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Dalla Fabbrica S. Domenico al Museo Diocesano l’ultimo viaggio della Deposizione di Cozzoli
15 aprile 2017

Nella serata inaugurale della mostra “Giulio Cozzoli 1957 - 2017”, allestita presso il Museo Diocesano, è stata presentata la definitiva collocazione della preziosa scultura bronzea “La Deposizione”, l’imponente opera di 2 metri e mezzo di altezza, che comprende le figure del Cristo, della Madonna, S. Giovanni, Maria Maddalena e Giuseppe d’Arimatea. L’opera era custodita presso la fabbrica San Domenico, sito comunale, nella Gipsoteca che raccoglieva anche alcuni bozzetti in gesso di numerose sculture poi realizzate dall’amatissimo artista molfettese. Il trasferimento del gruppo e dei gessi della Gipsoteca ha suscitato un ampio e acceso dibattito in città tra coloro che lo hanno accolto con favore e coloro che hanno sollevato perplessità. Abbiamo voluto contattare diverse associazioni e personalità del mondo della cultura cittadina per raccogliere alcune opinioni e, soprattutto, cercare di fare un po’ di chiarezza rispetto ad alcune notizie circolate nei giorni scorsi (per la verità alquanto contraddittorie). Al momento di andare in stampa ne sono pervenute solo alcune. LE OPINIONI Partiamo dall’opinione espressa dalla professoressa Elisabetta Mongelli, già assessore alla cultura nella giunta Natalicchio, che ha affermato: «Suscita un certo sgomento apprendere, senza capirne le reali ragioni, la notizia che la Gipsoteca ‘‘Cozzoli’’ è stata improvvisamente smantellata, per volontà della famiglia Cozzoli e, con l’avallo del Commissario di Governo dott. Passerotti, trasferita dalla prestigiosa sede comunale della Fabbrica di San Domenico, un luogo pubblico aperto a tutti, al Museo Diocesano. Altrettanto sgomenti lascia quella che appare come una mancata volontà del Commissario Passerotti di concludere il procedimento di comodato fra il Comune di Molfetta e la famiglia Cozzoli, avviato dall’amministrazione Natalicchio nei primi mesi del 2016 e non portato a compimento a causa della anticipata chiusura dell’esperienza amministrativa. L’accordo di comodato, che avrebbe comportato per le casse comunali un esiguo esborso, aveva l’obiettivo di mettere ordine alla situazione lasciata dall’amministrazione Azzollini, che aveva accolto i gessi di Giulio Cozzoli, insieme al monumentale gruppo bronzeo della Deposizione ma non si era mai curata successivamente di dare alla famiglia le necessarie garanzie legate al deposito delle opere nella sede comunale della Fabbrica di San Domenico. Il procedimento avviato dall’Ufficio Legale del Comune di Molfetta, rispondeva alle richieste reiterate della famiglia, che più volte aveva domandato in passato di dare ‘‘ordine’’ alla presenza di questi beni artistici nella sede comunale e testimonia il forte interesse della pubblica amministrazione per beni così importanti offerti alla fruizione della città. Beni che sono stati fino a ieri un valore aggiunto alle collezioni bibliografiche, artistiche, etnografiche e archivistiche presenti nella Fabbrica di San Domenico, il ‘‘salotto buono’’ di Molfetta. Vale la pena ricordare che risaliva alla seconda metà degli anni Novanta il ‘‘salvataggio’’ dei gessi lasciati da Giulio Cozzoli, che un gruppo di volontari di due associazioni culturali (Archeoclub d’Italia ed Eikon) aveva spostato, su richiesta di Maurangelo Cozzoli e con il sostegno dell’amministrazione comunale del tempo, dal sottotetto della Basilica della Madonna dei Martiri in una sede comunale. Sempre ad opera delle predette associazioni e dell’Amministrazione guidata da Guglielmo Minervini, la Deposizione era stata presentata per la prima volta alla città in una importante mostra, che scandagliava la genesi dell’opera e il suo contesto artistico. Sempre ad opera di un gruppo di associazioni culturali, sostenute questa volta dall’amministrazione Azzollini, in occasione del Cinquantenario della morte dell’artista veniva realizzata una importante mostra che presentava alla città la complessità dell’opera di Cozzoli e ospitava nella Fabbrica di San Domenico, insieme a disegni e bozzetti per la prima volta presentati in pubblico, anche la bellissima statua della Maddalena esclusa dalle processioni del sabato santo per gli abiti ‘‘succinti’’ con cui il Maestro l’aveva ideata. In quest’ultima occasione l’Amministrazione Comunale destinava ai gessi preparatori di varie opere, sottraendolo all’Archivio Storico Comunale, un grande ambiente voltato della Fabbrica e lo allestiva anche con elementi di arredo appositamente disegnati da un architetto scelto dalla famiglia Cozzoli, mentre la Deposizione veniva collocata nel chiostro. In seguito, su richiesta dei proprietari, il gruppo bronzeo veniva spostato all’interno della gipsoteca, per non esporlo all’azione degli agenti atmosferici. Le opere in tutti questi anni sono state liberamente fruite da centinaia di visitatori, dalle numerose scolaresche e dal folto pubblico che frequenta la Fabbrica di San Domenico, un polo culturale aperto tutto l’anno alle più svariate iniziative. Che accadrà dopo questo improvviso e inaspettato ‘‘trasloco’’ di tutte le opere e dei relativi supporti espositivi al Museo Diocesano? Abbiamo letto le dichiarazioni che il dott. Passerotti ha rilasciato alla stampa, relative alla temporaneità dello spostamento richiesto per una mostra tematica organizzata dal Museo Diocesano. Che cosa accadrà dopo l’iniziativa sicuramente prestigiosa e diqualità che il Museo Diocesano sta per offrire alla città? Generalmente per le mostre temporanee si prevede lo spostamento di pezzi individuati “ad hoc”. Nel nostro caso, a giudicare dall’imponenza dei mezzi che sono stati impiegati per il trasferimento dei gessi e del gruppo bronzeo, sembra trattarsi, invece, di un vero e proprio esodo dal pubblico al privato e, pur nel rispetto della libertà di scelta dei proprietari, questo esodo non ci piace, come non ci piacciono tutti gli esodi che non prevedano ritorni». L’Archeoclub d’Italia – sezione di Molfetta, tra le associazioni che hanno curato la creazione della Gipsoteca nella Fabbrica di San Domenico, in un comunicato firmato dalla presidente Angela Sciancalepore, ha rimarcato: «Con piacere apprendiamo che il Museo Diocesano sta allestendo una mostra su Giulio Cozzoli e che a tal fine sta raccogliendo le opere dello scultore. Anche alcuni gessi che erano stati depositati nel Deposito Comunale dei Beni Culturali, in gestione all’Archeoclub, sono stati riconsegnati alla proprietaria a questo scopo. Ci chiediamo però perché sia stata smantellata la gipsoteca Giulio Cozzoli in cui i gessi e la Deposizione erano esposti e valorizzati. Non poteva il Museo Diocesano usare la struttura pubblica della Gipsoteca come sezione decentrata della mostra, come di solito si fa? Il completo svuotamento della Gipsoteca e lo spostamento di un’opera monumentale come la Deposizione fanno pensare, più che a una mostra temporanea, a un trasferimento definitivo, e questa perdita per la struttura pubblica ha creato disappunto in tutti gli iscritti. La Associazione ha sempre sentito la Gipsoteca legata a sé, da quando, a metà degli anni Novanta, alcuni soci, insieme alla associazione Eikon, hanno letteralmente “salvato” molti bozzetti che si trovavano, quasi dimenticati, in locali sui tetti della Basilica Madonna dei Martiri. In seguito l’Archeoclub ha pubblicato un quaderno esplicativo e ha partecipato all’allestimento della Gipsoteca, struttura che ha garantito alle opere adeguata tutela e visibilità per tutti questi anni». Positivo, invece, il commento da parte della Fidapa – sezione di Molfetta, anch’essa tra le associazioni promotrici della gipsoteca: «Forse uno spostamento e la valorizzazione in un ambiente più qualificato potranno rendere più alto il livello della fruizione. Non che prima fosse trascurata, però pagare per ammirare e comprendere in un percorso chiaro migliora la percezione del Bene». La nota della presidente Caterina Roselli, a nome del direttivo, conclude: «La nostra posizione è favorevole purché migliori la conoscenza e la fruizione delle opere del Maestro Cozzoli. Comunque la famiglia, essendo proprietaria delle opere, può scegliere come meglio disporne». COME SI È GIUNTI A QUESTA SCELTA? Ma si tratta di un trasferimento temporaneo delle opere o di una loro nuova collocazione? Perché si è scelto di spostarle? Quali sono le prospettive di fruizione da parte della collettività? Quindici ha voluto verificare quale sia la reale situazione, e ha provato a fare il punto con Onofrio Grieco, responsabile della Soc. Coop. FeArT, il sodalizio che gestisce il Museo diocesano. Tutto sarebbe nato dalla volontà di celebrare il sessantesimo anniversario della morte dello scultore Cozzoli. Si è pensato, dunque, di creare un nuovo progetto di valorizzazione del suo genio. Era necessario rispondere alle richieste di tutela, di ordine e di garanzie legate al deposito delle opere (divise tra Gipsoteca, locali della Biblioteca Comunale e Deposito Comunale dei Beni Culturali) che, giustamente, proveniva dalla famiglia Cozzoli, proprietaria di tali opere. Ma sino a questo momento nulla era stato concretizzato. Preso atto della disponibilità del Museo diocesano a custodire adeguatamente le opere, è stato deciso il trasferimento che non è affatto legato alla mostra in corso in queste settimane. Nessuno dei bozzetti provenienti dalla Gipsoteca o dal Deposito Comunale dei Beni Culturali – fatta eccezione per quello del gruppo della Deposizione e per la prova di fusione del gruppo – è stato esposto. Già collocato nella nuova sede, invece, il gruppo bronzeo visibile da via Entica della Chiesa. «Questo grazie all’intervento di un benefattore, Giuseppe Piccininni – ha riferito Onofrio Grieco –. Piccininni, che per anni ha lavorato presso i Musei Vaticani, è un appassionato cultore dell’Arte. Ha acquistato un terreno confinante con la struttura museale e lo ha donato alla Diocesi, sostenendo anche i costi dei lavori per il nuovo allestimento. È stato, dunque, possibile ristrutturare l’ingresso del Museo, ampliando la cancellata». La Deposizione è stata esposta all’aperto, protetta dagli agenti atmosferici da una copertura volante triangolare. «L’esposizione all’aperto – ha aggiunto il dott. Grieco – è naturale per il bronzo». I bozzetti in gesso, invece, saranno catalogati e in seguito si provvederà a una loro adeguata collocazione. La collezione è di proprietà della famiglia Cozzoli che, dunque, ha la massima autonomia nelle scelte relative alle singole opere. L’auspicio, a questo punto, è che il suo trasferimento in una struttura privata possa garantire una costante tutela e una adeguata protezione che troppo spesso le tempistiche burocratiche e i vincoli procedurali non consentono a strutture pubbliche.

Autore: Isabella de Pinto
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