Conoscere la storia per capire e non commettere gli stessi errori. Interessante convegno sull'Olocausto degli Eredi della Storia di Molfetta
MOLFETTA - Spesso la storia non la si conosce e questo porta a fare errori di valutazione e a non comprendere le ragioni e le conseguenze che hanno determinato un avvenimento di portata mondiale. Proprio sui tanti “perché?” che condussero alla quasi totale eliminazione degli Ebrei, si sono interrogate le Associazioni combattentistiche e d’Arma, che hanno organizzato un interessante e molto partecipato convegno su: “ Le ragioni dell’Olocausto”. In occasione della Giornata della Memoria, presso la Fabbrica di San Domenico, ne hanno discusso il prof. Giuseppe Maria Mezzina, ricercatore storico Associazione Nazionale Combattenti e Reduci; il prof. Angelantonio Spagnoletti, docente di storia dell’Università di Bari e il dott. Michele Spadavecchia, presidente dell’ Associazione Eredi della Storia. Fra i presenti in rappresentanza del Comando Esercito di Bari, il tenente colonnello Dell’Olio e il maggiore Lastella, oltre a docenti, studenti e tanti cittadini.
Il prof. Spagnoletti ha inquadrato l’Europa cristiana iniziando dal 1492, data più nota per la scoperta dell’America e meno per il decreto di espulsione dalla Spagna per gli Ebrei. Ha poi effettuato un excursus storico sugli Ebrei che erano protetti per lo stato di inferiorità. Gli Ebrei si occupavano di prestare soldi ed erano molto abili nel settore del commercio. Ha poi esaminato dicerie e falsi storici legati a questo popolo, raccontando episodi di protezione che si accompagnavano ad altri di violenza. Si è poi parlato di espulsione; molti si rifugiarono, dopo essere stati cacciati dalla Spagna, in Puglia e diedero vita ad importanti comunità come quella di Trani. Altri si erano insediati anche a Molfetta, Bitonto, Oria ed Altamura. Gli Ebrei sono poi definitivamente espulsi dall’Italia meridionale, trasferendosi nell’ impero ottomano. Si è poi parlato della nascita dei monti di Pietà, della creazione dei ghetti nelle grandi città, delle discriminazioni che erano costretti a subire sino all’editto di emancipazione ed uguaglianza di Giuseppe II d’Austria nel ‘700. A questo punto la parola passa al dott. Michele Spadavecchia che conduce gli astanti alla conoscenza di un movimento culturale condotto dalle teoria antisemitiche e razziali di un filosofo francese, il conte Joseph Arthur de Gobineau Personaggio cosmopolita, viaggiatore; nella sua lunga carriera fu ambasciatore in Persia, Grecia, Brasile e Svezia. È passato alla storia per essere stato l'ispiratore di tutte le teorie razziste europee del XIX secolo.
Deve infatti la notorietà alla sua opera “Essai sur l'inégalité des races humaines” (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane), pubblicato per la prima volta nel 1853-54 in 500 copie (a spese dell'autore), che si pone tra i testi basilari del pensiero razzista contemporaneo.
Egli indica la razza bianca (o ariana) come superiore alle altre in quanto incarna le virtù della nobiltà e i valori aristocratici, e sarebbe invece contraddistinta dal suo amore per la libertà, per l'onore e per la spiritualità. Mentre alla fine dell’800 e durante gli inizi del ‘900 Houston Stuart Chamberlain, scrittore e filosofo britannico naturalizzato tedesco, vissuto principalmente in Austria e in Germania, noto per gli scritti che, sulla scia del pensiero di Joseph Arthur de Gobineau, ribadiva, sviluppava ed esaltava il concetto di razza ariana.
Secondo Chamberlain questa razza trovava i suoi più autentici rappresentanti nei popoli di etnia germanica, predestinati a governare l'Europa. A Vienna il suo lavoro più importante, “Die Grundlagen des neunzehnten Jahrhunderts” ("I fondamenti del diciannovesimo secolo"), ispirò successivamente l'ideologia del Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler. La pubblicazione de "Le basi del diciannovesimo secolo" rese subito famoso Chamberlain in Germania. Addirittura entusiasta ne fu il Kaiser, Guglielmo II, che divenne ben presto amico dello scrittore, conferendogli persino la Croce di Ferro dopo che questi si era naturalizzato cittadino tedesco nel 1916. Durante il Terzo Reich le teorie di Chamberlain sulla supremazia razziale della Germania e dei tedeschi furono fatte proprie dai nazisti. Ecco spiegato uno dei tanti “perché” … l’inserimento di questi concetti assurdi nella cultura e nella manipolazione delle menti del tedesco dell’alta e media borghesia e dell’aristocrazia, nelle aule universitarie, negli istituti scolastici e nelle organizzazioni ufficiali del partito delegate all’educazione delle giovani generazioni, portarono a prendere in considerazione l’eliminazione della presenza ebraica dal territorio tedesco ed in seguito, con lo scoppio della guerra , da tutti i territori controllati dalle forze di occupazione naziste. La Shoah fu perpetrata dai Tedeschi che, in epoca di grandi difficoltà psicologiche, sociali ed economiche per la sconfitta subita nella prima guerra mondiale, portarono a forme estreme e virulente la concezione della nazione come emanazione della razza, del sangue e del suolo, sotto la guida del partito nazionalsocialista, di cui Hitler fu il massimo ideologo e capo politico. Per l’ideologia nazista gli Ebrei dovevano essere distrutti perché considerati non esseri umani ma forze del Male, che potevano impedire il trionfo della nuova società nazista tedesca, la quale considerava se stessa come forza del Bene.
Le operazioni furono organizzate con una certa segretezza, ma non tale da nascondere lo sterminio agli occhi del mondo. La decisione dello sterminio era stata annunciata da un discorso di Hitler, il 30 Gennaio 1942. Fu l'annuncio dell'assassinio di un popolo intero. Per discutere le modalità tecniche e logistiche il 20 Gennaio 1942 si era tenuta la Conferenza di Wannsee, in cui la volontà di "passare al setaccio l'Europa" da Ovest ad Est per deportare tutti gli Ebrei in vista del loro sterminio divenne istruzione operativa per alcune figure chiave del regime. Un breve filmato tratto dal film “Cospirancy” chiarisce in maniera agghiacciante l’approccio con cui 15 membri del governo nazista affrontano le tecniche di eliminazione fisica degli Ebrei. Il problema che il film pone allo spettatore è che le strutture amministrative e burocratiche che hanno permesso lo sterminio esistono in ogni stato moderno. Occorre quindi chiedersi: «come, oggi, ogni cittadino possa far sì che gli strumenti dello Stato moderno non siano più pervertiti per un fine così orribile?»
Ma a questa domanda ognuno deve cercare la risposta nel proprio cuore.
Le tappe dello sterminio furono rigidamente regolate dalla burocrazia tedesca e da quella dei governi alleati dei Tedeschi.
Per concludere la Shoah − parola dell’ebraico liturgico che significa catastrofe, distruzione − è il nome con cui si indica lo sterminio da parte dei nazisti e dei loro alleati di 5-6 milioni di persone classificate come Ebrei, fra il 1939 e il 1945: due terzi degli Ebrei d’Europa, il 40% degli Ebrei del mondo.
La Shoah fu un genocidio, cioè lo sterminio deliberato di un genus o gruppo etnico in quanto tale, con l’intenzione di modificare la configurazione dell’umanità. Non ha equivalenti nella Storia, sia in quanto tentativo di eliminazione di un popolo fine a se stesso, non a scopo di conquista, sia perché pianificata come il trattamento industriale di materiali da trasformare, non come il trattamento di esseri umani.
L’approccio burocratico e l’impiego di tecniche all’avanguardia fanno della Shoah una tragedia estremamente moderna, che però ha radici ideologiche che affondano nella storia lontana dell’Occidente cristiano. Scrive Bensoussan: “Le premesse ideologiche del genocidio del popolo ebraico sono in germe nell’Europa del XIX secolo, se non ancora prima. Il genocidio è il punto di arrivo della demonizzazione di un popolo, che non è stato solo degradato, ma escluso dall’umanità”.
A fine serata è stata data lettura dai componenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma dei nomi dei molfettesi uccisi nei campi di concentramento e poi è seguito un momento molto intenso con la preghiera del caduto, per non dimenticare.
Il convegno è stato preceduto e seguito (domenica 24 e domenica 31 gennaio) dall’apertura della sede di piazza Mazzini n° 92, nella quale numerosi cittadini (in gran parte studenti) hanno potuto visitare il Museo permanente degli Eroi molfettesi dove in occasione della Giornata della Memoria sono stati messi in risalto i pannelli con le foto, i documenti e gli elenchi dei molfettesi internati nei campi di concentramento ed anche di coloro che ivi persero la vita, soprattutto per essersi opposti al regime nazista.