Azzollini a Quindici: lascio e raddoppio, voglio candidarmi al Senato e al Comune di Molfetta
Il sindaco si dimetterà mercoledì e, salvo disposizioni diverse, si candiderà: «è questa la mia corretta interpretazione della legge elettorale»
MOLFETTA - Ancora una volta il sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini(foto), lascia e raddoppia. Lo ha detto a Quindici: «come prevede la legge, mi dimetterò dalla carica di sindaco mercoledì per ripresentarmi candidato al Senato e, contrariamente a quello che si dice in giro, interpretando correttamente la legge elettorale, ritengo di potermi candidare a sindaco e ho intenzione di farlo. Non voglio tradire il mandato degli elettori e, salvo altre disposizioni politiche del mio partito, ho intenzione di ripresentarmi alle elezioni amministrative per continuare a portare avanti il programma che abbiamo avviato. Il doppio incarico, che ho dimostrato in questi anni di poter svolgere senza problemi, mi permetterà, come ho fatto in passato con il porto, di essere doppiamente utile alla città, portando risorse e opportunità di crescita a tutta la popolazione».
Con questa dichiarazione, Antonio Azzollini scioglie tutti i dubbi che sono circolati in questi giorni, anche a causa dell'incertezza sulla sorte del governo e sulle possibili ipotesi che l'interpretazione delle norme in materia avevano alimentato: dimissioni, decadenza, ineleggibilità.
Se il suo partito, Forza Italia, non gli opporrà un veto per motivi di opportunità politica relativa al cumulo degli incarichi (ma questo è molto improbabile in un partito dove il conflitto di interessi è una regola e il cumulo delle cariche una normalità) Azzollini si candiderà ancora una volta a sindaco, per guidare in prima persona Molfetta, senza affidarsi a sostituti che potrebbero giocargli brutti scherzi.
Questa candidatura serve a ricompattare e a rafforzare un centrodestra in pezzi che sicuramente con altri candidati deboli avrebbe avuto difficoltà a tenere insieme le anime inquiete della coalizione, dall'Udc dei Minuto ad An di Armenio. Cadono anche le speranze e le aspirazioni di chi già immaginava di sedersi sulla poltrona di primo cittadino e, in caso di successo di Azzollini, dovrà attendere ancora altri 5 anni (sulla carta, perché, come si è visto, in Italia nulla è mai certo e non è detto che non si ritorni alle urne, anticipatamente, ancora una volta, magari se dovesse passare il referendum sulla legge elettorale).
«In questi anni abbiamo lavorato intensamente per la città – ha detto a Quindici, Azzollini – anche se dalle cronache della stampa questo non è rilevabile, anzi appare una città abbandonata a se stessa sia sul piano della sicurezza, sia su quello della pulizia, sia sul fronte delle opere pubbliche. Ecco perché preparerò un dossier di tutte le cose portate in porto (lapsus freudiano, ndr) che stanno cambiando il volto di Molfetta, per dimostrare con i fatti la correttezza e la qualità della nostra gestione della cosa pubblica. E per completare questo progetto voglio continuare a guidare la città per altri 5 anni, sicuro che avrò ancora una volta la fiducia dei molfettesi. Una fiducia meritata sul campo con i fatti e non con le chiacchiere».
Una dichiarazione di guerra quella di Azzollini non solo all'opposizione, ma anche a tutti coloro che volessero mettergli bastoni fra le ruote. Questa determinazione non esclude che, come sta avvenendo a livello nazionale con Berlusconi, Forza Italia a Molfetta possa correre da sola.
Comunque, malgrado gli intendimenti del senatore forzista, la geografia politica a Molfetta è destinata a cambiare e non è detto che questa volta la strada per la vittoria sia tutta in discesa. La stessa scelta di ricandidarsi nasconde timori e debolezze per una coalizione che rischia di andare in frantumi disaggregando partiti e gruppi che, col ritorno anche dell'altro ex sindaco Tommaso Minervini possono dare vita a una coalizione trasversale, alla quale sembra mirare anche il neonato Partito Democratico che apre le porte a tutti e punta a far convergere sul proprio progetto tutte le forze disponibili, dall'Udeur o grande centro di Lillino Di Gioia, all'Udc di Carmela Minuto e perfino agli ex di An Mauro Magarelli e Annamaria Brattoli con l'obiettivo comune di sradicare la «concentrazione di poteri (politico, economico, amministrativo) nelle mani di una sola persona. Questo dato di fatto rappresenta una assoluta anomalia nel quadro politico locale dal momento che condiziona pesantemente il regolare confronto democratico, determinando distorsioni evidenti. La gestione assolutistica del potere da parte del Sindaco/Senatore, a quanto risulta dalle voci di corridoio intenzionato a perpetuare il cumulo degli incarichi candidandosi ancora una volta sia al Parlamento che al governo della città, viene vissuta con disagio ed imbarazzo anche all'interno della stessa maggioranza», come si legge in un comunicato del Pd che parla di “emergenza democratica".
Una battaglia difficile, dagli esiti imprevedibili, che sarà senza esclusione di colpi (ulteriori notizie e approfondimenti nel prossimo numero della rivista Quindici in edicola afine settimana che conterrà uno SPECIALE ELEZIONI), ma che comunque porterà a un rimescolamento di carte sul piano politico e amministrativo.
Felice de Sanctis