Aperto al pubblico il Museo diocesano
Anche la nostra città può fi nalmente vantare una realtà museale di assoluto rilievo: Il Museo Diocesano, allestito in alcuni locali del Seminario Vescovile, con ingresso dalla suggestiva Entica della Chiesa. Dal 30 gennaio la Struttura è fruibile dal pubblico: pagando un modico biglietto d’ingresso, è possibile visitare le sale e le opere esposte, accompagnati da giovani preparati e ben motivati. Il Museo, che abbiamo avuto il piacere di visitare, è bellissimo sia per la disposizione delle sale, sia per l’esposizione a temi delle varie opere, sia per il valore storico/artistico degli oggetti esposti. Forse sono pochi i molfettesi a conoscenza del grande patrimonio artistico presente nella nostra città, tante volte custodito in un modo inadeguato, in attesa di poter essere messo in mostra ed ammirato, come sta avvenendo per le opere del Museo Diocesano. Ebbene, oggi tutti possiamo ammirare con quanta cura e con quanta passione alcuni capolavori sono stati raccolti, restaurati, esposti in una cornice adeguata, lungo una superfi cie di circa 1.500 mq, su tre livelli, facilmente accessibili e dotati di dispositivi, di abbattimento delle barriere architettoniche, fra i più moderni. Per un breve percorso conoscitivo della realtà, abbiamo contattato don Pietro Rubini – Direttore del Museo – che con grande cortesia e disponibilità personale, ci ha fornito notizie storiche riguardanti il “concepimento” e la nascita del Museo. L’idea di istituire un museo all’interno del Seminario Vescovile risale alla seconda metà del secolo XIX quando si cominciò a custodire e valorizzare le collezioni di reperti archeologici costituiti da corredi funerari – risalenti ai sec. III – VIII a.C., frammenti e manufatti di ceramica di epoca ellenistica donate dall’arciprete G.M. Giovene e dall’arcidiacono F. Samarelli, reperti trovati nella dolina del Pulo di Molfetta e nell’agro in territorio di Molfetta, Terlizzi e Bisceglie. Tuttavia, l’istituzione del Museo - nel frattempo arricchito dalla presenza di opere artistiche, arredi e paramenti sacri, provenienti dal Capitolo Cattedrale e da alcune Chiese della Diocesi - è avvenuta nel 1976 con Mons. Aldo Garzia, all’epoca Amministratore Apostolico della Diocesi. Negli anni successivi si sono susseguiti interventi di ristrutturazioni ed allestimento del sito, fi no ad arrivare al riordino attuale, completamente rinnovato, grazie alla determinazione del Vescovo, Mons. Luigi Martella. Il percorso museale è articolato per “sezioni”: una che raccoglie e valorizza, in idonee teche a protezione e conservazione dei reperti, tutto il patrimonio archeologico esposto. Vi si ammirano utensili, frammenti di manufatti in ceramica e creta, alcuni vasi di stile ellenistico, anfore di epoca romana, ornamenti in metallo, ecc. Si passa successivamente alla ricca e sontuosa collezione di vesti e paramenti sacri, perfettamente esposti e valorizzati, per non parlare degli oggetti di rito quali calici, ostensori, reliquiari ed altro. Seguono le sale dove sono conservate alcune statue, fra le quali quelle dei “Misteri”, non meno suggestive di quelle che, durante le celebrazioni di Pasqua, vengono portate in processione. Molto pregevole è la collezione di dipinti sacri dal grande valore artistico: la “Dormtio Virginis” del Cardisco (pittore calabrese del XVI sec.), “La fuga in Egitto” del Cozza (anch’egli calabrese del XVII sec.), oltre che il “San Nicola Pellegrino” di Corrado Giaquinto artista nato nella nostra città (XVIII sec.) e opere del suo probabile Maestro Porta (XVII sec.). Infi ne, al secondo piano superiore, possiamo ammirare la “Donazione Zaza” con alcune opere che l’insigne artista molfettese e la sua consorte hanno voluto donare al Museo. Alle sale della collezione Zaza si accede attraverso un corridoio/galleria con dipinti pregevoli rappresentanti una “Via Crucis”, recentemente restaurata, proveniente dalla Parrocchia di S. Bernardino. Un discorso a parte va fatto per la “Biblioteca del Seminario Vescovile”. Divisa in due sezioni, la prima che raccoglie libri delle più diverse discipline, frutto anche di donazioni di benefattori. Da questa sala di lettura si accede poi alla monumentale Biblioteca. Una grande sala con le pareti costituite da artistici scaff ali in legno, realizzati nella prima metà dell’Ottocento dall’ebanista terlizzese Filippo Giacomantonio. La volta è un’autentica opera d’arte: in cui si può, con un percorso logico/ artistico rigoroso, seguire l’evoluzione del pensiero umano dalle origini (Assiri), passando per la cultura Egizia, Ellenica, Romana, Gotica, ecc. fi no alla rappresentazione pittorica delle Figure massime del pensiero (Galileo, Dante..). Le opere conservate – ed accuratamente catalogate – sono in prevalenza a carattere sacro. E si possono ammirare documenti UNICI, quali un manoscritto membranaceo del XVI secolo fi nemente miniato l’”Offi cium Beatae Mariae Virginis” ed il “Libro rosso”: una sorta di libro di storia della nostra Città, che “registra” le vicende storiche molfettesi dal 1323 al 1507. Come accennato, la gestione del Museo è affi data ad un Gruppo di giovani laureati o laureandi in discipline artistiche e dei Beni culturali, che, in sintonia con don Pietro, faranno sì che questa realtà diocesana possa essere fruita dalla città e dal Territorio circostante, perché di fatto espone e valorizza un buona parte del nostro patrimonio artistico. Nella struttura museale è inserita la splendida “Cappella dei Gesuiti” realizzata dall’architetto Corrado de Judicibus, adibita ad Auditorium per attività collaterali come convegni, incontri, seminari ecc. che nell’ambito dell’attività principale, contribuiranno a diff ondere la conoscenza dei Capolavori esposti. Secondo don Pietro il Museo deve essere un cantiere in continua evoluzione attraverso iniziative e progetti culturali, realizzabili anche in sinergia con altre realtà della Città e della Regione. Il sogno per il futuro non molto lontano è quello di realizzare una “card di visita” per i circuiti museali di Molfetta, Bari ed Otranto. Per mutuare un concetto enunciato da don Pietro, un Museo, oltre ad essere un luogo di studio e di conoscenza della storia, serve soprattutto a ad aiutarci a comprendere “da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo”. Il Museo, aff erma a ragione don Pietro, è anche espressione della Fede: contemplando certe opere d’arte è possibile scorgere “l’impronta del Divino”. Non a caso, Papa Giovanni Paolo II, aff ermava: “l’arte è il luogo dell’incontro col Mistero, perché la bellezza delle cose create suscita la nostalgia di Dio”. L’invito che da queste pagine possiamo fare a tutti i molfettesi e non, è quello di trovare il modo per visitare questa speciale realtà. Chi ne avrà la possibilità si troverà a visitare non solo un’elegante galleria d’arte ma anche un luogo vivo che racconta la fede e la cultura del nostro territorio e della nostra gente.
Autore: Tommaso Gaudio