Barche e vele, successo della mostra delle cartoline d'epoca di Corrado Pappagallo al Museo del Mare
MOLFETTA - “Gente di mare”: è così che, ricordando l’omonima canzone di Umberto Tozzi, poteva essere definito in passato il popolo molfettese. La nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra economia si basavano quasi esclusivamente sulle attività marinare, in particolare sui settori ittico, cantieristico e portuale. “Sorte avversa” ha voluto che da una decina d’anni i cantieri navali siano andati in fallimento, cessando la loro preziosa attività. Per questo motivo l’Associazione culturale Archeoclub di Molfetta ha dato vita con passione e con impegno al “Museo Etnografico del Mare”, giunto al suo quindicesimo anno, con lo scopo di custodire e riportare alla luce oggetti, arnesi, scheletri d’imbarcazioni che testimoniano la nostra storia. “Era un museo atteso, desiderato da molti e finalmente realizzato” ha dichiarato con entusiasmo l’attuale presidente dell’Archeoclub, Alina Gadaleta Caldarola, che insieme ai soci Angela Sciancalepore, Corrado Pappagallo (apprezzato collaboratore di “Quindici”) e all’assessore alla cultura Betta Mongelli, ha inaugurato nella Fabbrica San Domenico la mostra “Barche e Vele” incentrata sull’esposizione di cartoline d’epoca curata dallo stesso Corrado Pappagallo (nella foto: Mongelli, Gadaleta Caldarola, Sciancalepore, Pappagallo).
I soci dell’Associazione, ha raccontato la presidente, scelsero nel 2005 come data dell’inaugurazione del museo proprio l’11 settembre che l’allora sindaco Tommaso Minervini, (che lo sponsorizzò e patrocinò), definì “amara” perché ricordava il tragico attentato alle Torri Gemelle: la scelta di tale data voleva essere un segno di speranza, di rivincita, di “nuove energie risvegliate” da parte della comunità di carpentieri e maestri d’ascia. Inoltre la stessa data coincise con la conclusione della festa della Madonna dei Martiri protettrice dei marinai.
La nascita di questo museo è stata possibile sia grazie all’impegno e alla passione dei soci che per anni si sono cimentati nella raccolta, ricerca, catalogazione, recuperi, restauri e organizzazione degli spazi, sia all’importante contributo di alcune famiglie molfettesi, tra le quali Salvemini, Uva, Sasso, Paparella (famiglie coinvolte nelle attività marinare) che non hanno esitato a donare gli oggetti in loro possesso. Anche Tommaso Gaudio e Onofrio Gallo hanno donato all’Archeoclub una grande cassetta di arnesi e di disegni (in esposizione nella mostra) appartenuti a Vincenzo Estere Uva, famoso maestro d’ascia molfettese.
È sorprendete, ha proseguito nel suo intervento la Presidente, come i maestri d’ascia di una volta, pur avendo solo la licenza elementare, mostravano di avere conoscenze e competenze apprese sul campo di rilevante valore: i 5 cantieri che operavano un tempo appartenevano alle famiglie Pansini, de Ceglia, Ragno, Salvemini e Cappelluti, che hanno collaborato con l’Archeoclub raccontando le loro storie, fornendo materiale antico e soprattutto spiegando tutti i processi che riguardano la scelta del legname, il taglio e l’assemblaggio del legno per la costruzione di barche e pescherecci.
Un’altra componente importante della mostra è la “raccolta delle reti da pesca” realizzata da Carlo Amato, armatore e socio dell’Associazione. Alina Gadaleta Caldarola, ha ricordato, a conclusione del suo intervento, l’importante collaborazione con il progetto “Coppe” che ha visto lo stanziamento dei finanziamenti europei allo scopo di formare operatori turistici che curassero il patrimonio artistico di tutta la nostra costa.
L’assessore Betta Mongelli (da sempre socia dell’Associazione e a lungo anche presidente) ha messo in evidenza come i “piccoli” musei, che “esprimono e conservano il ricordo”, siano indispensabili in una città, perché tutta la comunità si riconosce e ne avverte l’appartenenza. Ha ricordato che all’Archeoclub di Molfetta si deve il “Museo del Pulo” (sorto sotto l’amministrazione di Guglielmo Minervini), che oggi è uno dei più importanti e preziosi luoghi della conservazione e didattica museale. L’assessore ha rivelato ai presenti un nuovo ed importante progetto in collaborazione con il neoassessore al patrimonio Giulio Germinario: il Pulo, che al momento non è di proprietà comunale, dovrebbe ritornare ad appartenere a Molfetta. Ha, infine, fatto presente che l’amministrazione comunale sostiene l’impegno dell’Archeoclub che quest’anno celebra i suoi 30 anni.
Angela Sciancalepore ha, poi, presentato Corrado Pappagallo, illustre studioso concittadino, conoscitore e assiduo frequentatore degli archivi di Molfetta e di tutto il circondario e informato alla perfezione su persone, beni, patrimoni delle famiglie molfettesi dal Cinquecento all’Ottocento. Gli insegnanti ricorrono al suo sapere quando vogliono inoltrarsi nei meandri della storia locale e gli studiosi chiedono la sua collaborazione per riuscire a comprendere documenti indecifrabili, poiché “di questa città tutto decifra e tutto sa”. In veste di collezionista, Corrado Pappagallo ha presentato la sua mostra di cartoline figurative della prima metà del secolo scorso convinto della loro importanza storico-documentaria. Ci si rammarica nel constatare che la cartolina, usata un tempo come mezzo di saluto, sia stata soppiantata dallo smartphone.
Pappagallo ha, poi, ritenuto opportuno soffermare lo sguardo su cartoline con soggetto marinaro per poter conoscere e approfondire questo affascinante mondo, allargando la sua ricerca anche ad altre città con forte tradizione marinara. Queste cartoline che raffigurano paesaggi, uomini e scene di pesca, ricordano la dura vita del pescatore del passato. Inoltre presentano varie tipologie di barche: quelle tradizionali a vela dette “trabaccoli” che hanno fatto la fortuna di molte famiglie molfettesi dato che erano destinate al trasporto merci (si ricorda il trabucco di Cala San Giorgio ormai scomparso); i “bragozzi” che insieme alle bilancelle da pesca costituiscono la paranza. Le vele diversamente colorate contrassegnavano la loro appartenenza ad uno specifico armatore come ne è testimonianza la “Paranza di Triglia Rossa” che aveva la vela bianca con due fasce rosse orizzontali.
Apprezzata da tutti, grandi e piccini, questa mostra regala uno spaccato interessante sulle nostre origini.
Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama” (Alessandro Baricco).
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