MOLFETTA – Una Festa del Lavoro 2012 in cui, di fronte alla evidenza quotidiana della crisi economica e dell’aumento della povertà, i comizi e i cortei divengono quasi «inutili», se non si riuscirà a stringere nelle prossime settimane un «patto fra tutte le forze politiche e sociali della città, fra ciascun cittadino», in modo da trovare subito delle soluzioni per migliorare Molfetta e garantirle un futuro. Con questo appello all’unità rivolto a tutti molfettesi Giuseppe Filannino, coordinatore della Cgil di Molfetta, ha concluso il corteo del Primo Maggio. Per oltre un’ora, infatti, diverse rappresentanze sindacali, sociali e politiche di Molfetta hanno percorso le vie del centro della città, accompagnate dalla banda musicale dell’Associazione Musicale Angelo Inglese.
Prima della festa, però, la Cgil Molfetta e il Comitato 3 Marzo hanno voluto ricordare le vittime della Truck Center e tutti i morti sul lavoro, con la deposizione di fiori sulle tombe dei cinque operai che persero la vita nel 2008. Durante il corteo, poi, una corona di fiori è stata deposta davanti al monumento dei caduti sul mare alla banchina san Domenico. E infine, nella villa comunale, un’altra corona è stata deposta dinanzi al busto del sindacalista pugliese Giuseppe Di Vittorio, mentre risuonavano le note dell’inno nazionale e del Canto dei lavoratori.
Il Primo Maggio, dunque, come occasione per ricordare il valore dei diritti del lavoro e della democrazia, ma anche per iniziare a progettare per Molfetta uno sviluppo vero e sostenibile, un futuro meno oscuro per i giovani, i disoccupati e i pensionati. Al termine delle celebrazioni, Filannino ha ricordato che solo col personale coinvolgimento etico e politico di ciascun cittadino si può costruire un’alternativa all’attuale sistema di potere locale, in cui corruzione e clientelismo producono solo illusorie promesse di benessere e un lavoro ridotto a semplice merce di scambio elettorale.
Contro la povertà in aumento, ad esempio, la Cgil di Molfetta propone all’amministrazione un “assegno di cittadinanza”, una forma di reddito integrativa per aiutare le famiglie indigenti a mantenere i propri figli, in modo da combattere la dispersione scolastica e facilitare l’accesso all’istruzione superiore. Uno sguardo al futuro e un’attenzione verso i giovani testimoniata dalla presenza, alla testa del corteo, di due ragazzi venezuelani tornati quattro anni fa a Molfetta, città di origine della loro famiglia, e che ora frequentano due istituti superiori locali. Quale futuro vorremmo desiderare per loro e per tutti gli altri giovani molfettesi, un futuro alternativo all’odierna nuova emigrazione in atto verso l’estero o verso il nord del Paese?
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