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Arriva il vigile urbano sceriffo Una scelta inutile e pericolosa
15 maggio 2021

Vigili urbani sceriffi? Sembra di sì. “Quindici” aveva paventato questo rischio qualche mese fa, ma ora, dopo l’aggressione a tre vigili da parte di un giovane sorpreso senza mascherina e in assembramento, da una ipotesi si passa all’attuazione di un provvedimento destinato a far discutere. Il comandante della polizia locale ten. col. Cosimo Aloia ha dichiarato pubblicamente che il modo di reagire all’aggressione agli agenti, è quello di armarli. Pur nel rispetto delle opinioni e delle valutazioni del comandante, ci permettiamo di esprimere le nostre forti perplessità e i nostri dubbi su questo progetto. Dire che solo Molfetta è rimasta senza armi, non è una giustificazione. Se gli altri sindaci vogliono fare gli sceriffi, sbagliando, non è detto che si debba seguirli nell’errore. Da un lato abbiamo un sindaco che ripete come Molfetta sia un’isola felice nel territorio, mentre i Comuni vicini hanno maggiori problemi di sicurezza. Poi un agente municipale riceve un pugno e la risposta diventa armare la polizia locale? E se, malauguratamente, l’agente fosse stato ferito gravemente, lo sceriffo-sindaco avrebbe pensato alla pena di morte? Certamente l’involuzione fascio leghista della nostra amministrazione frankenstein delle liste civiche è un dato di fatto, ma non sono stati considerati i rischi che sono maggiori dei benefici? Le armi molto spesso diventano un pericolo per se stessi e gli altri, oltre a comportare costi notevoli, non solo nell’acquisto, ma anche nella manutenzione e nella sicurezza da eventuali furti. In alcuni casi di agenti pubblici o privati si è assistito a violenze, autolesionismi, fino al suicidio. E che dire del rischio che corre l’agente che potrebbe subire un’aggressione non più con le mani, ma con una pistola? E i problemi psicologici degli agenti armati? Come la mettiamo con i rischi professionali da quello biologico al rischio rumore, perfino al rischio della postura. Come avrebbe reagito l’agente colpito con un pugno in viso? Sfoderando la pistola e puntandola contro il giovane aggressore? Basta informarsi un po’ in giro per scoprire che molti corpi di polizia locale, pur avendo acquistato le armi, non le hanno mai usate, relegandole in un armadio (spreco di denaro pubblico). Portare le armi sarebbe un pessimo esempio per la malavita, ma anche per i giovani. Sarebbe una dichiarazione di impotenza, non educativa. E i rischi per le famiglie degli agenti quando portano l’arma a casa senza un’adeguata custodia dove tenerla? Servirà un’adeguata polizza assicurativa per il fuori servizio, anche per infortuni in itinere per il possesso dell’arma. Servirà una visita psichiatrica per individuare gli agenti più idonei ad usare la pistola. E lo stress per il possesso e il porto di un’arma? E il rischio di furto dell’arma? Insomma, un pericolo per lo stesso agente. Quanti saranno disposti a correrlo, soprattutto perché questa condizione di essere armati non era prevista quando sono stati assunti? Tra l’altro la legge non riconosce alla polizia locale gli stessi diritti sull’uso delle armi che spetta ai carabinieri e alle altre forze dell’ordine, ma la difesa personale, non per difendere il cittadino. La polizia locale ha compiti di pubblica sicurezza o solo di polizia amministrativa? Servirà un porto d’armi personale equiparato a quello di un privato? Verrà riconosciuta la legittima difesa? Non c’è il rischio di denunce e condanne penali anche gravi nei confronti dell’agente? Non dimentichiamo i limiti della legittima difesa che molti magistrati applicano in caso di uso delle armi. Né si può pensare a una depenalizzazione o a una licenza o autotutela per l’uso delle armi. Pertanto, si esclude che l’arma stessa possa essere usata ad altri scopi, seppur istituzionali, come la difesa del cittadino da un’aggressione o come strumento offensivo (o dissuasivo) nell’ambito delle attività di prevenzione e repressione di reati. Quello che accade negli Stati Uniti per il dilagare delle armi e gli abusi della polizia, dovrebbe servire di monito. Armare la polizia locale non è educativo. Poi a “Molfetta città della pace” di don Tonino Bello, sarebbe veramente un insulto alla sua memoria. Tra l’altro, per il numero e la gravità dei reati commessi a Molfetta, le armi non sarebbero necessarie, ammenoché non si voglia istituire un servizio notturno, dove l’arma è obbligatoria. Il sindaco da un lato mette la testa sotto la sabbia di fronte ad episodi di criminalità che mettono in pericolo la sicurezza, dall’altro vuole armare gli agenti. E’ una palese contraddizione (e non l’unica nella gestione amministrativa della città). E non dimentichiamo che l’accettazione delle armi è volontaria per cui nessun agente può essere costretto a portarla senza la propria volontà. Molto meglio ricorrere a interventi sociali mirati e di prevenzione e a stabilire un rapporto di reciproco rispetto col cittadino. Prendiamo esempio dalla polizia inglese che, salvo rare eccezioni, non è armata ed è più rispettata dai cittadini. Tra l’altro sono le stesse organizzazioni sindacali nazionali ad avere perplessità e ad essere contrarie, ma anche ai cittadini non piace il vigile sceriffo perché la polizia locale dovrebbe avere valore sociale ed educativo. E se tutto questo non dovesse bastare, non dimentichiamo, come già accennato, i costi elevati di questa operazione: acquisto delle armi, custodia in armadi blindati, costi di manutenzione, indennità di servizio agli agenti, costi di addestramento, costi di assicurazione, ecc. Direbbero gli antichi: la spesa non vale l’impresa. © Riproduzione riservata 

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