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Bilancio morti bianche nel primo bimestre 2011: +20% rispetto al 2010
Aumentato il numero delle vittime sul lavoro: 83 nel bimestre gennaio-febbraio del 2011, rispetto alle 69 del 2010. Da Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia i dati più sconvolgenti. Al Sud forte incidenza sul numero degli occupati (5,5%)
23 marzo 2011
Bimestre 2011, 83 le vittime sul lavoro in Italia registrate dall’«
Osservatorio Sicurezza sul Lavoro
» di Vega Engineering di Mestre (69 nel primo bimestre 2010). Insomma, ogni giorno muore almeno una persona sul lavoro
Scomodo podio per Lombardia e Emilia Romagna (12 morti) e Sicilia (10), seguite da Campania (8), Piemonte (6) e Veneto (5). Una vittima in Toscana, Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Maglia nera per la Valle d’Aosta in rapporto al numero di occupati (incidenza del 35,5% contro la media del Paese che arriva a quota 6%), secondo e terzo posto a Basilicata (21%) e Sicilia (6,8%).
Milano la provincia più colpita (6 morti), seguita da Catania, Napoli e Torino (4), Messina e Bologna (3). Elevata incidenza a Matera (30,7%) e Terni (22,2%), dopo Aosta (35,5%).
Per macroaree, situazione peggiore nel Nordovest (24 vittime), seguita dal Centro (22), dal Sud (20), dalle Isole (10), e dal Nordest (7), ma è al Sud che si rileva una forte incidenza sul numero degli occupati (5,5%)
Morti bianche al 36,1% nel settore agricolo, 18,1% nell’edilizia. Minori percentuali, non per questo irrisorie, nel commercio all'ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (9,6%), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (7,2%), nei servizi (6%), nello smaltimento rifiuti e nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3,6%).
L’epigrafe del lavoro non conosce spazi vuoti: tra sabato e domenica accertato il 20,4% per cento delle tragedie. Lo schiacciamento per la caduta di oggetti pesanti ha raggiunto il 26,5%, superando la caduta dall'alto (24,1%). Ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (15,7%), investimento di mezzo semovente o per contatto con organi lavoratori in movimento (9,6 %), esplosione (4,8%), incendio (3,6%), le altre cause.
Tre le vittime femminili, 11 gli stranieri, soprattutto rumeni e albanesi. Il 30,5% delle vittime ha un’età compresa tra i 40 e 49 anni. Significativo il dato che riguarda gli ultrasessantenni (21 decessi).
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Postcard from Molfetta
24 Marzo 2011 alle ore 18:36:00
Si può morire dappertutto, e, purtroppo, si muore anche sul lavoro. L'incidente, il caso, la disgrazia, anche l'ignoranza e la non preparazione specialistica alla stessa sicurezza, sono sempre in agguato e dietro l'angolo. Questi sono in percentuale in minoranza. Mettere in sicurezza un cantiere, una fabbrica o un'industria, istruire i dipendenti alle norme di sicurezze facendoli partecipare a corsi di specializzazione, si ha bisogno di investire molto denaro che all'apparenza non produce profitti, non produce altro denaro. Tutto in nome del profitto, dal datore di lavoro all' operaio. In, e di questi tempi di crisi e povertà sociale, si lavora a cottimo, si lavora a nero, si lavora poco, si lavora in fretta, si lavora anche doppio per riuscire a soddisfare le esigenze collettive e personali di una società votata all'eccesso consumistico e all'apparenza. Non dimentichiamo la paura di perdere un lavoro e la difficoltà di trovarne un altro; queste insicurezze portano paure e distrazioni, permettendo anche a chi dovrebbe investire in sicurezze di approfittare delle situazioni confusionali che si vengono a creare. Diciamo anche che i controlli non sono mai troppi e profondi. Tutto in relazione al dio denaro…………….
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tommaso gaudio
24 Marzo 2011 alle ore 08:26:00
Sono cifre raccapriccianti. In drammatico aumento, ciò che denota che probabilmente, non si impara nulla dalle tragedie. Non leggo nella nota alcuna statistica riguardante le modalità in cui si sono verificati gli incidenti e quanta responsabilità si può assegnare al caso e quata ad altre cause. Forse per pudore si parla sempre di "condizioni di lavoro stressanti e senza sicurezza". Sarà vero, ma anche a costo di sembrare una voce fuori dal coro, io dico che alcune di queste tragedie, non sempre possono essere addeebitate solo al caso o solo alle condizioni di lavoro: non è raro che i Lavoratori medesimi, forse per ignoranza, forse per leggerezza, forse perché si ...sentono immuni, forse per chissà quali altri motivi, pur disponendo dei così detti MPI (mezzi di protezione indeviduale), qualche volta ne disdegnano l'uso, pensando forse di essere in grado di controllare anche l'imponderabile.
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