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CaligoLab: grande successo a Molfetta dell'anteprima di e con Salvatore Marci
17 gennaio 2010

MOLFETTA - In anteprima, ieri sera, Salvatore Marci e Carlo Quartararo sono andati in scena a San Filippo Neri con CaligoLab, per la rassegna "Alchimia del teatro", diretta da Giulio Bufo e Michele Ortiz.
La volontà mai soddisfatta di Caligola si appassiona all'impossibile, pur di riempirsi, di colmare lo scarto esistenziale tra la vita e il senso dell'esserci. Così le cose, gli altri, si fanno senso, cedendo al ritmo crudele delle voglie, delle passioni sfrenate, che cercano spazio, consumando ogni spiraglio di incertezza, di insicurezza. Vive nella morte, Caligola, perché attraverso la morte le cose si concedono alle sicurezze, agli stimoli. Cercando l'infinità del potere, delle azioni, dei momenti, Caligola trova nella fine delle cose l'apparente eternità del proprio essere.
Ma quelle stesse passioni svaniscono al morire dei propri oggetti, perdono ogni appiglio, venendo trascinate nell'inconsistenza ambigua della teatralità, in cui ogni atto vale nel momento in cui si fa scena, perdendosi subito nelle luci sfuggenti delle sensazioni, dei pensieri. Così si infrange ogni sicurezza, gli impulsi sfumano dietro le ombre dello spettacolo,e si resta ancora distanti dal proprio essere, dalle proprie azioni. Quando si crede di averle afferrate, si perdono nell'evolversi irrazionale degli eventi che si impadroniscono delle inclinazioni. Le illuminano di sfumature, caricandole di crudeltà. Perché resta un fondo in ogni cosa,in ogni gesto, in ogni essere, e allora Caligola fa propri quei bagliori, sfida il tecnico che dirige luci e ombre pur di dare consistenza alle proprie parole, riappropriandosi di se stesso.
L'attore si impadronisce del copione, della scena, strappa con crudeltà il residuo essenziale delle luci e delle persone, che sfugge alle proprie indispensabili determinazioni.
Ma ogni stimolo è già saputo, ogni cosa prende posto in una trama già detta, in cui la noia investe le possibilità condannandole a spegnersi. Le luci si fanno fioche, le azioni si svuotano di senso, perché non ci sono più incertezze ad alimentare il ritmo vitale del teatro. Caligola resta ingabbiato nelle proprie ossessioni, mentre l'attore muore nel proprio copione, quando la sfida è ormai terminata. E il sipario è già calato.
 

Autore: Giacomo Pisani
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