Continua il rapporto con Salvemini
Caro Direttore del periodico ''Quindici", ho letto con interesse il numero dedicato alla emigrazione intellettuale e anche la lettera di Walter Sorelli da Brescia. L'idea delle doppie radici mi interessa, ora che sto vivendo la cosa personalmente. Mi è venuta subito in mente una lettera di Gaetano Salvemini, scritta da S. Marcello Pistoiese nel lontano 1911 ed ancora di grande attualità. (1)
La lettera era indirizzata al giovane Giacinto Panunzio, che era appena laureato e che poi divenne il maestro di mio marito Giovanni e di tanti altri. Salvemini scriveva: "Capisco che tu debba aver voglia di uscire da Molfetta, dove si muore d'asfissia intellettuale e morale. Ma non devi dimenticare il tuo paese. Devi ritornarci spesso e devi agire in esso. Non si ha il diritto di disertare così. Bisognerebbe fare una associazione di tutti i molfettesi espatriati, impegnandoci tutti a stare a Molfetta almeno un mese all'anno, e formare un nuovo partito di esuli che sono stati cacciati dalla patria, ma vi ritomano per ripulirla e conquistarla".
Poco prima il Maestro aveva tracciato un programma di lavoro: "Hai tentato una biblioteca popolare. Non ci sei riuscito. Ebbene, ritorna a tentare. Le leghe (2) vanno male. Occupati tu di una di esse e andrà meglio. Ci sono a Molfetta due uomini intellettualmente e moralmente superiori: Francesco Picca e Adelchi Valente. Và a passare qualche ora con loro ogni giorno e discutete insieme quel che c'è da fare giorno per giorno... Anche se non riuscirete a non conchiudere nulla, sarete almeno in tre a non conchiudere nulla. Ci sarà a "Molfetta un gruppo di tre galantuomini che un giorno forse troveranno la presa con la realtà. Studiare problemi concreti e prepararne le soluzioni ideali. Associarsi con gli uomini omogenei per qualità morali, sia pure senza scopi pratici immediati, ma solo per trovarsi insieme e scambiare le idee.
Dove ci sono gruppi di uomini che vogliono agire in comune, venire a contatto con essi, senza illudersi molto sulle loro capacità di bene, ma cercare di ottenere da essi tutto il bene che possono.
Ecco il nostro dovere".
In altra parte della lettera si parla della situazione politica pugliese, ma su ciò potremo sentirci in un'altra occasione.
Ho appreso con dispiacere che il tuo lavoro di giornalista dà fastidio a qualcuno. Ti auguro di superare con fermezza e serenità questo difficile momento. Con stima e solidarietà.
Liliana Minervini Gadaleta
S. Mauro Torinese, 4 novembre 2005
(1) La lettera è pubblicata nel volume GAETANO SALVEMINI - CORRISPONDENZE PUGLIESI - a cura di Pasquale Minervini, prefazione di Raffaele Colapietra - Centro Studi molfettesi - Mezzina, Molfetta, 1990, pag. 101.
(2) Le leghe erano a quei tempi associazioni di categoria: cavamonti, pastai, pescatori, ecc.
Grazie anche a lei, soprattutto perché ricorda le parole di Salvemini che sono più che mai attuali. Ai suoi insegnamenti ci siamo sempre ispirati (e la presenza del grande storico antifascista molfettese nelle nostre pagine, ne è una conferma), perché riteniamo che questa città e soprattutto i suoi figli, meritino un destino molto migliore di quello al quale vogliono ridurla personaggi che oggi sono al centro della cronaca politica e, ahimè, anche giudiziaria.