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Croce Italia la raccolta degli indumenti usati Dove fi niscono?
15 novembre 2010

Le due parole, scritte in rosso, intercalate da una “croce rossa” abbastanza stilizzata, sono la testata di un foglietto che periodicamente vediamo affi sso sul portone di casa. E’ un “invito” a donare: … indumenti, scarpe, borse, biancheria, tendaggi, lenzuola, BIGIOTTERIA!, OGGETTISTICA! (tutta roba in disuso però) in buono stato. Sono anni che troviamo questi foglietti e sono anni che forse la gente, per disfarsi con minimo disturbo di indumenti ed altro, “aderisce” a questa raccolta (tanto non costa nulla). Sul foglietto seguono ora e giorno della settimana in cui si farà il ritiro, con succinte istruzioni su come fare a depositare – perché vengano raccolti – gli articoli descritti. In piccolo, rispetto agli altri caratteri fi n qui stampati, veniamo avvisati che …la raccolta è fi nalizzata a iniziative di solidarietà (non meglio specifi cate e verso chi), con un suggestivo slogan che sembra scritto di pugno: … AIUTATECI AD AIUTARE. Infi ne, prima della “fi rma” in calce: “I volontari”, vi sono altre istruzioni in cui si specifi ca che il …Personale non è autorizzato ad accettare denaro ( e vorremmo proprio vedere), con l’esortazione che: …non si risponde di oggetti erroneamente inclusi nel sacco. E adesso viene la parte, diciamo così, uffi ciale e cioè il riferimento a normative di legge e “testi unici” nel rispetto dei quali viene eff ettuata la raccolta, con l’informazione che l’iniziativa non ha fi ni di lucro in base a ……(bla, bla, bla). Cerchiamo di analizzare il “documento” che sembra dire tanto, ma a noi sembra dire nulla! Infatti non c’è il benché minimo accenno a dove è la Sede di questa organizzazione, si tratta di una O.N.L.U.S.? non è specifi cato; e se sì, perché non viene citato insieme alla partita I.V.A. dell’Ente, alla sede legale, eventualmente al Rappresentante legale, ecc. ecc.?. Dal volantino sappiamo esattamente quali sono gli oggetti che interessano (purché siano in buono stato): ma per lo smaltimento di questi generi, esiste già un servizio, gestito dalla A.S.M. e cioè dei contenitori gialli con un’apertura particolare che dovrebbe consentire solamente l’inserimento dei generi di cui disfarsi, anche se le cronache ci raccontano di tentativi a volte con esiti infelici, di “pesca” di indumenti fatta da extracomunitari e/o indigenti che cercano così di costituirsi un guardaroba, pescando pericolosamente attraverso l’apertura di inserimento. La prima questione che ci viene in mente è: questa raccolta è un’azione complementare al servizio uffi cialmente gestito dall’A.S.M.?; e se sì, perché nel bel volantino (stampato in due colori, su carta relativamente pregiata che, dato il numero distribuito, devono costituire un certo costo, a carico di “Croce Italia”) non viene specifi cato?. Anche l’organizzazione deve avere un costo mica male: viene impiegato personale e mezzi sia per l’affi ssione dei volantini, sia per la raccolta e, presumiamo noi, per la cernita di quanto raccolto. Sono Volontari, ma vedendoli a volte affi ggere i manifestini e ritirare i sacchetti, costoro non mi pare esibiscano dei badge di riconoscimento, previsti dalle norme vigenti. Tempo fa, sui manifestini era citato l’obiettivo di questa raccolta; se non ricordiamo male, il ricavato della raccolta medesima, serviva (a detta di “Croce Italia”, con allora sede a Monopoli) all’acquisto di un’ambulanza per non si sa quale Organizzazione. Adesso non c’è più traccia di quest’obiettivo, dunque, in che modo costoro aiutano? E’ lecito domandarselo. Venendo infi ne alla parte normativa che regolamenta la raccolta e che è citata nella parte bassa del volantino, osserviamo che si fa riferimento al fatto che : …la raccolta viene eff ettuata nel rispetto dell’art. 3 comma 7 del 18.11.1981 la (il) quale (sembra) abroga l’art. 156 T.U.L.P.S. del 18.06.1931 n.173. Abbiamo tentato di capire che cosa prevede (sic) …art. 3 comma 7 del 18/11/1981 che abroga l’art. 156 T.U.L.P.S. del 18/06/1931 N° 173 (si avete capito bene: un T.U. del 1931, per fortuna abrogato da non si capisce bene quale legge del 1981 – la 173? Mah!) . Da quel che risulta, qui forse c’è un po’ di confusione: il R.D. 773 del 18/06/1931 sembra rappresentare il T.U.L.P.S. (in termini generali, cioè dice tutto e niente perche può avere applicazione praticamente sull’espletamento di tutte le attività). Questa raccolta che viene portata a termine regolarmente - fatti salvi gli obiettivi, si spera “umanitari”, che dovrebbero promuoverla – desta non poche perplessità. Perplessità legate a un generico invito ad aiutare …CHI? - Immigrati, indigenti, famiglie in gravi diffi coltà economiche, mendicanti; ed attraverso quali metodi? - Distribuiscono (dove?) indumenti, lenzuola, BIGIOTTERIA, OGGETTISTICA (ai poveretti che non hanno di che sfamarsi); - l’aiuto viene reso consegnando gli articoli “raccolti” oppure, coperti i “costi”di gestione, distribuendo il ricavato della loro alienazione/vendita?. Negli anni scorsi esisteva, almeno al Sud, la fi gura mitica del “robivecchio” ambulante, (alcune mamme ricorrevano a questa “fi gura” quale mezzo per calmare gli spiriti dei bambini particolarmente turbolenti) cioè commercianti abusivi che scambiavano articoli per la casa (pentole, scope, bacinelle e secchi di plastica) contro indumenti di lana o misto lana che rivendevano alle industrie tessili e che, trattati con acidi, questi ultimi, fornivano pura lana “riciclata” che alimentava la fi liera dei tessuti e delle confezioni. Questo scambio, costituiva il reddito per la famiglia del “robivecchio”. Quindi ancorché trattarsi di una attività non proprio lecita, era fi nalizzata ad uno scopo degno: il sostentamento familiare. Insomma, le perplessità non mancano; per cui vorremmo invitare i “benefattori” a una maggiore trasparenza sia delle fi nalità, sia delle modalità, sia delle normative nel rispetto delle quali si raccoglie e si… AIUTA.

Autore: Tommaso Gaudio
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