MOLFETTA - “Tutti per uno, uno per tutti”. Nessuno mai avrebbe pensato che nella corsa a Palazzo Città la famosissima citazione di Alexandre Dumas (I tre moschettieri del 1844) sarebbe divenuta così ricorrente a Molfetta. La formula che quattro amici ripetono all'unisono incrociando le spade ? "E adesso, signori, disse d'Artagnan, tutti per uno, uno per tutti. È il nostro motto, non è vero?" ? impegna a un patto di solidarietà tre moschettieri al servizio del re e un diciottenne ambizioso, che sarà promosso luogotenente dopo aver superato complotti, sventato agguati, combattuto con coraggio. Nel caso di specie i tre moschettieri hanno personalità diverse e sono: Paola Natalicchio, Gianni Porta e Bepi Maralfa tutti e tre (finalmente) uniti assieme ai cittadini di Molfetta con l’obiettivo di mandare “a casa” l’amministrazione uscente capeggiata dal senatore del Pdl Antonio Azzollini . Quella che doveva essere una semplice conferenza stampa, si è rivelato essere un bagno di folla pubblico di un centrosinistra compatto come da anni non si vedeva.
«In una situazione particolare abbiamo fatto una scelta importante. È noto a tutti come in questo primo turno la cittadinanza ha bocciato la proposta politica dell’amministrazione uscente. Questa unità non è semplicemente una sommatoria ma ha come obiettivo quello di avere in futuro un effetto moltiplicatore. Partiamo da uno 0 a 0 palla a centro (sulla carta ci sono 17.000 voti a testa per ogni coalizione, ndr). Oggi finalmente gettiamo le fondamenta per lanciare una proposta alternativa alla città. Abbiamo viaggiato divisi ma tra 10 giorni colpiremo uniti» ha dichiarato Gianni Porta.
Ma la conferenza stampa è anche l’occasione per tornare a parlare del boom di preferenze della coalizione di Bepi Maralfa che gode per più di 3.000 voti ottenuti. Maralfa è riuscito nell'obiettivo di lanciare un segnale forte al centrodestra locale. «Sono attanagliato dall’emozione. Riguardo all’exploit elettorale posso dire che ero convinto e fiducioso di tale risultato sin dall’inizio del mio percorso elettorale. Molfetta non è una città costituita solo da anime prave come quelle di centrodestra degli ultimi anni, ma ci sono anche persone oneste. Sono convinto che questa volta li mandiamo a casa».
Sempre più grintosa e consapevole dei propri mezzi, Paola Natalicchio tuona: «Abbiamo mostrato una grandissima reattività al verdetto delle urne mostrando che la partita è alla portata di questa comunità. Il nostro non è un accordo di retrobottega. L’unità del centrosinistra è l’unica chiave di volta di questa partita. Siamo sicuri che questo è il nostro turno e inoltre dobbiamo essere fieri di aver raccolto in questa coalizione il meglio della buona politica. La delusione e la rabbia politica – ha continua la Natalicchio – deve essere tradotta in progetto politico di governo condito di esperienze e innovazione. Non abbiate paura e non abbiate dubbi amici del Centro democratico e di Rifondazione comunista andremo insieme in consiglio comunale. Molfetta è al ballottaggio e può farcela a rovesciare la vittoria. Io, Gianni e Bepi meritiamo di sentirvi accanto nelle prossime ore. Abbiamo bisogno di dire alla città che noi vinceremo e che governeremo insieme questa città».
Le elezioni amministrative si sono concluse con alcuni dati molto importanti. Le urne hanno decretato il ballottaggio tra Ninnì Camporeale (46,67%) e Paola Natalicchio (32,95%), ma senza dubbio a preoccupare i candidati alla carica di primo cittadino è il fenomeno dell’astensionismo. Se da un lato questo fenomeno in costante crescita, è molto grave e preoccupante, non è affatto un pericolo per la democrazia, vediamola semmai come un’opportunità per il politico intelligente e avveduto, di farsi promotore di innovazione e cambiamento, proprio perché avvisato che una quota di elettori non è soddisfatta della merce in piazza. Quindi, quel bacino crescente di delusi è lì pronto per essere “conquistato”. Ed è proprio qui che Paola Natalicchio sta vincendo la partita: «la questione legata all’astensionismo è un grosso problema. Ma nel ballottaggio c’è sempre un rischio oggettivo di calo del voto. Bisogna tornare a votare perché non si può lasciare nuovamente la città nelle mani della controfigura del senatore Tonino Azzollini».
Adesso più che mai dopo gli slogan, i banchetti pre-elettorali domenicali, gli inciuci palesi e quelli sotto banco, alla fine anche questa campagna elettorale per le amministrative del 26 e 27 maggio è quasi andata in archivio come tutte le altre. Anche stavolta un attimo dopo lo spoglio politicanti “specializzati” e militanti di partito sono stati impegnatissimi a contare schieramenti e percentuali, arringare la folla su exploit e débacle, fantasticare sulle conseguenze del famoso “dato elettorale”. L’utilizzo distorto che la maggioranza degli elettori è ormai abituata a fare del proprio diritto di voto è infatti uno dei motivi principali che rende la democrazia italiana una democrazia incompiuta, di cartapesta, con governi che ufficialmente nessuno vota e leggi cucite su misura sugli interessi di lobby, alcune al limite del lecito. Non si fa uno scoop se si dice che le elezioni in Italia e a Molfetta sono storico ostaggio del voto di scambio. Il voto di scambio non è soltanto un reato disciplinato dall’articolo 416 – ter del codice penale. Voto di scambio è l’attimo in cui il cittadino medio rinuncia alla suo unico momento di amministrazione di potere, mette da parte idee e ideologie e svende il suo diritto di cittadinanza. Un meccanismo perverso che inquina costantemente l’esito delle consultazioni elettorali.
«Il voto di scambio è una piaga che non ci appartiene. Il voto di scambio è il più grande delitto di questa città. Noi dopo il 9 e 10 giugno abbiamo la possibilità di riscoprire una città che possa vivere nel piacere» ha sentenziato Gianni Porta. Anche Bepi Maralfa ribadisce il suo “NO” al voto di scambio: «L’abbiamo già detto durante la campagna elettorale e lo ribadiamo ancora più forte dopo le elezioni: basta con il voto di scambio, basta con i buoni benzina, viaggi premio, 50 euro per i rappresentati di lista, spese a domicilio o qualsiasi forma di acquisto del voto. Diciamo basta ai presidi fissi ai seggi elettorali in grado di intimorire gli elettori. Molfetta un’anima ce l’ha ancora e quell’anima non potrà essere comprata all’infinito. Tutto questo finirà molto presto proprio come sta finendo il dominio del centrodestra, a cui anche una sua candidata al consiglio comunale tramite Facebook ha avuto il coraggio di denunciare. Stasera io, Paola e Gianni vi invitiamo a denunciare ancora, perché nessuno ha l’intenzione di lasciarvi soli». Su Facebook, infatti, gira un post di una candidata della lista collegata al candidato sindaco Ninnì Camporeale che rivolgendosi a lui dice che è stata la prima e ultima volta che andava in lista con loro, «perché le persone beccate a comprare voti dovevano essere espulse all’istante, non dovevano continuare le elezioni, chi ha giocato onestamente si vede, perciò io sono fiera di aver perso, come altri perché la campagna elettorale l’abbiamo fatta onestamente… IO SONO ORGOGLIOSA!». Poi la ragazza avrebbe ritrattato cancellando questa frase e scrivendo che il post sarebbe stato alterato, ma intanto il messaggio era stato già condiviso in rete e commentato. Succede anche questo in una campagna elettorale molto tesa.
Quanto alle linee programmatiche del “nuovo” variegato centrosinistra molfettese Paola Natalicchio dichiara: «il nostro come già detto non è un accordo di retrobottega. E vorrei rispondere a qualcuno dicendo di essere fiera di essere la nipote di un pescivendolo (Paola era stata attaccata su un sito locale on line con un articolo squallido e squalificante per il suo autore abituato a queste miserabili performances, ndr). Noi non ci siamo spartiti poltrone, ci siamo spartiti il futuro della nostra Molfetta. Rilanciamo Molfetta superando finalmente una visione di città fallimentare e di proporre un nuovo modello di sviluppo basato sul rilancio delle politiche del lavoro, sociali e culturali, di tutela del territorio e dell’ambiente, di promozione di un modello amministrativo improntato sulla legalità, la trasparenza e la partecipazione anche attraverso il coinvolgimento sistematico, nella elaborazione delle politiche, di cittadini, associazioni, movimenti e volontariato diffuso».
Ieri mattina, inoltre, è stato siglato presso l’Ufficio Elettorale del Comune di Molfetta l’apparentamento formale tra Rifondazione Comunista e la coalizione a sostegno di Paola Natalicchio. “Un passaggio molto importante – hanno commentato la stessa Natalicchio e Gianni Porta – per la costruzione di un centrosinistra più forte, capace di interpretare le istanze che provengono dai cittadini al fine di tradurle, ogni giorno, in concrete pratiche di governo”.
I risultati delle ultime elezioni amministrative sono noti a tutti ormai. Una cosa è certa in vista del ballottaggio: la SIGNORA MOLFETTA (e non la S’IGNORA MOLFETTA come qualcuno ha dichiarato) comincia a far paura ad un centrodestra più che mai in bambola e che per la prima volta sotto l’accurata direzione di Antonio Azzollini comincia a fare campagna elettorale (la vera campagna elettorale) inviando i suoi fidi candidati al consiglio comunale, simpatizzanti e militanti alla distribuzione dei volanti elettorali fuori le scuole medie/superiori.
A quanto pare i consensi dell’avv. Ninnì Camporeale inferiori alle liste hanno sancito una frattura all’interno del partito destando non pochi grattacapi. Il centrodestra sperava di riconquistare Palazzo Città al primo turno anche se in elezioni amministrative con 6 candidati sindaci il ballottaggio è dietro l’angolo. Ora, che è svanita anche la speranza chiamata “anatra zoppa” Paola Natalicchio assieme a Gianni Porta e Bepi Maralfa ha davvero riaperto la partita. Sicuramente dopo tutti questi anni di azzollinismo molti sono i cittadini che sperano di tornare a Sorridere, INSIEME ogni giorno.
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