Corridoio 8: il DPEF dà alla Puglia nuove speranze
MOLFETTA – 23.7.2003
Tutte le strade portano ad est: è il nuovo impulso italiano ai modelli di sviluppo economico-infrastrutturale europeo. A spostare l'attenzione dal centrismo dell'epoca romanica ad un panorama più paneuropeo, è questa volta il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2004-2007 (DPEF). Il documento apre una nuova stagione di dialogo sociale e istituzionale, mirata a realizzare riforme strutturali per uno sviluppo sostenuto e duraturo del nostro Paese. Ed è proprio in questo senso che, avendo posto l'attenzione sull'allargamento dell'Unione Europea, esso prevede (al capitolo III) uno spostamento dei traffici commerciali d'Europa verso Est. Di qui l'importanza del corridoio 8.
Nella guerra dei corridoi, si intravedono questa volta spiragli di luce più intensi, che oltrepassano il ricco elenco di freni, ritardi e opposizioni alla rete adriatica infraeuropea. Ovviamente, le caratteristiche peculiari di questo piano di lavoro non escludono sfide e responsabilità emblematiche. Per dare sollievo a qualche pugliese un po' smarrito, un po' sfiduciato, sulla credibilità di completamento della rete intermodale adriatica, “farei storia” anzitutto sulle macchinose difficoltà che hanno reso inattuabile la realizzazione del progetto nel breve periodo.
Quella del corridoio 8, infatti, è un'idea sì importante, ma altresì di difficile attuazione, poiché vede coinvolti Stati che, tra loro, hanno fatto della guerra e delle ostilità l'unico motivo di scambio relazionale. La vera ragione di così ampi ritardi fa a capo, quindi, ad osservazioni politiche ancor prima che economico-finanziarie.
Il 30 giugno scorso è stato presentato a Bruxelles il rapporto Van Miert: una relazione che prospetta le pianificazioni prioritarie e i corridoi sui quali si dovranno concentrare gli sforzi e gli investimenti nella nuova Europa a 25. Nei 20 progetti presentati è chiara la presenza delle quattro opere made in Italy inserite nella lista 1 (da attivare, cioè, entro il 2010) quali: il ponte sullo stretto di Messina, l'estensione del corridoio europeo 5, l'asse ferroviario Genova-Rotterdam e quello del Brennero-Napoli. Nessuna citazione, invece, sul corridoio più caro alla Puglia, il numero 8, inserito solo nella lista 3 (altri importanti progetti per la coesione territoriale), e da completare entro il 2020. La versione finale del Piano porta, inoltre, anche una prima traduzione dei costi dei progetti inseriti nell'elenco, che ammonta a 200 miliardi (per i progetti delle liste 1, 2 e 3), sommati ai 67 miliardi della lista 0 (vecchi progetti del Piano Delors non ancora completati).
Ma, l'esclusione di un interesse più vivo per il corridoio 8 non può assolutamente portare alla conclusione di una suddivisione dei progetti in “serie A” o “serie Z”. La questione, come già anticipato, fa parte di una strategia complessiva europea abbastanza tortuosa. L'immobilismo non risponde ad una politica di disinteresse nazionale, bensì a svariati freni provenienti dai diversi Stati coinvolti nel programma. Il corridoio 8 è quello più difficile da realizzare giacché gran parte del suo tracciato è da costruire ex novo. Al momento, infatti, non esiste un collegamento ferroviario tra Albania e Macedonia, e tra quest'ultima e la Bulgaria. Se si tiene conto, inoltre, che bisogna creare un percorso di 80 km di tracciato su rotaia (960 km in totale) in zone montagnose, meglio si comprendono i primi rallentamenti a livello impiantistico. Idem per i percorsi stradali (1270 km in totale), purtroppo non facilmente transitabili. In più i Paesi balcanici interessati sembrano piuttosto restii ad intraprendere discorsi di cooperazione internazionale, sapendo che esiste una massiccia concorrenza di altre reti, presenti in quell'area, che raggruppa un minor numero di Stati su progettazioni molto simili a quelle del corridoio 8. Alcuni campioni sono, per esempio, la vecchia via Egnatia che collega la Grecia alla Turchia con reti che trasportano petrolio e gas dalla regione caspica all'Europa (i cui finanziamenti arrivano, in parte, dalla stessa Europa); la linea ferroviaria Istanbul-Salonicco; il gasdotto Grecia nordoccidentale-Elbasan; il gasdotto transmediterraneo verso l'Italia dalle risorse algerine, e così via.
Larga parte dei ritardi nella realizzazione delle reti, va poi imputata anche alla carenza di risorse finanziarie. La particolare natura di questi investimenti richiede, infatti, una forte complicità di bilanci nazionali e comunitari. La Macedonia ha alcune difficoltà nel garantire gli investimenti, mentre le istituzioni finanziarie internazionali non si aprono molto su questa via di comunicazione. A livello europeo, invece, tra le novità del rapporto Van Miert, compare un capitolo dedicato alle modalità di finanziamento delle grandi opere, che contemplerebbe addirittura la proposta di costituzione di un Fondo europeo pubblico/privato.
Un'iniziativa che va affiancata a quella già contenuta nella legge 84, del 21 marzo 2001, che istituisce un Segretariato permanente sui fondi di competenza del ministero delle Attività Produttive. Una proposta che permetterà di assistere gli Stati membri nella definizione dei progetti legati al corridoio 8, e che mirerà all'ottenimento di finanziamenti dall'Unione Europea e da altri organismi internazionali.
Luci e ombre? Preferirei concludere su un dato certo: oggi l'Italia rappresenta l'attore commerciale più dinamico e attivo dell'area balcanica, e il corridoio paneuropeo 8 resta la colonna portante dell'allargamento della comunità ad est. Esso ha solo bisogno di saldare le differenti contingenze storiche e infrastrutturale, per mirare ad uno sviluppo economico-sociale stabile, duraturo e sicuro.
D'altronde, il più meridionale dei corridoi orizzontali paneuropei mira ad est, punto cardinale dove sorge il sole. Esso farà quindi levare un disegno intramontabile del nuovo planning infrastrutturale tutto pugliese, togliendo il Mezzogiorno dall'isolamento geografico, valorizzando le potenzialità portuali e proiettando la Puglia verso mercati esteri in espansione. Impugniamo allora questa causa e facciamo del corridoio il nuovo slogan di sviluppo commerciale della Puglia, aldilà degli ostacoli e difficoltà d'assolvimento.
Al via, allora, ad un'attenta collaborazione tra gli Stati coinvolti nel progetto paneuropeo, perché la solidarietà e l'impegno comune rappresentano i soli garanti governativi in grado di costituire l'obiettivo essenziale di qualunque forma d'integrazione.
Lucrezia Pagano