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Covid, caos al centro vaccinale di Molfetta: rimandati a casa 20 cittadini dopo 4 ore di coda. Una lettrice scrive a “Quindici” e al sindaco
L'hub di Molfetta con le code di qualche giorno fa
17 aprile 2021

 MOLFETTA – Ancora caos organizzativo all’hub vaccinale di Molfetta allo stadio “Cozzoli”. Come “Quindici” ha riportato altre volte, la gente è costretta a fare file di ore in attesa del vaccino anti Covid e al termine della coda rischia anche di tornare indietro a casa, senza aver ottenuto l’inoculazione.

E’ accaduto ieri, come ci hanno segnalato alcuni lettori (sono le testimonianze dirette quelle che fanno la differenza dai comunicati ufficiali che nascondono le criticità di un sistema che non si riesce a mettere a punto: colpa della Asl? Colpa del Comune?)

«Ieri pomeriggio dopo 4 ore di fila al freddo – racconta una lettrice a “Quindici” - eravamo arrivati alla porta di ingresso dell’hub e la dottoressa ci ha chiuso la porta perché mancavano 20 minuti alla chiusura, non era problema di dosi, ma soltanto di fine turno degli infermieri. Una decisione arbitraria in quanto eravamo soltanto 20 e tutti ultra sessantenni.
La confusione si è creata tra riservisti e non, anche perché ai riservisti era stato assicurato che sarebbero stati vaccinati, poi, in corso d’opera sono cambiate le regole: assurdo! Non si possono cambiare le regole giorno per giorno o addirittura ora per ora. Né tantomeno cacciare quelli che hanno fatto 4 ore di coda in piedi (e tra l’altro nessuno ha controllato, ma c’era gente senza mascherina e si sono creati assembramenti). Se la gente viene fatta entrare, ha il diritto di rimanere fino alla fine (accade in tutti gli uffici pubblici banche, poste, ecc.). Se non si è capaci di organizzare un servizio, meglio lasciare».

La signora ha anche scritto al sindaco di Molfetta: «Gentile Sindaco Tommaso Minervini, volevo segnalarle un'incresciosa situazione verificatasi all'hub vaccinale di Molfetta questa sera. Oltre 20 cittadini molfettesi ultra sessantenni ai quali era stata comunicata la disponibilità del vaccino, dopo ore di fila sono stati invitati ad andare via dalla sede per l'approssimarsi dell'orario di chiusura. Ritiene che sia accettabile un comportamento del genere difronte a persone che hanno atteso oltre 3 ore?».

La cosa più grave è che ci fossero ancora dosi disponibili (che probabilmente saranno andate perdute) quando si trattava di vaccinare appena 20 persone. Il presidente della Regione Michele Emiliano che attacca i giornalisti quando lo criticano, conosce la situazione di Molfetta? Il direttore generale della Asl è al corrente di come funzionano gli hub vaccinali periferici o la sua attenzione è rivolta solo al Policlinico e all’hub della Fiera del Levante?

Come mai il sindaco di Molfetta abituato a vantare nei suoi comunicati la rapidità nelle vaccinazioni (quasi 500 al giorno) non dice che, in realtà, non si trovano 15 minuti per vaccinare appena 20 cittadini?

Dobbiamo credere che si tratti solo di propaganda? Secondo noi siamo solo di fronte ad una incapacità organizzativa, che alla fine genera il caos. Cosa sarebbe accaduto se i 20 cittadini si fossero ribellati? Ma non si può abusare della pazienza e del senso di responsabilità della gente. Quando il sindaco invita i cittadini alla responsabilità, dovrebbe cominciare a chiederla a chi opera in questo servizio. Ci dispiace dirlo, ma con maggiore attenzione e rispetto delle regole (fissate dal governatore Emiliano) si potrebbero velocizzare realmente le operazioni di vaccino, senza confusione e soprattutto senza sprechi. Basterebbe solo quell’organizzazione che sembra mancare, come denunciano i cittadini.

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Premesso che di coraggio civile ne ho a sufficienza, come sanno tutti coloro che conoscono me e il mio lavoro, non ho alcuna difficoltà a pubblicare questo suo commento (come abbiamo pubblicato il commento della nostra lettrice, perché diamo voce a tutti), anche perché mi offre l’occasione di spiegare alcune cose. Tra l’altro, forse le è sfuggito, ma la stessa lettera della signora in questione, è stata pubblicata anche da un altro sito on line, con l’aggiunta di commenti non proprio lusinghieri. Quindi le critiche non sono venute solo da “Quindici”. Va detto subito che nessuno vuole “infangare” un lavoro che va invece apprezzato, né tantomeno le persone che lo svolgono, che vanno elogiate, soprattutto perché, per molti di loro, si tratta di volontariato. Intanto mi sembra evidente che l’articolo è stato pubblicato prima della mia “visita esplorativa” come la chiama lei, all’hub vaccinale, che, credo, debba farle piacere perché sono venuto personalmente a constatare la situazione per verificare quante delle affermazioni fatte dalla signora e da altri lettori, fosse fondato. Dopo la mia “esplorazione” e dopo aver constatato e apprezzato il funzionamento del servizio e degli operatori sanitari, dei volontari e della polizia locale, alla quale va attribuito quantomeno l’oscar della pazienza per la capacità di resistere e rispondere a cittadini spesso (anche a torto) esasperati, avevo già deciso (e lo farò nelle prossime ore) di scrivere un altro articolo per evidenziare le positività, ma anche le criticità, non per “infangare”, come dice lei con un termine, mi consenta, eccessivo e inappropriato, ma per contribuire a migliorare il servizio come osservatore esterno. Fa parte del mio lavoro. Pienamente d’accordo con lei sulla necessità di mettersi in coda e di rispettare il turno, il distanziamento e quant’altro. Ma quello che l’articolo metteva in evidenza e che forse a lei è sfuggito, non era la critica agli operatori presi singolarmente, bensì all’organizzazione complessiva. Ecco perché ho voluto verificare di persona. L’altra osservazione che si faceva nell’articolo, era relativa al fatto che non si potevano mandare via 20 persone dopo averle fatte entrare. Bastava lasciarle fuori come è avvenuto, giustamente, ieri. Ma se erano già dentro, come avviene in tutti gli uffici pubblici, va esaurita la coda. Nessuna banca, nessun ufficio postale o dell’agenzia delle entrate, manda via la gente che è stata fatta entrare prima. Evidentemente, per un difetto di organizzazione, è stato calcolato male il tempo necessario ad esaurire le inoculazioni. Conclusioni: noi prima di scrivere, ci informiamo, anche quando pubblichiamo commenti di lettori, soprattutto quando conosciamo le persone che li fanno e la loro affidabilità. Poi ho anche fatto una verifica personalmente (non ho inviato un mio collaboratore), ho rilevato un perfetta organizzazione interna e di questo le va dato atto e una disorganizzazione esterna. Ho fatto perfino da… cavia, come riservista, facendo la coda per vaccinarmi e seguire tutte le fasi dell’operazione. Lei mi ha fatto giustamente rilevare che le disposizioni su prenotazioni, precedenze e turni vengono fissate dalla Regione (che ha fatto anch’essa un po’ di pasticci, con buona pace del presidente Emiliano che, invece, di ammettere gli errori, se l’è presa con i giornalisti: troppo facile, ma assolutamente inutile quando i fatti dimostrano il contrario). Ma l’organizzazione esterna dipende dagli operatori locali (Comune e Polizia urbana). Ecco perché ci permettiamo (fa parte del nostro lavoro) di offrire qualche suggerimento al sindaco Minervini e al comandante della polizia locale Aloia. Per evitare confusione, occorre dare un’informazione precisa ai cittadini, non generica come quella semplicistica di rispettare le prenotazioni. Altrimenti che senso avrebbe l’invito a presentarsi fino a esaurimento delle dosi, di fronte alla rinuncia di molti prenotati? Basterebbe fare due file, utilizzando le transenne (e ce ne sono tante) in modo tale da consentire il passaggio di una sola persona per volta, sia fra i prenotati, sia fra i cosiddetti riservisti. E provvedere (questo tocca alla polizia locale, non a lei, né agli operatori sanitari o ai volontari) a mantenere il distanziamento, aumentando di due unità gli agenti. Gli inviti verbali non servono a nulla e si è visto. Poi, esauriti i prenotati, provvedere a far entrare i riservisti sulla base dell’età (non è sufficiente, come ha fatto lei, dire, ai cittadini in attesa, che devono entrare solo gli ultra settantenni: la gente non rispetta le regole), controllando i documenti all’ingresso, non all’interno, come voleva fare qualche agente. Distribuire numeri di prenotazione a chi si fa avanti, non funziona, perché anche ieri abbiamo visto i soliti “furbetti” che hanno saltato la fila, pur non avendo l’età prevista. Perciò, dott.ssa Azzollini, nel ringraziarla per i chiarimenti che ieri mi ha gentilmente fornito durante la mia visita all’hub, non prenda il cattivo esempio da Emiliano o da Lopalco, che spostano il tiro sui giornalisti, e su argomenti diversi. E’ troppo facile, ma non funziona. Basta organizzare meglio il servizio esterno, anche attraverso una comunicazione chiara ed efficace (cosa non avvenuta), spiegando ai cittadini che è inutile recarsi all’hub alle 14 per aspettare fino alle 18, in piedi e al freddo, ma andare alle 18 quando si sono esaurite le liste dei prenotati e si possono calcolare le persone ultra settantenni che vanno vaccinate. E’ così semplice, ma forse la difficoltà di comunicazione, fa diventare complicate anche le cose che non lo sono. Ognuno dovrebbe sforzarsi di fare il proprio mestiere al servizio degli altri. Cordiali saluti, buon lavoro e grazie per quello che fate. Felice de Sanctis direttore di “Quindici”
Dott. De Santis, ha scritto questo articolo prima o dopo la sua visita "esplorativa" all''hub di Molfetta? Prima di infangare il lavoro di operatori sanitari e volontari che da più di un anno sono indefessamente al servizio della popolazione lei dovrebbe informarsi e schiarire le idee e non pubblicare articoli di questo tenore! Vi sono diritti del cittadino (fra cui quello di mettersi in coda per ore al freddo sperando e non avendo certezza di ricevere il vaccino in quanto non compreso nella prenotazione giornaliera) e diritti degli operatori di rientrare a casa al termine della giornata lavorativa ( spesso di 12 ore). In quanto al caos, quello lo provoca la gente e non l''hub. Continuamo a chiedere il distanziamento ed il rispetto delle norme ma sembra di parlare al vuoto. Nel caso specifico, dopo aver esaurito in anticipo le prenotazioni cup, a mezz''ora dalla chiusura ho fatto distribuire dalla polizia locale 30 numeri di prenotazione per over70 in coda non prenotati. Ho avvisato che sarebbero stati gli ultimi 30 vaccinati della giornata vista l''ora e la fine del turno degli infermieri e dei medici. Altri hanno pervicacemente e testardamente continuato a sostare fuori. La signora che ha elevato questa vibrante protesta era tra questi. Non era in prenotazione, era stata avvisata dell''inutile attesa ed è rimasta a sua esclusiva decisione. Non mi aspetto riconoscenza, ma il rispetto per gli operatori del mio staff è dovuto! Conclusione: prima di scrivere si informi. Spero lei abbia il coraggio civile di pubblicare questa mia nota. Cordialità


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