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Arrestati due fratelli della "Cirasa" perché andavano in giro armati Nell'ambito delle indagini per la sparatoria del 10 ottobre scorso. I due dichiarano: eravamo armati per difenderci. Continuano le ricerche del killer
18 ottobre 2006

MOLFETTA - Dopo il ferimento di due loro conoscenti e di un passante che per caso il 10 ottobre scorso, a Molfetta, si trovò sulla traiettoria di una pallottola sapevano di essere diventati il bersaglio di un killer: per questo non si facevano vedere più in giro e, quando uscivano da casa, andavano in giro armati con pistole; uno di loro indossava anche un giubbotto antiproiettile. Poche ore fa i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno arrestato i due all'interno del mercato all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli (foto) nella zona industriale di Molfetta, a 30 chilometri a nord di Bari. Gli arrestati sono Vito e Giancarlo Saverio Magarelli, di 33 e 24 anni, pregiudicati molfettesi. I due secondo i militari appartengono alla famiglia denominata "La Cerasa" (la ciliegia) che commercializza all'ingrosso e al dettaglio prodotti ortofrutticoli. Sono accusati di detenzione e porto illegale di due pistole. Al momento dell'arresto Vito Magarelli indossava un giubbotto antiproiettile e deteneva una pistola calibro 6,35 con sei proiettili nel caricatore; Giancarlo Saverio Magarelli aveva con sè una calibro 7,65 parabellum munita di sei proiettili. Secondo le indagini, i due erano tra le persone che dovevano essere ferite nella spedizione punitiva che un killer solitario compì il 10 ottobre scorso tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo di Molfetta. Nell'occasione furono feriti con colpi di pistola sparati all'impazzata tra la gente, il fruttivendolo Vito De Bari, di 27 anni, un suo cliente, Ignazio De Palma, di 69 anni, e il pluripregiudicato di 41 anni, Vito Diniddio, titolare di un'altra rivendita di prodotti ortofrutticoli. Il movente dei ferimenti non è del tutto chiaro ma sarebbe da ricercare in un regolamento di conti nella criminalità locale. Secondo quanto dichiarato ai militari, i fratelli Magarelli erano in possesso delle armi solo a scopo di difesa. Indagini sono in corso sulla provenienza delle armi e per verificare se siano state utilizzate in sparatori, mentre è ancora ricercato il killer che sparò in mezzo alla folla, la mattina del 10 ottobre.
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