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Arte, di… segni di Cosmo Allegretta Rassegna di opere al “Cavalletto”
15 maggio 2000

di Giovanni de Gennaro Questa mostra di disegni di Cosmo Allegretta, del tutto inediti, è una rappresentazione selezionata del suo costante impegno nel disegnare e costituisce una panoramica di tale attività dalla fine degli anni Sessanta ad oggi. Rispetto alla produzione di oli a forte cromatismo ed alla sua scultura di masse, il disegno é stato preparatorio o integrativo, ma qui si dimostra una autonoma dimensione espressiva, con un itinerario proprio ed un significato specifico. La rassegna dimostra la varietà dei temi e delle tecniche che hanno interessato l’artista, che é bene distinguere per coglierne i caratteri essenziali in rapporto alle altre modalità espressive esercitate. Uno di questi caratteri é la scarsa e periferica attenzione ai volti delle sue figure spesso, anche quando sono attentamente studiati, privi della luce dello sguardo, quasi stereotipi; nei nudi femminili, visti in posizione fetale ed a grandi masse alla Botero, intenti a cure del corpo, non v’é alcuna allusione erotica; nelle famiglie di contadini che vanno o vengono dal lavoro non vi sono individualità, quasi spersonalizzati dalla fatica; nelle maternità non vi é alcun riferimento religioso o affettivo al di là della notazione naturalistica. L’interesse si sposta a volte su momenti di banale vita quotidiana: al bar le donnine ammiccanti, l’alcolizzato, gli avventori istupiditi dall’ozio o al passeggio, lui, lei, il cane, in situazioni in cui anche il cane é protagonista, sono visti con sprezzante ironia; teorie di donne e uomini anonimi, infagottati, non si sa dove vanno o da dove vengano, in una migrazione senza senso, a cui ci hanno abituati i mass-media. Sono da aggiungere i disegni non esposti qui perché già presentati: le scene di spietata crudeltà, crocifissioni, senza riferimento al significato salvifico di Cristo, fucilazioni senza ideali nei carnefici e nelle vittime, episodi mitologici ridotti a comuni avvenimenti. La chiave di lettura che si riesce a scoprire e che riconduce ad unità l’estrema varietà delle immagini, tra cui non manca qualche paesaggio dai tratti essenziali, è la visione di una umanità delusa, dissacrata, degradata, da cui è bandita ogni aspirazione di bellezza o di spiritualità. Allegretta ci presenta una umanità senza volto, senza la luce dello sguardo, di vita poco più che fisiologica o puramente istintiva: denuncia così il suo disperato scetticismo con tratti rabbiosi di una corporeità senza anima. L’altra chiave interpretativa sta nella continuità tra i segni preistorici delle pitture rupestri dei cavernicoli, simboli della limitata realtà percepita dall’uomo primevo, homo habilis ma non ancora sapiens, e le linee violente di un linguaggio che sembra dialetto nelle tozze figure di un disegno senza sfumature. Ad Allegretta é sembrato opportuno sottolineare, sin dal titolo, che la mostra non é tanto di disegni, quanto di segni, visti nella loro evoluzione sino alla rappresentazione realistica. Presenta infatti quei segni primitivi così come sono stati valorizzati dagli astrattisti, dai surrealisti e dallo stesso Picasso, accanto a immagini della età classica, o dell’età contemporanea, con le dive del cinema, Marilyn Monroe o Marlene Dietrich, sino ai mezzi espressivi usati dalla Pop Art, i vari collages di inserimenti materici, per dimostrare il legame espressivo tra le grandi epoche della storia universale dell’arte. Sembra così Allegretta apparentarsi allo stile ed alle manifestazioni della Transavanguardia, diffusasi negli anni Sessanta, come é stata individuata in Italia dal critico Achille Bonito Oliva. I 30 disegni che egli allinea senza riguardo alle date di composizione sembrano supporre una panoramica orizzontale e parallela al di là d’un principio e di una conclusione, fuori della storia, e di un ordine cronologico della sua attività. Ci offrono una parte importante del suo complesso mondo artistico da aggiungere alla intensa tavolozza dei suoi oli ed alla immediatezza figurativa delle pesanti masse della sua scultura. Apre così un altro problema nella ricerca e nella definizione della sua personalità artistica: il rapporto tra i suoi vari linguaggi, del disegno, della pittura e della scultura. É già stata proposta qualche valutazione nella presentazione della mostra “Narciso” del 1994 al “Centro d’Arte e spazio” e della successiva, nella “Art Gallery” del 1997, sulla “corporeità” della sua arte. Alla luce di questa rassegna, che ci consente la conoscenza di altre serie di disegni, quasi una sua vita segreta, é augurabile il confronto fra le sue tre forme espressive per una sintesi interpretativa.
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