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Chiamati e chiamanti
15 marzo 2016

Miei cari, sono qui per parlarvi di Gesù, del suo Messaggio di amore, di pace, di solidarietà; vi parlerò di carità e di perdono, di misericordia e di gioia… Lasciamoci guidare e sostenere dall’amore del nostro Redentore e dall’esempio di tanti santi uomini e donne che ci hanno preceduti… Gesù ci invita a sederci insieme, alla mensa del perdono, della collaborazione, della solidarietà, della simpatia e della benevolenza. La gioia autentica va condivisa con tutti, vicini e lontani, conoscenti e forestieri. Nessuno deve sentirsi escluso! Noi abbiamo il potere di attirare o di respingere, di persuadere o di deludere, il tutto sarà determinato dall’entusiasmo trascinante e dall’esempio coinvolgente della nostra vita. Miei cari, aiutatemi a vivere questo ruolo tra di voi. Voglio somigliare tanto a Gesù che si affianca ai Discepoli di Emmaus (Le 24), la sera del giorno di Pasqua: egli, con garbo ed eleganza, si accosta ai due viandanti che tornavano alle loro case, delusi... perle promesse non mantenute. Il Signore si mette in ascolto, cammina con loro, non chiede dove vanno, non rimprovera, non giudica, né ammonisce, semplicemente condivide la strada. Anch’io, con umiltà, vorrei ispirarmi alle parole dell’indimenticabile Servo di Dio Don Tonino: “Voglio mettermi non avanti a voi come capofila e neppure dietro di voi, ma in mezzo a voi, insieme al popolo” e fare mie le ansie, le gioie, i gemiti di tutti, come offerta gradita al Buon Dio. Non desidero altro che la mia vita sia sempre più impregnata della vostra; così come la vita del pastore, profuma delle sue stesse pecorelle. Molte volte il Signore mi ha invitato a lasciare la terra in cui sono nato e mi sono formato; la terra in cui ho vissuto il mio ministero e, da oggi, mi affida questa porzione tanto cara del suo Regno. Anch’io dico a te, Chiesa che sei in Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi: Guarda il cielo, non ti scoraggiare se hai dovuto attraversare nubi di smarrimento o di prova; non aver paura se non sempre saranno luminose e visibili le stelle della fede, sul tuo sentiero! Coraggio, riprendi il tuo cammino e, con la forza interiore, fidati del buon Dio che ci conduce. La beata Madre Teresa di Calcutta afferma: «Anziché lamentarsi delle tenebre, è molto meglio accendere una piccola luce»! Questa è la nostra vocazione e la nostra missione: accendere nuove luci in un mondo che viaggia nell’oscurità del proprio delirio, dell’indifferenza, dello scarto, della sopraffazione e del secolarismo. Vengo tra voi per accendere o, perlomeno, per alimentare la fiaccola della fede e della speranza, nel cuore di coloro ai quali il Signore mi invierà. Impresa difficile, non impossibile. Carissimi, ho bisogno di voi! Non dobbiamo temere: il fuoco non si spegne, ma si ravviva con il vento contrario. Il vento dello Spirito trovi spalancati i nostri cuori; egli ci condurrà al sicuro e al riparo di naufragi. Ho viva in me la memoria di un bellissimo passaggio dell’ultima Omelia di Mons. Bello, fatta leggere per la Messa Crismale, dell’8 aprile 1993 (a pochi giorni dalla sua morte): «Amiamo il mondo e la sua storia! Vogliamogli bene! Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia. Non opponiamogli sempre di fronte i rigori della legge se non li abbiamo temperati prima con dosi di tenerezza. Dalle nostre comunità si sprigioni tanta simpatia nei confronti delle Istituzioni pubbliche. Siamo chiamati a collaborare, non a contrapporci, a incoraggiare, non a guardare unicamente con occhio critico, a gioire quando i progetti degli altri vanno a buon porto e, a rattristarci quando falliscono. Apriamo le nostre Chiese...!». Papa Francesco, che ancora una volta ringrazio per la sconfinata fiducia riposta nella mia povera persona, nella Lettera a tutti i Consacrati, recentemente ha detto: «Svegliate il mondo!». Noi tutti siamo chiamati a questa meravigliosa missione: tenere desto il mondo; non farlo diventare vittima del torpore e dell’accidia. Dobbiamo richiamare i nostri fratelli e compagni di viaggio, non con il clamore assordante di una vita sazia di cose fatue, ma con la forza della nostra testimonianza. Non ci sorprenda, né ci spaventi se talvolta, possa essere il mondo a svegliare la Chiesa o a richiamarla alla sua originaria vocazione e missione, anzi dobbiamo ringraziarlo! Ai giovani in particolare, mi rivolgo come fratello e compagno di viaggio: siate coraggiosi, non sprecate i vostri talenti, siate brillanti pur nelle difficoltà; non abbiate timore di stare con la Chiesa e nella Chiesa. Con lei, andiamo incontro a nuovi e fecondi giorni. L’Apostolo Paolo esorta i Filippesi a non omologarsi a quegli scribi e farisei che si vantavano di ciò di cui, invece, si dovrebbero vergognare (Fil 3, 19). Sforziamoci tutti in modo da essere, gli uni per gli altri, esempi da imitare e non da evitare. Un cordiale ed affettuoso saluto ai nostri concittadini che sono emigrati o all’estero, religiosi (uno speciale ricordo a Don Paolo Malerba, missionario fidei donum in Kenya), laici; alle famiglie della nostra Diocesi, ai giovani, agli adolescenti, agli ammalati ed anziani, a tutti i naviganti e ai coltivatori della terra! Forza, il Signore cammina accanto a noi, come fece con i Discepoli di Emmaus (Lc 24), per sostenerci ed incoraggiarci. L’Anno Santo della Misericordia sia l’occasione propizia perché ci perdoniamo gli uni gli altri e perché l’amore sconfigga l’odio e qualsiasi ombra di peccato! Un tale diceva: Se vuoi vincere, vèndicati; se vuoi essere nella gioia, perdona! «In tutto e da tutti, prendiamo ciò che ci unisce, trascuriamo ciò che ci divide», scriveva Papa Giovanni XXIII. Grazie, auguri a tutti e pregate per me! Vi abbraccio e vi benedico!

Autore: Domenico, Vescovo
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