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Bari, Fiera della autoproduzioni: dal produttore al consumatore
07 aprile 2011

BARI - È possibile un’altra economia? Domenica 10 aprile si svolgerà a bari (via Fanelli) la «Fiera delle Autoproduzioni. Un’altra economia è possibile?», cui parteciperanno i produttori in modo gratuito e volontario. Imperdibile appuntamento per tutti chi ha in mente un futuro diverso da quello imposto dalle logiche economiche attuali.
La «Fiera dell’agricoltura naturale autocertificata» e l’evento «Artigianato etnico e locale» hanno l’obiettivo di ridurre al minimo le distanze tra produttori e consumatori rifiutando intermediazioni e certificazioni, perché nelle relazioni economiche sono fondamentali il rapporto diretto, la fiducia e il concetto di prezzo-sorgente (totale trasparenza nella filiera, come garanzie di equità e qualità.
Alle ore 17 Vito Castoro terrà l’incontro-dibattito «Agricoltura e Bioedilizia nel materano», cui seguiranno alle 16 alcune riflessioni sulle problematiche dell vino dalla vigna alla cantina («In vino veritas / in veritas vino»). Alle 19 sarà presentato il gruppo «Foods not Bombs», i cu rappresentati parleranno della guerra al capitalismo attraverso la guerra alimentare. Finali la cena sociale e il concerto live «Leitmotiv» (ore 22).

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Un'altra economia! - “Lucri bonus est odor ex re qualibet” – scrive Giovenale in una delle sue satire della vita a Roma attorno al 100 d.C.. Questa amara visione del profitto non è stata interamente smentita per nessun paese e per nessuna epoca, ma nel mondo moderno, sorto con tanto successo dal dinamismo del capitalismo, il ruolo del profitto è visto in una prospettiva notevolmente diversa. La ricerca del profitto è oggi considerata, con molta fondatezza, come la motrice che crea le opportunità economiche e conduce al loro sfruttamento. Per dirla con Keynes, che certo non fu un ammiratore acritico del capitalismo, “il motore che muove l'impresa non è la parsimonia, ma il profitto. Adam Smith a partire da “La ricchezza delle nazioni”, sottolineava la preoccupazione che i segnali di mercato possono essere fuorvianti. La preoccupazione dell'impatto ambientale da tante decisioni del mondo degli affari, perché è evidente che in materia di impatto ambientale i segnali di mercato sono carenti. Al giorno d'oggi i “prodighi” e i “progettisti di iniziative chimeriche” possono fare scempio dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo e della schermatura dalle radiazioni dannose che supponiamo garantita. E' stata avanzata, non da ultimo anche in Italia, l'argomentazione stringente che i dirigenti d'impresa sono impegnati a perseguire l'esclusivo interesse degli azionisti e, in quanto di ciò responsabili, sono vincolati all'obbligo di massimizzare i profitti. Deviare tale finalità potrebbe apparire moralmente giusto, ma secondo questo punto di vista equivarrebbe a disertare le responsabilità morale del mandata ad amministrare e della tutela degli interessi affidati. Per quanto attiene alla responsabilità dei dirigenti, si instaura così una separazione tra gli azionisti e i proprietari da un lato e il resto del mondo dall'altro. Certo un'altra politica, ancora prima di un'altra economia. E' possibile?
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