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Bari, sì del Consiglio al Piano di tutela delle acque
21 ottobre 2009

BARI - Con l’astensione della minoranza il Consiglio regionale approva  il Piano di tutela delle acque. “Un progetto ambizioso – secondo l’assessore ai lavori pubblici, Fabiano Amati – che introduce importanti tematiche innovative emerse a livello comunitario, assumendole a strategie di riferimento”.  “Si tratta  – ha spiegato il presidente della quinta commissione competente, Pietro Mita - della tutela integrata e sinergica degli aspetti qualitativi e quantitativi delle risorse idriche, al fine di perseguire un utilizzo sostenibile, in grado di assicurare l’equilibrio tra la sua disponibilità naturale e fabbisogni delle comunità”. Altro aspetto cui fa riferimento il piano, riguarda l’introduzione degli obiettivi di qualità ambientale come strumenti guida dell’azione di tutela “che hanno il vantaggio di spostare l’attenzione dal controllo del singolo scarico all’insieme degli eventi che determinano l’inquinamento del corpo idrico”. In questo modo, quindi si punta alla “prevenzione”, anche attraverso “adeguati programmi di monitoraggio dello stato dei corpi idrici e dell’efficacia degli interventi previsti”- ha detto Mita. La Puglia presenta delle caratteristiche idrologico-ambientali condizionate dalla scarsa disponibilità idrica superficiale, un requisito spesso esasperato dai fattori climatici, elemento questo che secondo i tecnici dell’assessorato, influenza notevolmente lo stato quantitativo delle risorse idriche. Questo per quanto riguarda la programmazione, poi dal punto di vista del campo di applicazione l’assessore ha sottolineato che “dovranno adottarsi sistemi di protezione statica della risorsa idrica attraverso l’applicazione di divieti, vincoli, regolamenti per evitare il degrado delle acque”. Amati fa riferimento alle fognature, alle opere varie ferroviarie e in genere e alle infrastrutture di servizio. Quindi in programma nuove discipline per gli scarichi delle acque reflue domestiche e quelle assimilate, per le acque meteoriche e di lavamento di prima pioggia, oltre quelle da sottoporre a depurazione; nuove norme anche per la gestione e lo smaltimento dei fanghi di depurazione. Accolti i suggerimenti attraverso emendamenti del consigliere Carlo Laurora (Udc) “per armonizzare del Piano a tutte le leggi esistenti in materia di tutela del territorio”; di Donato Pentassuglia (Pd) per porre una particolare attenzione, alle questioni dei pozzi ad uso agricolo e alla sburocratizzazione delle autorizzazioni”. Il consigliere Marcello Rollo (Forza Italia) ha sottolineato che “questo progetto non rappresenta nulla di nuovo, non risolve i problemi antichi della gestione delle risorse idriche e del risanamento della falda acquifera. Sembra una ennesima elaborazione universitaria con scarsa efficacia”. Questo documento di programmazione di fatto sostituisce il vecchio piano delle acque risalente al 1983.

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Nei paesi in via di sviluppo l'acqua, che dovrebbe essere fonte di vita, uccide ogni anno almeno 25 milioni di persone, tre quinti delle quali sono bambini. Circa metà delle principali malattie che colpiscono gli abitanti del mondo è causata dall'acqua, che le genera e le diffonde. Troppo spesso nelle comunità del Terzo Mondo l'acqua non è sufficiente a soddisfare i fondamentali bisogni domestici, sicchè la gente si ritrova un'acqua estremamente sporca, habitat ideale per agenti patogeni e portatori di malattie. A più di metà di tutti i cittadini dei paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina, mancano rifornimenti abbondanti di acqua pura. Quel che è peggio, tre persone su quattro non dispongono di servizi igienici decenti. Nelle città la situazione è migliore: solo un quarto della popolazione non ha accesso all'acqua potabile, e meno della metà ai servizi igienici. Ma nelle zone rurali la percentuale è assai più alta: rispettivamente sette decimi (1,3 miliardi di persone) e quasi nove decimi (1,7 miliardi). In termini pratici, mancanza di acqua potabile significa che non c'è nessun rifornimento adeguato nell'arco di parecchi centinaia di metri, e mancanza di servizi igienici che non c'è nessun gabinetto o nessuna latrina, e meno che mai una rete di fognature. Così gli stagni e i fiumi sono le principali fonti di acqua potabile...e anche i posti che vengono usati come toilette. Benchè spesso il numero di letti d'ospedale ogni 100 persone sia considerato il criterio più giusto per valutare l'efficienza dei servizi sanitari, sarebbe molto meglio utilizzare come parametro il numero di rubinetti e di toilette in funzione di ogni famiglia. Anche se sono stati fatti degli sforzi per migliorare la situazione, essi sono minimamente adeguati al tasso di crescita della popolazione. Così ogni anno sono sempre più numerose le persone che non hanno accesso a un elemento indispensabile al benessere: l'acqua pura. Nei paesi industrializzati, invece, almeno il 98 per cento dei cittadini può disporre di tutta l'acqua potabile che vuole. Il prezzo che paga in salute il Terzo Mondo è altissimo. In un modo o nell'altro, l'acqua ha a che fare con la cecità causata da tracoma (500 milioni di persone colpite), con la malaria (350 milioni), la schistosomiasi (250 milioni), l'elefantiasi (250 milioni), la febbre tifoide, il colera, l'epatite infettiva, la lebbra, la febbre gialla e, malattia forse peggiore di tutte, la diarrea. La diarrea uccide più di mille bambini all'ora: se si potesse eliminare questo flagello, si riuscirebbe molto più facilmente a combattere la denutrizione che affligge il Terzo Mondo, e che favorisce l'insorgere di numerose altre malattie. Nella sola Africa, un milione di bambini muoiono ogni anno di malaria. A parte le morti provocate più o meno direttamente dall'acqua, è enorme la schiera di persone che rimangono gravemente debilitate e non riescono quasi a sostenere il peso di una giornata di lavoro. In India, le malattie causate dall'acqua fanno perdere ogni anno 73 milioni di giornate di lavoro, mentre i costi, in termine di cure mediche e di danni alla produzione sfiorano il miliardo di dollari. Ma il Terzo Mondo paga anche un altro prezzo per questa situazione. Così come l'acqua scarsa o contaminata è responsabile dell'alto tasso di mortalità infantile, il tasso di mortalità infantile è responsabile dell'incremento delle nascite, che serve a sua volta a perpetuare l'esplosione demografica. Uno dei problemi più urgenti che si trovano ad affrontare oggi i paesi in via di sviluppo è quello del rifornimento di acqua potabile e degli impianti igienici. Poichè mancano acquedotti e fognature, i fiumi, i laghi, e gli stagni servono sia da fonte di acqua pura, sia da scarico di tutti i rifiuti umani. L'acqua potabile è spesso presa dagli stessi luoghi ove si fa il bagno e si lavano i panni, luoghi che in genere fungono anche da gabinetti pubblici. Si reputa che almeno l'80% delle malattie che colpiscono il Terzo Mondo sia causato in gran parte dall'acqua sporca. Di queste malattie, la diarrea è la più grave: nel Sud quasi il 50% dei morti è costituito da bambini di meno di 5 anni che soffrono di qualche disturbo diarroica. I poveri delle zone rurali, che non dispongono di acquedotti o impianti simili, raccolgono l'acqua da fiumi, torrenti, stagni, pozze o pozzi melmosi. Milioni di donne e bambini spesso impiegano 6 ore per andare a prendere pochi litri di acqua sporca. Dopo essere riusciti a ridurre i tradizionali agenti inquinanti, soprattutto quelli visibili come il fumo, abbiamo incrementato la diffusione di sostanze chimiche e metalli tossici, in una misura che è assai difficile definire esattamente. Alcuni di questi agenti inquinanti sono più micidiali di tutti quelli di cui ci siamo occupati finora. Sempre più veleni nell'ambiente terrestre: berillio, cadmio, cobalto, cromo, ferro, piombo, nichel, selenio, titanio e zinco. In poche parole: "STIAMO, LENTAMENTE MA INESORABILMENTE, AVVELENANDO IL NOSTRO MONDO." - GAIA BOOK - LONDON 1970 -
.......più del 97% di tutta l'acqua è salata. Meno del 3% è dolce, e la maggiore parte di questa percentuale è imprigionata nelle calotte polari. L'atmosfera, i fiumi, i laghi e le riserve sotterranee ne contengono meno dell'1%. Nel ciclo dell'acqua, regolato dal sole, l'acqua pura si "leva" dalla terra e dagli oceani e ricade sotto forma di pioggia o neve. Ogni anno, circa il 10% dell'acqua evaporata dai mari (14.000 kmc) viene spinta dai venti nell'entroterra e altrettanta acqua torna ai mari. Benchè il sole faccia evaporare ogni anno quasi mezzo milione di chilometri cubi di acqua di mare, si può ritenere utulizzabile solo quella parte di acqua evaporata che finisce sulla terra, e arriva nei fiumi e nei laghi. Una parte che è meno di 40.000 chilometri cubi, ossia meno di un decimo del totale evaporato in origine dai mari. Si tratta, inoltre, di una cifra che rappresenta una media annuale, e che non tiene conto di oscillazioni stagionali o di altro genere. Il flusso medio di acqua "utile" nei continenti abitati è solo un terzo circa della cifra totale, perchè il resto dell'acqua viene portato via dalle alluvioni prima che si riesca a sfruttarlo. Perciò il flusso stabile e disponibile per l'uso è più vicino ai 14.000 chilometri cubi. Attualmente il consumo mondiale è di 3.000 kmc all'anno. L'acqua va per il 73% all'irrigazione, per il 22% all'industria e per il 5% alle famiglie. Fino al 90% dell'acqua destinata all'uso domestico e all'industria può essere riciclato, ma circa il 75% di quella destinata all'irrigazione va perso. "Se perfezionassimo però la raccolta............."Ma bisognerebbe cominciare al più presto" - Non abbiamo mai incominciato..........anzi... Nel Nord le piogge acide costituiscono una grave minaccia per l'ambiente. Le zone molto industrializzate scaricano ogni anno nell'aria circa 90 milioni di tonnellate di anidride solforosa. Le regioni più colpite sono la Svezia del sud, la Norvegia, alcune parti dell'Europa centrale e l'America del Nord-Est. Nella sola Svezia 18 mila laghi sono così "acidificati" che il numero dei pesci si è assai ridotto. In Baviera e altre zone dell'Europa centrale intere foreste stanno morendo............ . Gaia Book - London 1970 -
Da GAIA BOOK - London, 1970. Viviamo in un pianeta d'acqua. Dallo spazio, l'azzurro dell'acqua è il colore dominante. Tuttavia centinaia di milioni di persone stentano a procurarsi ogni giorno i 5 litri necessari alla sopravvivenza. Solo un centesimo dell'1% dell'acqua è disponibile per noi: circa 14.000 kmc all'anno forniti dal flusso stabile di fiumi e laghi, più una piccola quantità immagazzinata dalle dighe. Questa riserva, però, basterebbe a una popolazione ben maggiore di quella attuale, se la si potesse sfruttare tutta. Ma anche l'acqua, come i popoli, è distribuita irregolarmente. Potremmo anche noi dire "acqua, acqua dappertutto", come Coleridge nella "Ballata del vecchio marinaio". Ma è sorprendente che solo una percentuale molto piccola di quell'acqua sia direttamente utilizzabile. Soltanto una minima frazione del quantitativo totale è costituita da acqua dolce, e il 77,5 per cento di tale frazione è imprigionata in cappe di ghiaccio e ghiacciai. E solo il 3 per cento si trova nell'atmosfera, nei fiumi e nei laghi: il resto viene assorbito infatti dalle falde sotterranee. Nonostante ciò, la "idrosfera utilizzabile" contiene probabilmente più acqua di quella che ci occorrerà nel prossimo futuro. Il problema, come spesso accade quando sono in gioco le risorse naturali, è che l'acqua non è distribuita uniformemente in tutto il globo. Molte persone passano il tempo a difendersi dalle alluvioni, mentre altre lottano per non morire di sete. Forse il nostro tenore di vita dipende, più di quanto tendiamo ad ammettere, dalla disponibilità di acqua dolce. Se per qualsiasi motivo i nostri rubinetti smettessero di darci acqua, la nostra routine quotidiana verrebbe completamente sconvolta, la salute sarebbe messa a repentaglio, le fabbriche si fermerebbero, e l'agricoltura dovrebbe affrontare gravi difficoltà. In breve, se anche diamo per scontata la disponibilità di acqua dolce, lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Nel complesso, però, l'acqua dolce utilizzabile è però in grado di soddisfare i bisogni domestici, industriali e agricoli di almeno il doppio dell'attuale popolazione mondiale..........Naturalmente più "progrediamo", più acqua sfruttiamo: anche se il minimo assoluto che occorre a una persona per l'uso domestico è di 5 litri al giorno, o meglio, più realisticamente, circa 15 litri, un cittadino dei paesi industrializzati di litri ne consuma più di cento. Se aggiungiamo il quantitativo necessario all'industria, la cifra totale può balzare di colpo a 500 litri, specie nelle città dell'emisfero Nord. Se perfezionassimo però la raccolta delle acque, l'immagazzinamento, il rifornimento, l'uso e le tecniche di riciclaggio, dovremmo riuscire ad ampliare le nostre risorse globali per un periodo praticamente illimitato, ma bisognerebbe cominciare al più presto.- Non abbiamo mai incominciato e la realtà è sotto gli occhi di tutti.


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