Cinemateatro Fenice è rimasto solo il ricordo
Il teatro e, in seguito, il cinema sono stati sempre considerati dalle persone come luogo elettivo di svago e divertimento. La televisione ha ridimensionato di molto queste attività. Tratteremo in questa sede, per quanto sia possibile, la storia del teatro Fenice di cui è rimasto il ricordo, infatti, il toponimo è ancora in uso. Nel tempo erano il carnevale o le feste particolari, sia pubbliche che private, a favorire l’intrattenimento collettivo. In tal senso ricordiamo che uno degli avvenimenti organizzatiper la cittadinanza dal Comune di Molfetta, di cui esiste una documentazione, risale al 1768 quando, in occasione della Fiera, nei locali della Corte Civile (vecchio Municipio) si tennero varie recite della commedia La bella molinara1. Dopo l’apertura del primo teatro pubblico, avvenuta nel 1811 e ricavato nell’antico palazzo della Corte, ci furono diversi tentativi di aprire altri teatri, per esempio nei locali dell’ex Seminario Vescovile poi ex Palazzo Dogana nel 18202. Tutti tentativi abortiti dopo poco tempo a causa delle spese di mantenimento. L’antico teatro di Molfetta nel 1910 era ancora oggetto di ingenti spese di restauri, che i bilanci comunali mal sopportavano. Nel 1909 l’avv. Giambattista Attanasio, in qualità di impresario teatrale, fece costruire a sue spese, dietro consenso comunale, un teatro in legno sul suolo dell’ex giardino del Monastero di S. Teresa, chiamato Politeama Attanasio. Funzionò fino al 1914 e poi demolito. Nel 1909 il Comune bandì un concorso per un grande teatro con annessi locali per gli uffici comunali. Vi parteciparono diversi architetti locali e non. Il luogo prescelto era tutta l’area compresa tra Corso Umberto, Via Respa, Corso Margherita di Savoia e Via V. Emmanuele II. Fu approvato e finanziato il progetto dell’ing. Riccardo Facchinetti di Milano. Si iniziò a costruire l’angolo tra Via Respa e Corso Margherita, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fece interrompere la costruzione. La fine della guerra procurò altri gravosi pesi sul bilancio comunale per cui l’alto costo per completare il teatro fu la causa principale dell’abbandono del progetto. Ancora oggi si può avere un’idea del grandioso progetto, osservando dall’esterno l’attuale sede della Polizia Urbana3. Nel 1913 circa a cura di Ignazio de Redda, i cugini Michele Magarelli e tale Augenti fu costruito il teatro Fenice. Terminata la costruzione, i proprietari chiesero al Comune il certificato di sicurezza per cui il fabbricato fu sottoposto a una perizia: L’anno 1914 il giorno 9 Aprile in Molfetta, la Commissione tecnica di cui all’art. 42 delle legge di Pubblica Sicurezza e degli art. 40 e seguenti del relativo regolamento, composto del sig. Sante Togandi Commissario Prefettizio, Ingegnere Cav. Domenico Valente Capo dell’Ufficio Tecnico Municipale ed il dott. Alfredo D’Alema delegato di questo Ufficio di Pubblica Sicurezza, si è riunita previa convocazione nel Palazzo di Città. Il Sig. di Redda Ignazio dovendo avanzare istanza all’Autorità di Pubblica Sicurezza per conseguire la licenza di apertura del Teatro di sua proprietà ai sensi dell’art. 42 della Legge 30 Giugno 1889, occorre che dall’Autorità abbia l’attestazione di aver fatto verificare per mezzo di una ispezione tecnica la solidità e sicurezza dell’edificio e la esistenza di uscite sufficienti a sgombrarlo prontamente. La Commissione è stata composta ai sensi dell’art. 40 del Regolamento 30 Giugno 1889. La Commissione inteso la relazione dell’Ingegnere Valente, del tenore seguente: Il teatro è costruito esternamente nei lati Est, Ovest e Nord, parzialmente in muratura, il rimanente in legno. All’interno la costruzione è tutta in legno con ossatura e correnti di travi di abete correntini di morali e piano di tavole; il tutto ben connessi con chiodatura di bolloni. La copertura è a tettoia con capriate di tavole di ponte messe in coltello con manto di tavole coperte con cartone compresso incatramato. I lavori di completamento e di decorazione sono in corso. Esso si apre sulla Via Ugo Bassi con 4 porte, la 1a dà in una grande sala preesistente e in comunicazione col teatro per mezzo di due porte dalla 1a delle quali si accede a mezzo di scalinata a più branche al terzo ordine dei palchi e all’anfiteatro di 2° ordine, e dalla 2a si accede alla platea e a mezzo di scale al 1° e 2° ordine di palchi e all’anfiteatro di 1° ordine. Sulla stessa Via Ugo Bassi altre 3 porte delle quali le due laterali servono di uscita e quella centrale, di accesso alla galleria che è sita al piano terra. Le uscite del teatro sono costistente dalle anzidette due porte di accesso dal salone il quale ha due altre porte esterne una in Via Ugo Bassi e l’altra sulla Piazza Garibaldi; da altre 4 porte, che danno sull’orto a Sud, la cui superficie è abbastanza ampia per formare un area di salvataggio, dalla porta di accesso al palcoscenico da Via Umberto. Tutte le dette porte di accesso sono munite di usci aprentisi dallo interno allo esterno. Lo impianto elettrico è provvisto di valvole di sicurezza e i fili sono rivestiti e separati allo scopo di evitare i contatti. Considerando che, sia in riguardo alla stabilità, che riguardo alla sicurezza, il nuovo teatro è in grado di aprirsi al pubblico4.
Autore: Corrado Pappagallo