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Città metropolitana, Pietro Uva a Quindici: le sciocchezze del sindaco di Molfetta Azzollini
05 ottobre 2012

MOLFETTA -Sulla vicenda della Città metropolitana sollevata da “Quindici” con una nota di Lillino Di Gioia, al quale sono seguiti altri interventi e prese di posizione, anche con un’assurda e testarda ostinazione del sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, che rischia di portare Molfetta nella provincia di Foggia, ora interviene con un parere esclusivamente tecnico anche l’avv. Pietro Uva, amministrativista locale, ex vicesindaco di Molfetta ed esponente politico di Molfetta in Azione, dimessosi lo scorso agosto per incompatibilità politica con la linea azzolliniana, come già Quindici ha spiegato nel numero di settembre in edicola.
 
Avv. Uva, sulla vicenda dell’area metropolitana si è sviluppata un’accesa discussione politica, a volte anche strumentale. Cosa ne pensa?
«Sono convinto che questo dibattito rischia di essere inutile perché avviene quando è scaduto il termine regolamentare. Infatti, le norme prevedono che entro il 22 settembre 2012 i Consigli Comunali dovevano deliberare di non aderire alla Città metropolitana, attivando iniziative per il loro spostamento ad altra circoscrizione provinciale che alla data della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012 presentasse i requisiti minimi. Non esercitata questa scelta in tempo utile, il Comune dovrebbe automaticamente far parte della Città metropolitana, per cui l’eventuale deliberazione di non adesione è solo manifestazione strumentale di intenti che non dovrebbe produrre alcun effetto concreto, ma certamente potrebbe creare confusione tra i cittadini».
Come interpretare da un punto di vista economico-politico la costituzione della Città metropolitana?
«Premettendo che per mia formazione politica e culturale da sempre sono favorevole alla totale abolizione delle Province, per cui non mi appassiona lo scambio di battute di Foggia o Isernia, così come giudico deleterio i tentativi di evitare la soppressione di alcuni enti provinciali e pur condividendo la osservazione che l’istituzione delle Città metropolitane sia avvenuta senza un previo confronto ed una previa condivisione con le Regioni, Province e Comuni, ritengo che la grave situazione economica e finanziaria, accompagnata a decenni di assenze di riforme, impone a tutte le istituzioni di farsi carico dell’equilibrio dei conti pubblici, razionalizzando la spesa pubblica e riducendo gli sprechi.
Le prospettive di riforma istituzionale, avviate con l’istituzione della Città metropolitana, si collocano indubbiamente in questa politica di razionalizzazione e modernizzazione dello Stato Repubblicano. L’attuale gravità del contesto sociale ed economico rende indispensabile questo riassetto istituzione nel quale il reperimento di nuove risorse e redistribuzione delle stesse siano effettivamente affidati ad una azione territoriale più ampia e più efficace del singolo Comune».
Secondo quanto dichiarato dal sindaco Antonio Azzollini e da alcuni esponenti politici, Molfetta diventerà periferia o frazione di Bari, perdendo la sua identità culturale o, addirittura, le risorse economiche comunali potrebbero servire a risanare i buchi finanziari degli altri Comuni baresi e di Bari stessa.
«Sono delle evidenti sciocchezze che servono solo a sostenere una posizione politica culturalmente di retroguardia perché le funzioni e le competenze dei Comuni sono costituzionalmente tutelate dall’art. 118 della Costituzione e nell’ambito della Città metropolitana i Comuni che la costituiscono potranno avere persino maggiori funzioni, vista la previsione dell’art. 18, comma 9, lettera c) della legge di riforma».
 
Quindici dedicherà sul prossimo numero in edicola il 15 ottobre un approfondimento tecnico-politico sulla Città metropolitana, dimostrando anche l’infondatezza delle posizioni azzolliniane.
 
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Autore: Q
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