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Computer e internet, questi sconosciuti: da domani il Corso di informatica per anziani a Molfetta
28 maggio 2012

MOLFETTA - Partirà domani 29 maggio il «Corso di alfabetizzazione informatica a favore della terza età», organizzato dal Sindacato Pensionati Italiani (Cgil) - Lega di Molfetta in collaborazione con l'Amministrazione comunale. Con l’obiettivo di rendere gli anziani capaci e liberi di vivere la tecnologia in modo sereno, il corso, gratuito e destinato a 25 utenti di età superiore a 60 anni, si svolgerà nell'aula informatica comunale della Fabbrica di san Domenico.
Le lezioni avranno lo scopo di impartire le nozioni informatiche di base e di aggiornare i fruitori dei pericoli che si celano nel web (truffe telematiche e virus). Come hanno assicurato i due insegnanti, Michele Marziale e Silvio Salvemini, reticenza e paure svaniranno in un clic e il computer e internet diventeranno da emeriti sconosciuti un nuovo mondo tutto da scoprire. Dunque, apprendere i segreti per l’utilizzo di un nuovo social media, socializzare e mantenere in forma l’intelletto degli anziani sono le prerogative fondanti del corso.
Ingrediente fondamentale per l’apprendimento sarà di sicuro la curiosità che permetterà di superare gli assunti primari e acquisire le capacità necessarie a scaricare file fotografici da apparecchi digitali, oppure utilizzare il computer come modo per accorciare le distanze e comunicare con amici e parenti lontani. D’altronde questo progetto contempla l’assoluto impegno a non lasciare gli anziani soli e a renderli il più possibile protagonisti, rendendoli consapevoli del loro importante ruolo nella odierna società.
Seguito sin dalla sua fase embrionale, come riferito dall’assessore ai Servizi Socio Educativi, Luigi Roselli, questo corso è nato dall’esigenza di fare di più rispetto alle politiche tradizionali per migliorare la qualità di vita degli anziani, che sempre più e a gran voce chiedono di essere ascoltati e di uscire dall’isolamento che spesso li attanaglia. Come ha ricordato il dirigente del Settore dei Servizi Socio Educativi, Giusi de Bari, essere autodidatti spesso può celare pericoli e disorientare l’utente. Per questo motivo è necessario essere guidati sin dalla fase embrionale da esperti che possano fornire tutte le direttive necessarie e chiarire qualsiasi dubbio. E come dice Albert Einstein, «i computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L'insieme dei due costituisce una forza incalcolabile».
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Angelica Vecchio
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Anche i miei complimenti per l'iniziativa intrapresa, ma…………..Che ne è a questo punto della nostra competenza sociale, e quali conseguenze in termini di solitudine, di depressione, di timidezza, per essere ormai divenuti incapaci di quel faccia a faccia dove, oltre a sentire quel che dice l'altro, si percepiscono i suoi moti emozionali, la qualità del suo sentimento, e in generale tutto quel linguaggio che non passa attraverso la parola, ma attraverso il corpo, e che è indispensabile per la formazione di un'identità la quale, al pari della forza del carattere, della fiducia, della determinazione, della perseveranza, non si scarica da un sito web? Ma se la realtà scompare dietro il computer, se la socializzazione finisce con l'impoverirsi, pensiamo davvero di formare uomini capaci di gestire la complessività che caratterizza le società occidentali , informatizzando la scuola e inondandola di computer che determinano una progressiva facilitazione e, come scrive Raffaele Simone, “cospirano tutti nella direzione di un graduale aumento della semplicità delle strutture interpretative con cui si ha a che fare”? Sarà per questo che i giovani di oggi sanno solo dire “sì” e “no”, oppure, invitati a esprimere il loro parere su questioni importanti, senza alcuno sforzo di articolazione o problematizzazione, si limitano a dichiararsi “favorevoli” o “contrari”, senza risposte dicotomiche a cui il codice binario del computer allena, scenari più complessi, paesaggi più articolati che, per essere attraversati e compresi, richiedono vie più intrecciate di quelle offerte dalle autostrade della Rete, che sembrano costruite apposta perché gli utenti vedano solo ciò che altri hanno deciso che vedano. E questo non in ordine ai contenuti che vengono offerti in gran quantità, ma in ordine alla capacità di discernere, quindi di giudicare e di decidere, a cui una scuola, inondata di computer, difficilmente sa allenare. (I miti del nostro tempo - U. Galimberti)
Due secoli dopo la nascita della scienza moderna, due riflessioni di Hegel si rivelano decisive per lo strutturarsi dell'età della tecnica. Nella “Scienza della logica” sostiene che nel futuro la ricchezza non sarà più determinata da “beni”, ma dagli “strumenti” perché i beni si consumano, mentre gli strumenti sono in grado di costruire nuovi “beni”. A noi che siamo cresciuti nel mondo industriale e poi nel mondo tecnico questo appare ovvio, ma all'epoca non era assolutamente così. Basti pensare che appena quarant'anni prima Adam Smith, il fondatore dell'economia politica con la sua celebre “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, aveva indicato come misuratore della ricchezza, appunto, i beni. Hegel, al contrario, dice che d'ora innanzi la ricchezza sarà determinata dagli strumenti, dai macchinari, da ciò che produce e non da ciò che si consuma. La seconda, decisiva, considerazione di Hegel è la seguente: quando un fenomeno cresce da un punto di vista quantitativo non si ha solo un aumento in ordine alla quantità, ma si ha anche una variazione qualitativa radicale. Hegel fa un esempio molto semplice: se mi tolgo un capello sono uno che ha i capelli, se mi tolgo due capelli sono uno che ha i capelli, se mi tolgo tutti i capelli sono calvo. Vi è dunque un cambiamento qualitativo per il semplice incremento quantitativo di un gesto. Marx cattura questo teorema di Hegel e lo applica all'economia. Tutti siamo abituati a considerare il denaro come un mezzo per realizzare determinati scopi, che sono la soddisfazione dei bisogni e la produzione dei beni. Ma, dice Marx, se il denaro aumenta quantitativamente fino a diventare la “condizione universale” per soddisfare qualsiasi bisogno e per produrre qualsiasi bene, allora il denaro non è più un “mezzo”, ma principalmente “fine”, per ottenere il quale si vedrà se soddisfare i bisogni e in che misura produrre i beni. In questo modo il denaro da “mezzo” diventa “fine”, e quelli che erano fini diventano strumenti per realizzare quel fine (il denaro) che tutti continuano a considerare solo un mezzo.
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