Bene comune e cambiamento a Molfetta: gli interrogativi di un lettore a “Quindici” e la risposta del direttore Felice de Sanctis
MOLFETTA – Un lettore, con una lettera firmata, pone degli interrogativi a “Quindici” e al suo direttore, partendo da una disfunzione della rete idrica, avvenuta giovedì scorso (ci scusiamo per il ritardo nella pubblicazione, ma urgenti motivi di lavoro ci hanno impedito di farlo prima).
Ecco la sua lettera e la nostra risposta:
«Egregio Direttore,
ieri mattina è stata segnalata una fuoriuscita di acqua di non ben nota provenienza (fogna o di conduttura AQP) direttamente dal sottosuolo all’incrocio tra via Maranta e Corso Umberto, angolo Liceo.
A tutt’ora non è stata effettuata alcuna ricognizione o è stato intrapreso alcuno scavo per individuare l’origine della perdita. Ricordo che se si trattasse di conduttura di acqua potabile i costi della perdita sarebbero a carico di tutta la comunità.
Alla faccia del limitare i consumi di acqua “bene comune”. I preposti all’intervento si stanno segnalando per la “lodevole attenzione prestata ai problemi della comunità”.
Pensa che sia cambiato qualcosa in questa “città”?
Distintamente.
P. P.»
Gentile lettore,
pubblichiamo la sua segnalazione e giriamo l’interrogativo all’amministrazione comunale. Crediamo che la disfunzione sia di competenza dell’Acquedotto pugliese e non del Comune. Anche se il cittadino ormai attribuisce ogni responsabilità a chi governa, col famoso detto: «Piove, governo ladro». Che i ladri in Italia ci siano, lo confermano gli scandali nazionali e la corruzione quasi quotidiana e soprattutto gli interventi della magistratura. Ma che si debba semplificare, ci sembra un comportamento da qualunquisti ignoranti, alimentato anche da certa stampa spazzatura che imperversa da noi e dai social network, divenuti, da strumento utile per comunicare e ritrovare vecchi amici o incontrarne di nuovi, anche e soprattutto uno sfogatoio pubblico, per frustrati nullafacenti.
In quanto alla sua domanda, credo che sia in atto un cambiamento lento, ma costante. Del resto il sindaco Natalicchio nella sua conferenza stampa ha elencato le opere realizzate e quelle già in atto. Certamente non si può cambiare con un colpo di bacchetta magica una città disamministrata per 10 anni. Lei sa bene che a rompere è facile, a costruire è difficile, a ricostruire ancora più difficile, perché incollando i cocci, il risultato non sarà mai quello originale.
Inoltre ogni generale fa le battaglie con i soldati che ha ricevuto dal predecessore e se l’esercito è carente, non può fare più di tanto. Se a questo aggiungiamo i boicottaggi dei soldati fedeli al vecchio generale, capisce bene che le battaglie diventano più difficili, ma non impossibili. Per questo occorre tempo, anche per riqualificare l’esercito che, forse, reclutato male e inattivo da tempo, ha perduto anche la fiducia in se stesso. Ma nulla è impossibile, se c’è la giusta motivazione, che in questi anni si è perduta.
Noi abbiamo fiducia nel cambiamento: diamo tempo a questo nuovo generale, lo giudicheremo alla fine della battaglia, valutando come fanno gli storici, le forze in campo, le condizioni socio-politiche e soprattutto quelle economiche, che fanno parte del nostro mestiere, ma che spesso la gente tende a non considerare. Gli aspetti finanziari e l’attuale congiuntura economica sono importanti e da non sottovalutare. Ci risentiamo in sede di bilancio finale.
E, poi, mi consenta un invito che in questi giorni, dopo la strage di Charlie Hebdo, è diventato un imperativo categorico: difendiamo la libertà di stampa e di opinione che è un caposaldo della democrazia. Il diritto al dissenso va garantito sempre e comunque, anche da coloro che in questa città, soprattutto dalla destra intollerante, ma anche da certa sinistra radicale, spesso dividono anziché unire. Manca una maturità politica di buona parte della nostra classe dirigente. Anche alcuni nuovi amministratori devono ancora crescere: essere stati eletti in consiglio comunale, non vuol dire che si sia perfetti ed esenti dalle critiche. Anzi, è esattamente il contrario: questa è la regola base della democrazia. E continueremo a ripeterlo. Questi comportamenti antidemocratici, non ci stancheremo di segnalarli ai cittadini: è un nostro dovere civico e professionale.
In conclusione, senza collaborazione e attenzione al bene comune (che lei ha ricordato) e non a quello individuale, come è avvenuto in passato, nessuna crescita è possibile, né con un governo di destra, né con uno di sinistra.
Quando noi molfettesi impareremo a collaborare, al di là delle ideologie o meglio delle posizioni personali e soprattutto individuali o individualiste, forse potremo riprendere a crescere, altrimenti questa città è condannata ad un lento inesorabile declino. E questo ci dispiacerebbe: perciò lavoriamo senza interessi e senza lucro, anzi con grande spirito di volontariato e di sacrificio, per contribuire al cambiamento. Dobbiamo crederci per il futuro dei nostri figli e dell’intera comunità, superando le divisioni, i veleni diffusi a larghe mani, che hanno generato diffidenza, ma anche odio. Con gli insulti e le aggressioni, non si costruisce nulla. Occorre riprendere il dialogo e il confronto, col rispetto reciproco: Basta con la logica dello scontro fine a se stesso!
Questa è la nostra opinione, anche se siamo sicuri che alcuni non la condivideranno. Noi rispettiamo loro, ma pretendiamo altrettanto rispetto: solo così si crea la strada del dialogo, avviando veramente un cambiamento rispetto al passato e alla concezione padronale e autoritaria (fascista) della città.
Grazie della sua segnalazione, che ci ha permesso di fare delle considerazioni che riteniamo utili al dibattito sul futuro di questa città. Ma senza avere pregiudizi, a cominciare dalla sua lettera.
Le energie migliori a Molfetta, ci sono, ma appaiono in letargo o in conflitto tra loro.
Cordiali saluti
Felice de Sanctis