. Il racconto che leggerete mi riguarda in quanto fa riferimento a uno dei miei ultimi libri, precisamente Surgeforas (Tabula fati ed. Chieti). Un libro horror. L'autrice dimostra tutta la sua bravura interagendo col mio libro come fosse lei il personaggio principale. Non soltanto è abile, ma anche divertente e evidenzia quanto sia importante per un autore riuscire a far immergere il lettore nel mondo creato sulla carta per coinvolgerlo direttamente. Ma non ho mai pensato che si arrivasse a tanto… (Donato Altomare) “Devo avvertirti, c'è parecchio horror in questo libro…”, mi dice porgendomi il suo ultimo romanzo. La sua stazza mi domina dall'alto, il suo sorriso è amabile, come sempre, e un lampo di malizia gli brilla per un attimo negli occhi, “Dopo quello che ascoltiamo nei telegiornali a colazione, pranzo e cena, credo che purtroppo siamo ormai mitridatizzati”, rispondo con una lieve alzata di spalle. Annuisce. Sono nello studio di Donato, ingegnere e scrittore di fantascienza, fantasy e horror, superpremiato nei più prestigiosi concorsi di letteratura fantastica, amico sempre cordiale e disponibile. Gli ho parlato un po' di me e poi gli ho chiesto della sua produzione, è infaticabile e per giunta discreto e non la pubblicizza, perciò è diffi cile mantenersi in pari con i suoi libri. E così mi regala l'ultimo. Quando vado via non è ancora scuro, l'aria è mite pertanto decido di andare a trovare i miei amici che abitano in una villa appena fuori città. Recupero la mia auto lasciata poco distante e poggio il libro sul sedile accanto al mio. Come sempre, con i libri di Donato, averne uno a portata di mano e resistere alla tentazione di cominciarne la lettura è arduo. Ma sì, c'è ancora un chiarore diffuso, ho tempo per andare dagli amici, mi han detto che si fermavano in casa, e quindi approfi tto di uno slargo sulla strada che si dirama dalla provinciale e che è ben illuminato da un lampione che si è appena acceso, accosto la macchina e comincio a leggere. Leggo la presentazione, divertente, spigliata e molto veritiera quando l'autore scrive che Donato ha “una fantasia da catena di produzione e uno stile narrativo capace di attirare l'attenzione di un orso in letargo” Non potrei essere più d'accordo… L'incipit del libro è stimolante, come sempre. Mi lascio coinvolgere dalla descrizione della nevicata e continuo per qualche pagina fi nché il lampione che mi faceva luce, si spegne improvvisamente. Sento freddo. Ho l'impressione che qualcosa cada sul parabrezza, alzo gli occhi, ma …è neve! Come può essere se questo è stato defi nito l'inverno più caldo degli ultimi 147 anni (come fanno poi a calcolare anche i sette anni?). La neve scendeva a fi occhi enormi che sembravano foglie cadute di un albero vecchissimo e canuto, sembra di essere nel libro di Donato. Nonostante il lampione spento c'è una strana luce. C'era un soffuso chiarore che illuminava ogni cosa, una luminosità dolce e inquietante. Il silenzio era strano. Già, come mai non passano macchine? Questa strada in genere è traffi cata… Non c'era nessun altro automobilista che aveva avuto, come lui, l'infelice idea di mettersi in viaggio. Scendo dalla macchina, tutto bianco intorno, solo le sagome degli alberi già coperti di neve, lo spettacolo sarebbe bellissimo se non fossi veramente spaventata. Devo raggiungere al più presto la villa dei miei amici, risalgo in macchina, congelata, e mi accorgo di aver perso completamente l'orientamento. Prendo il cellulare, per fortuna l' ho tenuto sotto carica prima di uscire, compongo il numero dei miei amici e al terzo squillo “Curia vescovile”. Ma che cosa c'entra la Curia Vescovile? Non ho neanche il numero nella rubrica del cellulare, quindi posso solo aver sbagliato. Chiudo, non voglio continuare, è tutto come nel libro, mi trovo anch'io in aperta campagna, evidentemente avrò preso un viottolo laterale senz'accorgermene. Voglio tentare di proseguire, la mia meta dovrebbe essere vicina. Metto in moto, aziono il tergicristallo e per fortuna la macchina parte, la neve non è troppo alta anche se con l'intensità con cui cade, non farò molti chilometri, nevica che è una bellezza… E' uno spettacolo bellissimo e tremendo al contempo. Faccio marcia indietro, accendo i fari poi tento di andare avanti verso quella che ritengo la strada ma intorno a me non vedo che alberi, non ricordo che ce ne fossero tanti e così grandi. Ormai è completamente buio. Alla mia destra, insperata, una luce, piuttosto lontana ma è una luce, ma no, non può essere la villa dei miei amici, è alla mia destra mentre la villa è a sinistra e anche se ho perduto l'orientamento non può essere così distante e in quella direzione. Devo chiamare qualcuno, provo con i miei fratelli: “Il cellulare della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile” Andiamo bene. Andrò verso quella luce, forse avranno un telefono e mi consentiranno di chiamare il Soccorso stradale o non so chi si chiami in questa situazione. Accelerò leggermente l'andatura tenendo gli occhi fi ssi su quel guizzo di vita che pareva offendere il buio della notte. Oh, no! Nel libro la casa è quella dell'inquietante guardiano del cimitero…ma che assurdità vado pensando, però sono terrorizzata. Fermo la macchina a quello che mi sembra il lato della strada, ormai non si vede più niente, se non il tratto di strada illuminato dai fari. Riprendo il cellulare, faccio freneticamente numeri a cui non risponde nessuno, poi fi nalmente una voce tranquilla, quasi allegra: “Pronto?” Ma è la voce di Donato! Come può essere, evidentemente non ricordavo di avere il suo numero memorizzato. “Donato, sei tu?”, chiedo con lacrime di sollievo nella voce. “Certo, ma che ti succede? Sembri così strana.” Tento di spiegargli la situazione ingarbugliandomi sempre di più, gli dico che è come essere nel suo libro che ho appena cominciato e di cui ricordo ogni parola. “Sta' tranquilla, vengo a prenderti col fuori strada, ho capito dove sei, non muoverti. Comunque, – aggiunge con la sua voce amabile, quasi scusandosi ma con una leggera nota ironica nella voce – il peggio deve ancora venire.” Il silenzio tornò implacabile. Poi un rumore. Pareva quello di unghie che raschiavano la carrozzeria. Accidenti, ma come va a fi nire il libro? Donatoooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! I paragrafi in corsivo sono tratti dal romanzo Surgeforas di Donato Altomare
Autore: Marisa Carabellese
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