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Di padre in padre, i chiaroscuri della paternità oggi. Dibattito a Molfetta Incontro rivolto a genitori ed educatori, martedì 17 marzo alle ore 19,30 presso il salone della parrocchia S.Giacomo a Ruvo di Puglia. Un appuntamento singolare per prepararsi alla festa del papà, promosso dalle parrocchie S.Giacomo e S.Domenico di Ruvo di Puglia
12 marzo 2009

MOLFETTA - L'età media in cui si diventa padri in Italia è 35 anni e tale posticipazione influisce in modo determinante sulla relazione tra età e fecondità. L'indagine Istat "Diventare padri in Italia" (2005) rileva dati particolareggiati che evidenziano una stretta relazione tra età posticipata (in Italia è tra le più alte al mondo) e fecondità tra le più basse al mondo. Altre rilevazioni riguardano la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura della famiglia, la funzione normativa e la vulnerabilità affettiva... Emergono dei segnali importanti di mutamento nella partecipazione dei padri alla vita familiare e alla cura dei figli; è in atto un passaggio dalla figura di un padre "distante", preoccupato di "portare il pane a casa", convinto che i figli "vanno accarezzati solo di notte", lontano quindi dai problemi educativi, ad un padre moderno coinvolto nel suo ruolo di co-genitore. Tali segnali infatti vanno essenzialmente nella direzione di un incremento del tempo speso dai padri nelle attività di lavoro familiare, indipendentemente e in aggiunta agli effetti dei mutamenti strutturali che pure hanno toccato la vita familiare negli ultimi anni. «Appena accennati, sono tanti i chiaroscuri dell'essere padre oggi – dice Luigi Sparapano, presidente dell'Azione cattolica, coordinatore del progetto - e su questi vogliamo soffermarci nella serata di martedì 17 marzo, alle ore 19,30 presso il salone della parrocchia S.Giacomo a Ruvo. Il Prof. Lazzaro Gigante, docente di Pedagogia all'Università Lumsa e giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, pedagogista di chiara fama nel panorama pedagogico regionale e nazionale, ma anche "padre" ed educatore di diverse generazioni di figli (in quanto genitore, docente e direttore didattico con importanti sperimentazioni riconosciute a livello nazionale) è coautore, insieme ad Anna Coppola De Vanna e Fulvia D'Elia, di un importante volume edito da La Meridiana, Di Padre in padre. I tempi della paternità, (Molfetta 2008), in cui si approfondisce la figura e il ruolo del padre nel suo evolversi tra passato, presente e futuro. L'iniziativa, a cui sono invitati padri e madri ed educatori in genere, fa parte del progetto Nazaret, un percorso di soggettività delle famiglie che l'Azione Cattolica della parrocchia S.Giacomo sta sviluppando da alcuni anni sul territorio; durante la serata, infatti, sarà presentato il 2° percorso di sostegno alla genitorialità in programma nei giorni 15-18-21 aprile 2009, che quest'anno affronterà l'attenzione alla dimensione affettiva nella dinamica genitori-figli».
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Sono cambiate le realtà, sempre più difficili da affrontare e confrontarsi. Riflessioni di un figlio cresciuto e diventato padre a sua volta. Nessuna nostalgia per la figura autoritaria del passato che, come scriveva Kafka, otteneva obbedienza assoluta dai figli ma lasciava danni impressi per sempre nell'anima. E nessun rimpianto per il padre "debole" degli ultimi tempi, che abdica al ruolo normativo di guida per assumere quello affettivo di "mammo". O quello pacificante di amico, azzerando la differenza tra generazioni. Di quale padre, allora, oggi si sente un così forte bisogno? "La stile paterno è tutto da riscoprire o da reinventare" afferma lo psicanalista Claudio Risè. Viviamo in una fase di transizione della mascolinità (e della femminilità), la cosa migliore è forse adottare uno "stile libero", lontano dagli stereotipi maschili e paterni, ma che abbia il coraggio di riconoscere i propri vissuti autentici, per rispondere nel modo più vero alle necessità dei figli." Il padre dovrebbe essere l'elemento maschile che favorisce il distacco del figlio dalla madre, proiettandolo verso il mondo. Padri rimasti figli di mamma, spesso perchè anche a loro è mancato una figura paterna adeguata, che invece di rappresentare un solido riferimento maschile si comportano come fratelli. Padri perennemente in ombra, che pur di evitare conflitti non intervengono quando è necessario, lasciando il figlio nelle mani di una madre apprensiva, provocando guai psichici e nevrotici. Risultati in questo senso, si incominciano a riflettere nella vita contemporanea. Non lasciamoci distrarre e vigiliamo attentamente.
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