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C'è un solco tra giovani e politica. Acceso dibattito a Molfetta fra i tre candidati sindaco Al termine del confronto colpi bassi, piovono accuse di voto di scambio ed è rissa
10 aprile 2008

MOLFETTA - Acceso dibattito ieri sera alla Fabbrica San Domenico fra i tre candidati sindaco Azzollini, Salvemini, Zaza (nella foto). Colpi bassi al termine del confronto, piovono allusioni al voto di scambio ed è rissa. Eppure il dibattito era cominciato sulla scia delle melodiche parole di Don Tonino. Gli scout dell'Agesci di Molfetta e l'AC Cattedrale, hanno cercato, ieri sera, di portare la politica al confronto diretto con la cittadinanza, verso un ambìto abbandono dell'idea della politica come rincorsa statistica e programmata alle logiche di partito. Per tornare a vedere nell'individualità il soggetto, e nell'azione politica l'arte nobile e difficile quanto varia della mediazione tra la libertà del singolo, infinita come l'immaginazione, e la sua attuazione in un contesto comunitario. Dunque grande importanza rivestono i laboratori cittadini dove si esercitano i giovani alla giustizia e alla partecipazione, come ha sottolineato il dott. Salvatore Gadaleta, che considera le associazioni promotrici dell'iniziativa molto più che delle riserve di voti. Esse, infatti, hanno la necessità, primaria per ogni cittadino, di collaborare con le istituzioni. Una cosa possibile, della quale il dibattito di ieri sera con i tre candidati sindaci, Antonio Azzollini, Mino Salvemini e Antonello Zaza (nella foto) ha dato la prova tangibile. La prima domanda posta ai tre candidati sindaci riguarda la loro posizione in merito alle politiche giovanili. Antonello Zaza, candidato sindaco per la Sinistra l'Arcobaleno, può vantare la sua giovanissima età (30 anni da compiere), protagonista già di cariche pubbliche. Un caso purtroppo quasi isolato, visti gli spazi sempre ridotti che in questi anni la politica ha concesso ai giovani. E il cedimento spontaneo del voto in cambio di denaro o favori, da parte di molti diciottenni, al signorotto di turno, è l'esempio eclatante del declino della partecipazione. Si parla tanto dell'importanza dei giovani per il futuro, e intanto il presente è sempre lo stesso, nelle stesse mani. Per Zaza è importante subordinare la delegazione all'impegno in prima persona. Un impegno che purtroppo non è stato completamente incentivato negli anni passati, e che non è stato in grado di proporre uno sbocco per le competenze dei giovani. Non è servita, in questa direzione, neanche la “città virtuale”, di cui la zona industriale è teatro. Allora è indispensabile investire sulla ricerca e sull'innovazione, soprattutto sui beni che già abbiamo. Un solco, quello formatosi fra giovani e politica, denunciato a gran voce anche da Mino Salvemini, candidato sindaco del PD, e che la scelta di sacrificare la politica cittadina al Senato, non aiuta. Soprattutto se seguita da una successiva ricandidatura, con evidente riferimento al sindaco uscente Antonio Azzollini. Certamente una scelta non vietata dalla legge, ma che tradisce il compito educativo peculiare della politica. Riguardo alla carenza di luoghi di aggregazione per i giovani, Mino Salvemini evidenzia l'importanza dell'iniziativa “Bollenti Spiriti, la “cittadella” dei giovani artisti che investirà l'ex capannone ASM, e l'impegno nell'intercettazione dei fondi europei per il periodo 2007-20013 da indirizzare verso la costruzione di un futuro per i giovani all'insegna della partecipazione attiva. Antonio Azzollini, candidato del PdL, indirizzando una nota sarcastica verso le presunte “affabulazioni che coprono il vuoto” che lo avevano ammonito, pone in primo piano la questione della cultura, indispensabile per i giovani. Essi infatti, evidentemente responsabili del mondo del domani, devono essere educati sia ai diritti che ai doveri. L'impegno che li attende è intenso e accentuato dalla carenza di posti di lavoro, ed è proprio in risposta a questa realtà che si è diretta l'apertura del maggior numero possibile di attività. Inoltre egli rivendica l'appalto dell'ex capannone ASM, già affidato dalla sua amministrazione, e i cui lavori si sono conclusi in un anno e mezzo. Tema molto discusso anche quello delle modalità di partecipazione e della trasparenza dell'azione amministrativa. Importante è per Mino Salvemini la conoscenza da parte della gente di ogni progetto amministrativo e il monitoraggio continuo, che per il candidato del PD può avvenire attraverso un aggiornamento continuo del sito del comune. E' necessario, infatti, invertire la tendenza della gente verso la passività politica, e garantirle voce in capitolo sugli investimenti di una parte esigua del bilancio. Salvemini tocca anche il problema dello spessore ingente dei costi della politica, ed è per questo che propone una riduzione degli stipendi di sindaco e assessori del 10%. Anche Antonio Azzollini afferma l'importanza della partecipazione politica, che nei giorni 13-14 aprile sarà esercitata a pieno titolo. Per il senatore, infatti, la partecipazione deve essere regolamentata, in quanto altrettanta importanza riveste la decisione. E' per questo che l'amministrazione uscente ha chiesto il parere della gente su problematiche come la riapertura dei reparti ospedalieri o il sequestro delle case. La trasparenza, invece, ha costituito, a detta sua, il movente incontrastato del progetto del porto. Alla sostenuta partecipazione elettorale, Antonello Zaza controbatte che il confronto politico è qualcosa che va oltre l'espressione del 13-14 aprile, la quale costituirebbe solo un'azione meccanica, non dettata dal coinvolgimento nell'importanza delle scelte. E' proprio la mancanza di voce in capitolo che ha alimentato la sfiducia crescente nella politica, e la valorizzazione dell'individualismo esasperato a dispetto della collettività. Anche le informazioni presso il comune stesso, purtroppo, appaiono sempre più patrimonio di una élite irraggiungibile, se non grazie all'”amico dell'amico”. E magari “si ritrova implicata gente coinvolta nella progettazione di quelle determinate attività”. Situazioni tra le più in voga a Molfetta, la cui denuncia sembra trovare l'approvazione negli applausi della gente, stanca della routine del privilegio. Il problema dell'ambiente, proposto nel dibattito, appare invece troppo generico per Azzollini, a parte l'incombenza dei tralicci da 150.000 volt per la città, di cui l'amministrazione uscente ha ordinato l'eliminazione. Per il resto egli dichiara la sua impossibilità nell'intervento in molte delle questioni discusse in questi giorni, come la Powerflor o le spiagge, in quanto di sovrintendenza regionale, secondo lui, come tutti gli elementi architettonici. Discorso presto contestato da Antonello Zaza, il quale ribatte che la proposta del piano delle coste deve essere diretta dal comune alla regione, che ne verifica la validità e la conformità col piano regolatore. Una problema troppo deleterio per Molfetta per essere sottovalutato, visto anche l'orrore di un' etichetta che classifica la città fra le otto più inquinate della Puglia. Un fenomeno dovuto al traffico veicolare, alla carenza di servizi pubblici (3 sole circolari), alle polveri sottili, all'opera dei privati sui lidi, due dei quali già messi sotto sequestro. E' diventato ormai impossibile godere della pur naturale disponibilità della spiaggia libera. E' necessario allora non aumentare le tasse, azione già portata avanti da Azzollini e dalla sua giunta, ma indirizzare parte degli introiti verso un potenziamento dei servizi di igiene urbana, con la raccolta differenziata, e del trasporto pubblico locale. Anche la Powreflor non è di pertinenza esclusiva della provincia, e il fatto che essa può alimentare intere città come Molfetta e Giovinazzo deve muovere l'amministrazione verso una imminente denuncia. Azzollini incassa frecciate anche dal candidato del PD, che ricorda che la proposta dello spostamento dei tralicci non ottenne l'approvazione della maggioranza, e fu approvata solo grazie ai voti dell'opposizione. Sul tema della Powerflor, Salvemini denuncia la mancanza di trasparenza, pur ridimensionando le potenzialità elettriche dell'azienda sostenute da Zaza. Inoltre afferma che il piano della mobilità ha sempre riscontrato nella maggioranza un'indifferenza totale, così come il fenomeno dell'espansione urbana. I tre candidati si trovano d'accordo sulla figura del presidente del consiglio comunale come garante delle opposizioni e come conciliatore delle fazioni, carica che può dunque essere rivestita sia da un esponente della maggioranza che dell'opposizione. Sia Zaza che Salvemini propongono la riduzione da 10 a 6 assessorati, ma all'affermazione della necessità di ridurre gli stipendi, Azzollini oppone l'impegno gravoso degli assessori, spesso protratto per oltre otto ore giornaliere, che deve quindi essere ben retribuito. Inoltre se per i primi due possono esistere giunte tecniche e giunte politiche, secondo Azzollini gli assessori devono essere eletti esclusivamente dalla politica, in quanto i tecnici possono esercitare le proprie mansioni nei settori di dirigenza e consulenza. Alla realtà del voto di scambio i tre candidati sono concordi nell'attribuire un ruolo mortificante per la politica. In un'epoca dominata dal mercato, e dalla valutazione numerica di ogni azione e proposta, si sottopone anche la politica ad un “principio mercantile”, come lo ha definito Salvemini. Essa non avrebbe ragion d'essere se il voto fosse identificato con una somma di denaro, e non come l'espressione più alta della posizione personale, della propria visione individuale secondo la propria idea di bene collettivo. Proprio Salvemini, però, diventa presto il bersaglio comune di Azzollini e di Zaza, che non risparmia neanche l'altro accusatore. Il sindaco uscente afferma di aver eliminato il più grande esempio di questa bruciante verità, avendo estirpato, inoltre, l'idea di vivere a carico del Comune. Questo esempio è stato inesorabilmente assorbito da un'altra coalizione. Anche per Zaza la politica deve tener fuori gente su cui gravano responsabilità di reati, pur non essendo accertati fino in fondo, perché “la politica non deve aspettare la risposta della magistratura”. Violenta la reazione di Mino Salvemini, che chiede a tono alto “che cavolo c'entra il voto di scambio”. L'atmosfera resa così agitata dalla divergenza di posizioni, sembra abbandonare l'idea della valenza di una politica intesa come rappresentazione diretta della gente, senza mediazioni di interesse, per andare a discutere dei dettagli, pressochè ininfluenti. La gravità di certe azioni, infatti, lede lo spirito della politica indipendentemente dall'entità delle sue colpe. E il dibattito dovrebbe vertere proprio verso l'estirpazione di tali meschine matrici, e non tergiversare sui meandri casuali dei reati. Su queste note, ben più tristi di quelle introduttive, la discussione è giunta al suo termine.
Autore: Giacomo Pisani
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