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Bocciato il bilancio, arriva il commissario L’assessore Sallustio: è un fatto senza precedenti dovuto ad alcuni consiglieri dissidenti
15 settembre 2000

di Paola Natalicchio Dopo la bocciatura del bilancio consuntivo e il conseguente arrivo del commissario ad acta, abbiamo chiesto all’assessore Nino Sallustio quali scenari si aprono oggi sia sul piano politico sia su quello amministrativo. Assessore Sallustio, la questione del commissario ad acta per il conto consuntivo sta alzando un polverone sulla già torbida situazione politica molfettese. Può provare a spiegarci, in parole povere, cos’è accaduto realmente? Quale significato si nasconde dietro alle ostiche parole di “conto consuntivo” e “commissariamento”? “Proviamoci, e facciamolo partendo dal principio. E’ più o meno noto che gli strumenti tramite cui si realizza la gestione del patrimonio pubblico del Comune sono due. Il primo ed il più importante è il bilancio di previsione. Il bilancio ha scala triennale e consta di un programma di spesa, che ne è l’ossatura. Nell’ambito del bilancio, inoltre, sono stanziate le risorse relative alle singole spese. Il secondo strumento è il conto consuntivo, che può essere definito come un rendiconto del bilancio”. E cos’è successo a Molfetta al momento dell’approvazione del conto consuntivo 1999? “E’ successa una cosa che, se vogliamo, fa sorridere. Ossia che, nonostante il bilancio di previsione fosse stato approvato con una maggioranza piena, di 19 voti su 30, il conto consuntivo, speculare al bilancio stesso, non è passato. Come è noto, infatti, al momento della sua approvazione, i consiglieri De Sario, Caputo e Altomare erano misteriosamente assenti, mentre Amato dei Verdi ha votato contro”. Come ha giustificato il capogruppo dei Verdi questa posizione, se lo ha fatto? “L’ha giustificata con un’assurdità, cioè dicendo che nel bilancio non erano state previste sufficienti spese a favore della causa ambientalista. Una menzogna ai limiti dell’evidente. E’ proprio nel 1999 che Molfetta ha speso 12 miliardi e 700 milioni sulla Asm, ha vinto il Premio Riciclone, ha bonificato la Lama Cupa. E la lista potrebbe continuare. I tre consiglieri assenti, invece, non hanno rilasciato dichiarazioni sulla loro latitanza in aula quel giorno”. E adesso arriva il commissario. Questo la preoccupa? “Non mi permetto di sottovalutare la portata dell’accaduto. Il commissariamento è per la città di Molfetta un grande disonore istituzionale. Non ci sono precedenti storici. La cosa più logica, in una situazione di questo genere, sarebbe stata che io avessi rassegnato immediatamente le dimissioni. Ma non l’ho fatto, perché la bocciatura del conto consuntivo non ha radici razionali, né motivazioni tecniche. Anzi, è noto a tutti che siamo in perfetta regola, e lo dico carte alla mano. Per questo voglio tranquillizzare i cittadini che sono sottoposti in questi giorni al bombardamento di manifesti allarmistici sulla questione. Non è successo nulla di grave, almeno per quello che riguarda l’aspetto tecnico della questione”. Lei, quindi, ritiene che il commissario ad acta non porrà ostacoli sull’approvazione del conto consuntivo. “Assolutamente. Nelle mie previsioni il commissario ad acta arriverà, darà un’occhiata alle carte e dopo tre giorni sarà già andato via. Il che dovrebbe avvenire orientativamente intorno alla seconda settimana di settembre. Già il fatto che il suo arrivo non sia stato tempestivo, però, dimostra come la situazione sia completamente sotto controllo. E non potrebbe essere altrimenti. Guardiamo ai fatti. Il conto consuntivo è stato approvato dalla Giunta Comunale, dal Capo settore economico finanziario e dal collegio dei revisori dei conti del Comune. Vorrei insistere particolarmente su quest’ultimo organo, perché è stato eletto dal Consiglio Comunale stesso, quel Consiglio che paradossalmente, però, si è opposto al conto”. Mi sta suggerendo, mi sembra di capire, che il problema è politico. “E’ solo politico. Il dato che questa vicenda ci consegna è che non abbiamo una maggioranza in Consiglio. Le modalità con cui l’operazione è stata condotta sono state, però, scorrette. Abbiamo assistito ad un atto di sciacallaggio, che rischia di vanificare tutti gli sforzi condotti, tutti i risultati ottenuti”. Se è vero quello che Lei dice, siamo dinanzi a un tentativo di screditare allarmisticamente un lavoro che è stato fatto, e bene. Quanto Le dispiace? “Moltissimo. E sa perché? Perché i risultati raggiunti nel 1999 sono risultati senza precedenti nella storia della città. Gli investimenti sono aumentati del 300 per cento. Abbiamo investito 48 miliardi contro gli abituali 5-6 annuali e tutto questo senza indebitarci, ma ricevendo finanziamenti nazionali ed europei. Sono state fatte opere pubbliche che la città aspettava da tempo: sta per iniziare l’ultima fase dei lavoro della piscina e del nuovo palazzotto, nonché sta per partire il progetto di realizzazione del ponte di ponente. Parlo di opere in programma da un ventennio, ma che di fatto stanno diventando realtà solo negli ultimi 6 anni”. Eppure è bastato un episodio, seppure emblematico, a vanificare tutto questo lavoro agli occhi dell’opinione pubblica. Il malcontento di questi giorni è un dato. E l’immagine dell’amministrazione comunale che ne passa è quella di un organico debole, facilmente attaccabile. Dov’è l’errore? “L’errore è nell’essere tornati al teatrino della politica, ai contrasti continui, a tutto questo pessimo modo di fare democrazia. Tutta questa schizofrenia, a lungo andare, stanca. E poi la grave mancanza che forse dobbiamo riconoscerci, e questo vale anche come sinistra nazionale, è una certa incapacità di comunicare. Comunicare questi risultati ai cittadini, far prendere atto di tutto quello che di importante, innovativo e storico si sta facendo”.
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