Auser Molfetta: Anziani e gioco d'azzardo, quando solitudine e tempo libero possono diventare un problema
MOLFETTA - Anziani e gioco d’azzardo è un binomio sempre più spesso presente nel nostro Paese. È paradossale che a disposizione di ogni cittadino italiano ci siano più slot machine che letti in ospedale. Anche sul fenomeno della ludopatia che coinvolge in maniera sempre più allarmante le fasce più anziane della popolazione cittadina, l’Azione Cattolica della diocesi di Molfetta ha posto la sua attenzione.
Nell’ambito della campagna “La vita giocatevela bene!” per la diffusione di nuovi stili di vita e contro il gioco d’azzardo, ha organizzato presso il salone della Parrocchia San Pio X la tavola rotonda “Il gioco d’azzardo e la terza età. Quando la solitudine e il tempo libero possono diventare un problema” per discutere dell’influenza del gioco d’azzardo nella vita degli anziani. Sul tema è stata presentata da Sebastiano Gadaleta, presidente Auser Molfetta, l’indagine “Anziani e Azzardo” condotta da Gruppo Abele e l’Auser Nazionale in collaborazione con Libera. L’esplorazione riguardo il comportamento di gioco d’azzardo tra la popolazione degli over 65 ha coinvolto 15 regioni d’Italia (Abruzzo, Basilicata,Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto), raccogliendo un campione di mille persone cui è stato sottoposto un questionario con domande a risposta multipla.
È emerso che ad essere maggiormente colpite da questo dilagante fenomeno sociale sono le classi sociali più deboli, soprattutto i pensionati che hanno molto tempo libero a disposizione e soldi sicuri tanto da cedere sempre più spesso alla tentazione della giocata. Nello specifico la ricerca ha dimostrato che più della metà degli intervistati, nell’ultimo anno ha giocato almeno una volta e che il “Gratta e vinci” e le lotterie istantanee sono i più gettonati. Inoltre il 49,9% del campione preso in esame gioca in ricevitorie e bar principalmente per noia o solitudine, dopo aver sognato o perché indotti (rappresenta un invito a giocare, ad esempio, la presenza e la vendita di alcuni giochi persino in posta). Ma l’aspetto da tenere in stretta considerazione è che sul totale dei questionari compilati, il 16,4% è rappresentato da persone a rischio di ludopatia.
Si gioca, come ha sottolineato Angela Panunzio (referente assessorato alla Socialità del Comune di Molfetta), non tanto per l’aspettativa della vincita quanto per il piacere di compiere rutinariamente il gesto di puntare del denaro e nell’ebbrezza che ne può derivare (nella foto: Gadaleta, Panunzio, Binetti).
Per porre rimedio a questo fenomeno, come sottolineato da Marta Binetti (componente della Commissione Nazionale Adultissimi dell’Azione Cattolica) sarebbe opportuna un’adeguata formazione che fornisca gli strumenti per affrontare la vita nel migliore dei modi. È necessario comprendere che l’anziano non è un peso per la società ma, soprattutto per esigenze di vita moderna, diventa una grande risorsa. Di fatti sono sempre più i nonni oggi a prendersi cura dei nipotini oppure a svolgere azioni di catechesi all’interno delle parrocchie. A Padova, ad esempio, gli “adultissimi” sono stati coinvolti in un progetto che li vedeva protagonisti all’interno della Questura cittadina nel dare accoglienza agli immigrati e nel preparare loro o nel rinnovare il permesso di soggiorno.
Lavorare in rete e mettere in atto progetti di socialità e coinvolgimento non solo per gli anziani ma anche per la fascia più giovane della popolazione, potrebbe essere un ottimo antidoto utile a impegnare in modo proficuo il proprio tempo senza distrazioni e tentazioni di ogni sorta, gioco d’azzardo in primis.
© Riproduzione riservata