Con il convegno sulla Costituzione italiana e sul dialogo con le altre culture ha avuto luogo una tre-giorni con cui l'istituto professionale alberghiero di Molfetta (Ipssar) ha celebrato anche quest'anno le Giornate dell'arte e della creatività studentesca. Nell'auditorium Regina Pacis, alla Parrocchia Madonna della Pace, alla presenza degli studenti di altre scuole accompagnati dai loro docenti e dirigenti scolastici, si sono succeduti al microfono il dott. Ruggiero Francavilla, vice direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Puglia, e i docenti universitari prof.ssa Franca Pinto Minerva, preside della facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Foggia, e prof. Vincenzo Robles docente di Storia Contemporanea all'Università di Foggia, i quali hanno accompagnato cinque dottoresse neolaureate presso la loro Università (quattro di etnia curdo-irachena, Jihan Abdulla Mohammad, Abdulla Beshkush Jafar, Nirouj Moustafa Ahmed, Hassan Avan Abdulla, Husein Samrand Hama Amin, e una di nazionalità ucraina, Svitlana Shvets), che per certi versi hanno rappresentato il contributo più prezioso. Presenti anche i due politici di spicco della città di Molfetta, l'assessore regionale alla Trasparenza, Guglielmo Minervini e il neoeletto senatore della Repubblica e sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini. Minervini, ha parlato di “scelta coraggiosa, quella di guardare in faccia la Costituzione, che è una visione della società, c'è la persona, c'è l'idea dello stare insieme, del realizzare il meglio per sé stessi, c'è un dovere inderogabile di solidarietà, dell'agire verso l'altro”. L'assessore regionale ha successivamente fatto accenno a quelle che erano le condizioni sociali in cui la Costituzione della Repubblica Italiana prese vita: “la Costituzione fu scritta dopo una pagina triste della nostra storia. Vale ancora? Sicuramente i padri costituenti avrebbero moltissimo da dire anche sui nostri tempi”. Il sindaco sen. Antonio Azzollini, intervenuto subito dopo il commento delle dottoresse, ha affermato come i diritti della persona “passino attraverso una modernizzazione anche della scuola, che permette di conoscere le proprie radici, una conoscenza indispensabile nell'incontro tra identità diverse in cui ciascuno esprime ciò che è”. E ancora: “nella scuola è perfetto pensare al passato, ma bisogna integrare con il futuro: tutti i popoli in ascesa hanno bisogno di radici, e l'incontro tra radici diverse non può diventare una torre di Babele. Serve inculcare una profonda conoscenza della propria identità, e la sfida diventa l'incontro in cui ciascuno esprime la propria identità”. A presiedere la conferenza il dott. Ruggiero Francavilla: “la giornata di oggi è la dimostrazione che in un istituto professionale è possibile andare al di là di quello che è il senso comune su questo tipo di istruzione. La mobilità delle persone, la nuova società di tipo multietnico pone in stretta attualità i doveri che l'articolo 2 della Costituzione afferma”. Francavilla, dopo una breve analisi sui numeri della presenza di studenti italiani nelle varie regioni (Puglia quasi fanalino di coda, con l'1,3%; niente a che vedere, ad esempio, con l'Emilia Romagna, prima in assoluto), l'80% dei quali nel settore dell'istruzione tecnica e professionale, ha ceduto alla parola al prof. Robles, che, parlando della presenza di pugliesi all'interno della assemblea costituente, ha fatto riecheggiare nella sala le parole di alcuni di questi padri costituenti di origine pugliese, tra i quali, soprattutto, Aldo Moro e Giuseppe Di Vittorio, costruendo un ideale ponte dai giorni nostri a quel periodo, giugno '46 – dicembre '47, difficile ma ricco di speranze e di sguardi verso il futuro. Da Aldo Moro: “l'educazione è lo sviluppo della propria personalità, lo sviluppo del proprio io, il suo primo senso sta nella attuazione della propria personalità nelle proprie esigenze spirituali e morali”. Il confronto con una incipiente guerra fredda, l'esigenza di una realtà come gli Stati Uniti d'Europa, l'importanza della famiglia, la necessità di posizioni mediate per coprire le più larghe idee presenti nel Paese, sono invece alcuni punti della lettura dell'intervento di Giuseppe Di Vittorio, finalizzata anche questa alle considerazioni del prof. Robles: “a Montecitorio, dal giugno del 1946 al dicembre del 1947, i nostri rappresentanti non furono semplici spettatori, ma, tutti mossi dall'amore per la propria terra, fecero conoscere la voce del Sud. Erano avvocati, professori, medici, ma anche lavoratori dell'industria e della terra. Trentuno rappresentanti pugliesi seppero esprimere l'attaccamento alla gente e ai problemi della società pugliese: dodici erano della Democrazia Cristiana, come sei del Partito Comunista. Era lo specchio di una differente posizione ideologica, eppure tutti seppero far conoscere le ricchezze e le miserie della loro terra”. “Il passato va ricordato”, ha continuato Robles, “per avvicinare i cittadini alla costituzione; il suo studio ci permette di conoscere origini, perplessità, discussioni e attese della gente di Puglia, tra le quali, ad esempio, la proposta di divisione della Puglia in tre regioni. I pugliesi sono stati architetti della democrazia”. E' stata poi la volta delle dottoresse ospiti, che hanno parlato della loro terra, delle loro identità e in particolar modo, nel caso delle ragazze irachene, delle contraddizioni di una neonata Costituzione incapace di tradursi, all'atto pratico, nella realtà: un documento in cui finalmente per la popolazione della culla dell'umanità sono sanciti diritti umani, libertà di stampa e uguaglianza dei sessi, ma, come dicono “la realtà è un'altra cosa. Le donne irachene sono più attive che mai, ma per la strada ci sono ancora le milizie, e non sempre si può godere di questa libertà costituzionale, anche se la nostra Costituzione si ispira a quelle dei paesi democratici”. La dottoressa ucraina, Svitlana Shvets, ha invece fatto una rapida carrellata della storia recente del suo paese, con le difficoltà dell'uscita da una dittatura, sommate a quelle di una uscita da una Federazione come l'ex Unione Sovietica: “nelle scuole sovietiche si studiava il russo, e quella ucraina era la seconda lingua. Oggi i nostri genitori non conoscono la lingua ucraina, in un paese in cui si parla anche il polacco. Ancora non sono scomparsi conflitti di religione per la strada, e la situazione è sfavorevole per adulti, bambini e anziani”. Subito dopo il loro intervento è stata la prof. ssa Pinto Minerva a parlare di confronto tra le diversità, arricchimento nell'altro, abbattimento dei pregiudizi etnici, e dell'esigenza di un confronto continuo, di un piccolo punto di partenza (a tal proposito, la prof. Pinto Minerva ha anche fatto riferimento al celebre “effetto farfalla”, secondo il quale il battito di un'ala di farfalla in Asia può scatenare una tempesta in America: insomma, per il confronto basta poco, se ve ne è volontà) prima che il prof. Francavilla di nuovo chiudesse l'ideale cerchio tirando le somme su quelle che sono le norme della Costituzione che interessano i diritti umani, e su come la scuola può e deve comportarsi a proposito, grazie anche ad una continuità nei programmi ministeriali di cui Francavilla lamenta la mancanza, non risparmiando una stoccata al sistema attuale per cui “al succedersi di ogni ministro della Pubblica Istruzione, si ricomincia tutto daccapo”.
Autore: Vincenzo Azzollini