O quando si accompagna in rianimazione un bambino, intubato e con un polmone esterno? Il soccorritore tocca l’altrui dolore ogni giorno e sa viverlo con grande sensibilità umana, professionalità e competenza, senza farsi coinvolgere troppo. Ma c’è una situazione che lo addolora e lo irrita profondamente. E ciò accade quando qualcosa si poteva fare, ma nessuno l’ha fatta perché nessuno sapeva cosa andava fatto nell’immediato. Sì, cosa c’è di più doloroso che trasportare due bambini piccoli, di due e quattro anni e mezzo, entrambi in coma irreversibile, per una maledetta ostruzione delle vie respiratorie da corpo estraneo, capitata accidentalmente, in un caso a scuola, davanti alle maestre, nell’altro a casa propria? Nulla può esserci di più doloroso, di più frustrante, di più imperdonabile che constatare che le tecniche di primo soccorso e le manovre di disostruzione pediatrica, tra la gente comune, non le conosce quasi nessuno: non le conoscono i genitori, figuriamoci i nonni, poco e non tutte le maestre e gli operatori in ambiente scolastico.
Insomma, in tutti quei posti dove i più piccoli trascorrono gran parte delle loro giornate si annida il rischio di una ostruzione e i potenziali pericoli sono incredibilmente vari ed impensabili: dal cibo (es. chicchi d’uva, pomodorini, pezzi di carne o di prosciutto) agli oggetti (monetine, giochi composti da piccoli pezzi). E così una tristissima stima italiana parla di 50 decessi l’anno per soffocamento, e di questi il 27 per cento ha una origine accidentale, dunque evitabile. L’obiettivo, anzi l’imperativo, è: ridurre la mortalità pediatrica per cause dovute alla ostruzione delle vie respiratorie.
“Sono arrivato a pretendere da tutti coloro che sono a contatto con i miei figli”, rivela Spagnoletta, “che sappiano cosa fare in questi casi, e i nonni non fanno eccezione”.
E’ stata questa la parte introduttiva della lezione interattiva organizzata dalla Cri di Molfetta e tenuta nella hall dell’Istituto Comprensivo “Don Cosmo Azzollini-Giaquinto”, in via Caduti sul Mare: una iniziativa fortemente voluta della Direzione didattica, che ha dedicato due giornate a questa importante opera di prevenzione, una destinata alle insegnanti, l’altra ai genitori.
Due ore volate via tra spiegazioni, dimostrazioni pratiche con manichini, con spazio aperto alle domande delle tante mamme con papà, e prove reali di chi ha voluto, davanti a tutti, cimentarsi con la pratica, magari per la prima volta, vinti imbarazzo ed esitazioni inutili. E’ la I.L.C.O.R. (l’acronimo sta per: Internazional Liaison Commettee On Resuscitation) che indica le linee guida internazionali consigliate dalla Croce Rossa, per una corretta opera di prevenzione ed informazione sulle manovre di base per gestire questa emergenza. Prima importante distinzione: l’età del bambino.
E’ lattante, quello di età inferiore ad un anno, di peso inferiore ai 10 chili, di lunghezza inferiore ai 75 centimetri; bambino, negli altri casi. Spesso i più piccoli - nei quali a differenza dell’adulto la lingua prende tutto il cavo orale, ed in cui il collo è “ad imbuto” e non cilindrico - non sono in grado di coordinare tutto, anche perché fanno tante cose contemporaneamente, considerati naturale vivacità ed irrefrenabile desiderio di scoprire il mondo che li circonda. Motivo, quest’ultimo, che li induce a portare tutto alla bocca, anche giochi ed oggetti di piccola dimensione.
Orbene, l’età di massima incidenza di ostruzioni è quella compresa tra i 6 mesi e i 4 anni di età. E’ importante osservare i bambini mentre giocano, sforzandosi di non distrarsi praticamente mai, anche perché l’anamnesi può essere certa (si sa cosa è successo al bambino in quel momento perché lo si stava osservando e si conosce la causa del malore) o sconosciuta. L’ostruzione, inoltre, può essere parziale o completa ed avviene quando, al momento dell’ingoio dell’oggetto, esso entra nella
trachea anziché procedere normalmente per l’
esofago. Nel caso in cui il bambino abbia ingerito qualcosa che gli ostruisce le vie
aeree (come ad esempio un giocattolo o anche del cibo) ma riesce a piangere e a lamentarsi, tossire o anche a parlare è necessario non fare nulla, evitando quindi pacche o colpi: la persona al suo fianco deve limitarsi a invitare il bambino a tossire e mantenere la posizione che preferisce.
Se la dispnea, cioè la condizione di “fame d’aria” persiste è consigliato avvicinare alla bocca del bambino una fonte di
ossigeno e allertare comunque i soccorsi, spiegando la situazione all’operatore di emergenza. Se il bambino non riesce né a tossire né a parlare, ma è comunque cosciente, si porta le mani alla gola e dà rapidi segni di
cianosi, cioè diventa blu o violaceo, è opportuno evitare di inserire dita nella gola ma attuare le manovre di disostruzione.
Intanto, vanno allertati i soccorsi o bisogna gridare e chiedere aiuto. Innanzitutto, mai lasciarsi prendere dal panico, disperarsi o peggio fuggire abbandonando il bambino. In preda allo choc, infatti, può accadere di tutto, anche che il genitore o chi si trova in quel momento si faccia cogliere da un attacco di panico e fugga in preda alla paura. Se siamo noi a chiamare il
118, bisognerà spiegare brevemente la situazione, dopo aver comunicato i propri dati e l’indirizzo: sarà anche l’operatore ad aiutarci e ad indicarci le manovre da eseguire.
Se si tratta di un lattante, va scoperto, va afferrata la mandibola e sdraiato a pancia in giù, a cavalcioni del proprio avambraccio, tenendo ferma la testa. Con l’altra mano, dare all’infante fino a 5 energiche pacche interscapolari con via di fuga laterale, avendo cura di non colpire la testa. Poi, bisogna afferrare quindi la nuca del bambino e sdraiarlo, ora a pancia in su, sull’altro avambraccio; con la mano ora libera effettuare fino a 5 compressioni toraciche, lente ma profonde, tra i capezzoli: per farle, si utilizzano due dita, avendo cura di mantenere sempre ferma e in posizione la testa. Continuare ad alternare 5 pacche e 5 compressioni fino alla disostruzione, fino allo sfinimento del soccorritore o finché il lattante non diventa incosciente. Se si tratta di un bambino, porsi alle sue spalle e, sostenendolo con una mano, farlo chinare leggermente in avanti. Con l’altra mano, dare al bambino fino a 5 energiche pacche interscapolari con via di fuga laterale, portare entrambe le mani, chiuse a pugno, alla bocca dello stomaco, subito sotto le ultime
costole; dare fino 5 colpi verso di sé (ovvero verso l’interno e verso l’alto), con la stessa tecnica della manovra di Heimlich. Continuare ad alternare 5 pacche e 5 compressioni fino alla disostruzione, fino allo sfinimento del soccorritore o finché il bambino non diventa incosciente.
Infine,
Morena, istruttrice di disostruzione pediatrica e studentessa di Medicina ha ricordato le dieci regole del sonno sicuro per evitare la morte in culla (Sids), vale a dire: il lattante va messo a pancia in su e non deve dormire nel lettone, ma nel suo lettino, libero da giocattoli e altri peluches, sopra un materasso rigido, inoltre non va coperto troppo soprattutto se ha la febbre. Il ciuccio, ortodonticamente sicuro, deve portare l’indicazione “EN 1400” e non va intinto in sostanze dolci, quali zucchero, miele o creme spalmabili. Infine, proseguire l’allattamento al seno il più a lungo possibile e non fumare mai né in gravidanza né dopo la nascita del bambino. La regola vale sempre anche nei confronti delle sigarette elettroniche, per le quali non esistono prove né studi scientifici definitivi che ne dimostrino l’assoluta innocuità.
Infine, è buona cosa informare tutti i genitori interessati ad approfondire le tecniche di disostruzione pediatrica della imminente organizzazione di un corso, del costo di appena 25 euro, che si terrà a Molfetta, nella sede della Croce Rossa, in via Cifariello 25, entro fine anno, della durata 8 ore nell’arco di una unica giornata, al termine del quale verrà rilasciato un attestato riconosciuto a livello nazionale, con consegna di un opuscolo informativo, un Dvd ed un poster da tenere sempre esposto. Non si sa mai, coi bambini.