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Bari, sit-in in piazza Umberto e confronto con i rettori al Campus: la protesta degli universitari continua
23 dicembre 2010

BARI - «Non è oggi che si è chiusa la partita, la lotta per un’Università sociale continua», la campagna di protesta lanciata dal gruppo «Studenti e studentesse baresi in lotta», che ieri mattina ha organizzato un sit-in in piazza Umberto a Bari, con dottorandi e precari della ricerca, contro il Ddl Gelmini, nel giorno in cui il Senato avrebbe dovuto approvarlo.

Approvazione in Senato slittata a oggi pomeriggio (ore 16), dopo l’ostruzionismo dell’opposizione attraverso la presentazione di numerosi emendamenti. Intanto, la bagarre del 21 dicembre in Senato è finita sul web. Protagonista di una seduta antidemocratica, anticostituzionale e quasi dispotica la vicepresidente di turno, la leghista Rosi Mauro: incalzata dall'opposizione e desiderosa di accelerare al massimo l'iter del provvedimento, ha fatto votare e approvare emendamenti a raffica: «6.209 chi vota a favore, chi vota contro, non è approvato. 6.26 chi vota a favore, chi contro, è approvato. 6.27 chi vota a favore, chi contro, non è approvato. 6.28 chi vota a favore, chi contro, non è approvato». Costretto il presidente del Senato Renato Schifani a annullare la votazione e a ripeterla.
 
I temi della protesta. Gli studenti in Piazza Umberto hanno contestato la privatizzazione dell’istruzione pubblica, perché la riforma Gelmini rappresenta «l’ultimo attacco frontale di politiche ventennali - si legge in un comunicato inviato a Quindici - dalla Ruberti, alla Zecchino-Berlinguer, sino alla Moratti che formalizzò il percorso universitario del tre più due». Ma hanno anche denunciato le «reali difficoltà» nell’interloquire con amministrazioni universitarie e istituzioni varie: «tutti si sono sentiti sempre più ingannati - continua il comunicato - poiché non hanno denotato una consequenzialità dei fatti tra dichiarazioni formali di diniego rispetto al Ddl Gelmini e decisioni organizzative preso in merito».
Richiesta «a gran voce» la riappopriazione degli spazi universitari con autogestioni perenni di aule e plessi universitari, perché sono «gli studenti stessi che devono decidere come riformare questa Università». Una «Università Sociale e Solidale oltre che pubblica, libera, laica e gratuita - la petizione degli studenti - da organizzare tramite pratiche di discussione collettiva all’interno degli stessi spazi universitari». «Non è più possibile lasciare in mano ai giochi di palazzo le decisioni in merito ai nostri tempi di vita, rispetto al nostro futuro e al nostro presente», il malumore studentesco manifestato nello stesso comunicato.
 
Dall’Ateneo al Campus: chieste le dimissioni dei rettori. Occupati i corridoi del rettorato dell’Ateneo con vari striscioni, la protesta si è spostata con un corteo non autorizzato fino al Campus universitario. Calato lo striscione «Per una rivolta dei saperi, contro il gioco dei poteri» nel dipartimento di Fisica, è stato interrotto il «saluto di fine anno» da parte dei rettori delle due università baresi.
«Fuori dall’aula era imbandita una grossa tavolata colma di cibarie di vario genere, pagate con le nostre tasse - la denuncia del gruppo «Studenti e studentesse baresi in lotta» - e, tenendo ben in conto qual è la disastrosa situazione in cui versano le due università di Bari, loro erano lì in aula a festeggiare non si sa cosa».
Reclamate le immediate dimissioni dei due rettori, Corrado Petrocelli (Ateneo) e Nicola Costantino (Politecnico), come «unico atto possibile in linea con una reale opposizione nei confronti di questo scempio sociale, di cui loro sono complici diretti», si legge ancora nel comunicato. È stata incriminata l’incongruenza tra la «posizione di rigetto rispetto al Ddl Gelmini dei due rettori durante le sedute del Crui» (Conferenza dei rettori delle università italiane) e la «loro sostanziale inattività in merito a una reale opposizione al percorso di approvazione dello stesso».
«È bene ricordare che da quando è stata pubblicata la prima bozza del Ddl Gelmini, prodotta dalla collaborazione attiva tra Ministero dell’Istruzione e Crui, a oggi è trascorso più di un anno e mezzo - si conclude nel comunicato - tempo sufficiente per praticare una reale opposizione a qualsiasi disegno di legge, i dati ci dicono che questo non è avvenuto». Gli studenti continueranno a protestare contro il Ddl Gelmini «per difendere l’Università pubblica e rilanciare in maniera decisa la volontà di autorganizzare i nostri luoghi sociali di vita, le nostre facoltà, le nostre aule, le nostre biblioteche, i nostri atenei».
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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