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Casa: è sempre emergenza. Fitti alti e prezzi di acquisto impossibili. I problemi delle cooperative Lillino Di Gioia: c'è gente che non può permettersi di pagare canoni d'affitto che sono tra i più alti della Puglia per case che sono introvabili o invivibili
15 ottobre 2006

Si ha la sensazione che il tanto controverso problema della casa a Molfetta abbia assunto caratteri, toni e dimensioni di una emergenza sociale continua, per certi aspetti cronica e quasi endemica a causa del lungo protrarsi nel tempo e del suo profondo radicamento nel tessuto umano e culturale di matrice marinara, per altri sempre nuova ed attuale, legata di fatto anche a congiunture economiche e dinamiche di mercato. Di sicuro si tratta di una questione complessa stratificatasi in anni ed anni di fasi ed urgenze mai completamente affrontate e risolte quali inadempienze amministrative, carenze strutturali, estrema precarietà del quadro politico, incuria professionale e non, ritardi burocratici, tendenza alla speculazione a vari livelli, mancanza di fondi pubblici e privati, ecc. che ciclicamente determinano prima l'allontanamento e poi il rientro di molti cittadini. Le numerose lettere che giungono in redazione colgono e segnalano i mille aspetti di un problema che appare grave ma anche molto sfaccettato e segmentato, spesso di non facile comprensione per i non addetti ai lavori e rivelano le incongruenze di un fenomeno che somiglia sempre più ad un sistema. La contrattazione alta è comunque il fattore dominante in un mercato immobiliare, qual è appunto quello molfettese, che è sempre stato considerato anomalo se confrontato a molti altri della Puglia, forse perché costantemente caratterizzato da una richiesta generalmente superiore all'offerta. L'ex candidato sindaco ed attuale consigliere comunale del centrosinistra Lillino Di Gioia, che per anni ha rivestito la carica di assessore regionale all'Urbanistica ed è quindi un profondo conoscitore del problema, lo definisce “ubriaco” per una serie di ragioni che ne hanno sempre condizionato l'andamento quale, ad esempio, la propensione forte ed atavica dei molfettesi all'acquisto della casa. Perché è così sentito dai molfettesi questo bisogno di “casa”? “Forse perché tende a realizzare la voglia di stabilità di tutti coloro che, per lavoro, sono costretti ad andare per mare e a rimanere a lungo lontani dai propri cari e dalla propria famiglia. Il denaro faticosamente messo da parte nei duri mesi di lontananza deve servire soprattutto a questo anche se oggi le cose sono un po' cambiate. Un tempo i marinai molfettesi spedivano i soldi alle mogli che li davano ai costruttori molto tempo prima che i lavori iniziassero e questi li tenevano addirittura in banca per lunghi periodi. Cosa prevede per l'edilizia residenziale il nuovo piano regolatore approvato nel 2001? “Il nuovo piano regolatore, che avrà durata quindicennale e di cui sono stati adottati ed approvati tutti i comparti, prevede un'espansione di 14.500 vani che, facendo una media di tre vani, corrispondono sostanzialmente a circa 4.500 appartamenti”. Cosa sono i comparti e come sono distribuiti? “Secondo la moderna impostazione urbanistica il piano regolatore si divide in comparti, cioè in “spezzoni” di territorio. Ogni comparto è stato distribuito per il 60% all'edilizia pubblica e per il 40% all'edilizia privata, quindi 2.700 appartamenti saranno di carattere pubblico. Per pubblico intendiamo cooperative legalmente costituite e riconosciute che hanno fatto richiesta di assegnazione e sono state inserite in apposite graduatorie”. Quante cooperative edilizie esistono attualmente? “Ne esistono molte, dalle 300 alle 400, ma solo 167 sono quelle operanti. 1.200 appartamenti si stanno costruendo di cui il 70% ultimati. Ma l'emergenza casa rimane perché ne restano da costruire ancora più di 3.000 e c'è gente che non può permettersi di pagare canoni d'affitto che sono tra i più alti della Puglia per case che sono introvabili o invivibili”. Per quale motivo molte cooperative consegnano gli alloggi senza aver realizzato o completato le urbanizzazioni primarie (strade, acqua, fogna, luce, gas,ecc.)? “Questo è uno dei nodi principali che l'amministrazione non riesce a districare per difficoltà di carattere economico e tecnico. Deve sapere che quando si ottiene la concessione edilizia si pagano il costo del terreno, le urbanizzazioni primarie e quelle secondarie (verde, scuola, ospedale, chiesa, sport). Poiché a costruire sono, però, solo le cooperative e non i privati, il Comune non dispone delle somme necessarie per portare a termine le urbanizzazioni. D'altra parte i privati ritengono i costi d'acquisto molto elevati in zone in cui l'edilizia pubblica ha fatto magari da apripista e sono già sorti dei quartieri, così non costruiscono e non contribuiscono alla realizzazione delle urbanizzazioni. Ecco quindi le strade che non possono essere bitumate perché non si è, ad esempio, completata la fogna. Le urbanizzazioni secondarie, poi, senza le quali si hanno solo quartieri dormitorio ad alto rischio sociale, non vengono nemmeno prese in considerazione nonostante il piano regolatore, all'art. 5, preveda che entro sei mesi dall'approvazione il Comune debba redigere un piano dei servizi per ogni comparto”. Cos'è che rende sempre molto alta la contrattazione con i costruttori? “Con l'equiparazione dei suoli, che hanno tutti lo stesso valore sia che vi si costruisca un palazzo, sia che vi sorga il verde, i proprietari degli stessi hanno cominciato a vendere a prezzi molto più alti ai costruttori che avevano addirittura prenotato i suoli per non rimanere fuori dal giro e poi fatto delle permute con compromessi al 40, 50 ed anche 60%. Ciò vuol dire che su 10 appartamenti 4 spettano al proprietario: è chiaro che per quelli che restano la trattativa prevede un tipo di contrattazione assai alto per potere, a loro dire, “ rientrare nei costi”. Inoltre i costruttori si rifanno costruendo anche piani terra e box per le auto di cui c'è grande richiesta. Non dimentichiamo che a Molfetta, come in tante altre città, oltre che “fame” di casa, c'è anche fame di posti d'auto”. Come vede il futuro edilizio di questa città? “L'espansione periferica è limitata perché abbiamo una barriera naturale che è la 16 bis, quindi penso che una delle soluzioni sia il riuso dell'esistente anche se i costi di riattamento sono alti,esattamente il doppio delle costruzioni a nuovo. Non dimentichiamo poi i numerosi appartamenti (un migliaio?) dei nostri emigranti all'estero che li riaprono solo in estate. Recuperare, inoltre, il centro storico dove le abitazioni saranno forse meno funzionali ma di sicuro più calde ed accoglienti da un punto di vista sociale può senz'altro servire anche a riscoprire ritmi e modi di vita che si sono in parte perduti”. Beatrice De Gennaro BOX I molfettesi amano investire nel mattone Abbiamo chiesto ad Antonio Ancona, commercialista, consigliere comunale di opposizione (Psdi) ed ex assessore nell'amministrazione di Tommaso Minervini, qual è, a suo parere, una delle ragioni per cui a Molfetta è sempre più alta la richiesta di case nonostante la popolazione non sia aumentata negli ultimi 20 anni ma addirittura diminuita con “l'esodo” di 5.000 cittadini. “L'acquisto di una casa è soprattutto una forma d'investimento per molti molfettesi che preferiscono non tenere i soldi in banca ma fare scelte finanziarie che considerano più redditizie al di là di quelle che sono le generali tendenze di mercato. Adesso, però, quasi tutti coloro che negli anni passati, per convenienza economica e per scarsità di offerta, avevano acquistato appartamenti nei comuni limitrofi (Terlizzi, Bisceglie, Trani,ecc.), stanno scegliendo di ritornare e questo nuovo contro-esodo giustifica l'impennata dei prezzi di acquisto”. Perché i privati non costruiscono? “Perché attuano una forma di speculazione sul tempo, lasciando che siano solo le cooperative a farlo in modo da calmierare i prezzi e potersi quindi reimmettere nel mercato in momenti più propizi. Incide molto anche la mancanza di liquidità e di risorse finanziarie nonché la difficoltà a disinvestire. Pensi che negli ultimi due anni sono state rilasciate 110 concessioni ma più dell'80% riguardano solo cooperative edilizie”. Perché i costruttori vengono spesso considerati figure un po' oscure e non troppo trasparenti? “Forse perché quelli che s'improvvisano tali e non hanno alle spalle tradizione e conoscenza del mestiere non riescono in alcun modo a guadagnarsi la fiducia della gente e vengono visti come degli avventurieri. Offrire prodotti di qualità e assistenza continua, gestire in maniera oculata e non troppo disinvolta le risorse economiche, servirsi di maestranze capaci e di tecnici seri ed affidabili può servire a dare loro quella credibilità che spesso non hanno. Il più delle volte mancano anche di gusto estetico e si limitano a costruire casermoni dalle facciate deprimenti, il che non contribuisce certo a migliorare l'aspetto di una città che vive anche di turismo”.
Autore: Beatrice De Gennaro
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