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Chimica ambientale, Molfetta protagonista La difficoltà di diffondere efficacemente le conoscenze scientifiche
15 febbraio 2006

Ormai da qualche mese uno dei più belli palazzi molfettesi, Palazzo Turtur, è diventato la sede di lavoro di una parte dei ricercatori del gruppo di Chimica Ambientale dell'Università di Bari. Già da questa estate si sono moltiplicate le iniziative culturali promosse dal gruppo, a partire dall'organizzazione di un “caffé scienza” sul tema della gestione dei rifiuti. Abbiamo chiesto a Gianluigi de Gennaro, giovane ricercatore dell'Università di Bari e organizzatore di molte di queste iniziative, di parlarci del presente e del futuro di questo manipolo di giovani talenti, molti dei quali molfettesi, che ha trovato approdo nella nostra città. Dott. De Gennaro, ormai il legame del gruppo di ricerca di chimica ambientale con la città di Molfetta sta divenendo sempre più intenso. Quali sono le principali attività che avete dislocato nella sede di Palazzo Turtur che vi è stata concessa? “Un terzo del gruppo di ricerca ormai è in pianta stabile a Molfetta. Stiamo investendo molto in questa esperienza, portando nella sede di Molfetta tutte quelle attività che hanno una significativa proiezione sul territorio: dall'inventario delle emissioni della Regione Puglia (nell'ambito di una convenzione che vede impegnate ARPA Puglia, Università di Lecce, CNR ISAC e la stessa Regione Puglia per la redazione del piano regionale della qualità dell'aria), allo Sportello Ambientale per le Aziende, dal Centro di Comunicazione ed Educazione, alla Scuola Nazionale Rifiuti. In sei mesi abbiamo fatto di palazzo Turtur un riferimento per la comunità scientifica e per il territorio valorizzando le eccellenze del nostro gruppo di ricerca che a questo territorio appartengono. Stiamo cercando inoltre una interazione efficace anche con le altre realtà territoriali come l'Asm, Agenda XXI, il Progetto Siam e le istituzioni scolastiche”. Alla fine di quest'estate è stata realizzata, ancora volta a Molfetta, l'iniziativa “caffè scienza” sul tema dei rifiuti. Ci spieghi da dove è nata l'idea di proporre nella nostra realtà locale una forma di dibattito culturale così innovativa? “La difficoltà di diffondere efficacemente le conoscenze scientifiche e di creare occasioni di confronto tra scienza e società impone l'esplorazione di nuove forme di comunicazione come i caffè scientifici. Prima di parlare dei caffè scienza mi preme evidenziare come questa difficoltà nel trasferimento della conoscenza non scaturisce esclusivamente dalla disattenzione e dalla superficialità dei media nei confronti delle dinamiche della scienza, ma anche da un atteggiamento distante, quando non spocchioso, di gran parte della comunità scientifica rispetto alle esigenze di conoscenza dei cittadini che chiedono legittimamente di partecipare con maggiore consapevolezza ai processi decisionali della nostra comunità. La conoscenza dei fenomeni e delle trasformazioni introdotte dalle nuove tecnologie costituisce una importante base di partenza nella determinazione dei comportamenti individuali a mio parere preliminare all'esercizio di una cittadinanza attiva. La presenza della sede del Dipartimento di Chimica a Molfetta rende questa città primo interlocutore e laboratorio privilegiato per questo genere di esperienze di comunicazione. La notizia della buona riuscita dell'evento di settembre sull'emergenza rifiuti si è riverberata nel paese tanto da destare l'attenzione dei più storici caffè scientifici di Firenze e Trieste che ci hanno chiesto di costituire con loro una rete nazionale di caffè scienza. Grazie anche alla collaborazione di Ignazio Lippolis, direttore della rivista “Villaggio Globale”, stiamo strutturando questa iniziativa, e prossimamente presenteremo il programma del 2006 (cinque incontri tra gennaio e luglio) che interesseranno l'intero territorio regionale.” Quali sono le iniziative che avete in cantiere per il prossimo anno? Molfetta sarà nuovamente sede di iniziative scientifico culturali promosse dal vostro gruppo di ricerca? “Per grandi linee le ho già elencate un po' tutte. Ritengo che di grande rilevanza siano le attività di educazione ambientale che condurremo in collaborazione con il Villaggio Globale e con le istituzioni scolastiche. Per quanto concerne gli incontri scientifici, oltre ai caffè scienza, proseguiremo l'attività seminariale che proseguirà sui grandi temi dell'ambiente, della qualità della vita e della sostenibilità (riprendiamo subito a gennaio con un workshop sulla tracciabilità della filiera alimentare). Abbiamo inoltre candidato la sede di palazzo Turtur per iniziative di più ampio respiro come la VII Convention Nazionale del gruppo ARG Ambiente – Ricerca – Giovani, ma vi garantisco che non è banale organizzare eventi di grande portata in una città con una limitatissima ricettività.” Per concludere, come vede in generale il rapporto tra università e territorio? C'è il rischio che talvolta l'università si chiuda nei suoi “palazzi” e dimentichi di confrontarsi col mondo esterno? “Il rischio paventato è purtroppo una realtà. Il nostro gruppo non rappresenta certamente la norma in ambito accademico. L'oggetto del nostro studio, l'ambiente, determina un legame imprescindibile con il territorio, con chi lo gestisce e con coloro che ne usufruiscono. Come gruppo, anche a livello nazionale, stiamo conducendo una complessa operazione culturale con l'obiettivo di rendere più protagonista la comunità scientifica nelle grandi scelte del paese. D'altra parte non si possono tollerare ulteriori omissioni da parte della comunità scientifica che generano disinformazione ed un inammissibile 'relativismo scientifico', quando non provocano colpevoli silenzi a favore di spietate speculazioni economiche che hanno prodotto disastri inestimabili (le benzine 'verdi', il gasolio 'ecologico', il carbone 'pulito' ed altre imperdonabili bugie che in questi anni molti ricercatori hanno sdoganato come innovazioni). Credo che se gli scienziati vogliono davvero riappropriarsi del loro ruolo originario di riferimento per la società dovranno compiere un percorso che va dalla cattedra alla piazza, assumendosi responsabilmente il compito di comunicare cosa vedono con le lenti della scienza e non nella sfera di cristallo. Noi ce la stiamo mettendo tutta e su certi aspetti rappresentiamo delle avanguardie che altri colleghi stanno osservando con attenzione”.
Autore: Francesco dell'Olio
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