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Antonio Azzollini asso di denari CORSIVI
15 novembre 2002

L'esito positivo dei finanziamenti per il porto, riporta in primo piano il sen. Antonio Azzollini (FI, nella foto), tanto bistrattato sulla vicenda dell'ospedale. Dopo aver fatto agli occhi dei molfettesi la figura del due di briscola nei confronti dell'on. Francesco Amoruso (AN), per riscattarsi doveva estrarre dal cilindro qualcosa di scintillante e stupefacente. E lo ha fatto tirando fuori non un asso qualsiasi, ma l'asso di denari. La pubblicazione della legge 174, proprio mentre montavano le polemiche sulle responsabilità del senatore forzista nel ridimensionamento dell'ospedale, aveva ammutolito tutti: cinquantamilioni di euro, circa 97 miliardi di lire, il più consistente finanziamento della storia di Molfetta. Neanche il tempo di esultare, come un gol annullato dall'arbitro Moreno, la doccia fredda: il decreto “blocca-spese” del creativo Tremonti, avvolgeva nell'incertezza la disponibilità delle risorse. Non si spiega altrimenti il manifesto fantasma di ringraziamento del sindaco, prima affisso, poi frettolosamente ritirato e infine rispolverato dopo tre mesi. In questo periodo i 50 milioni erano rimasti nella sfera del virtuale. Le difficoltà del governo centrale di far quadrare i conti rischiavano di rendere sterile l'attivismo manovriero del senatore. L'incertezza era fondata perché le leggi del tipo 174 contengono interventi minori almeno per lo Stato, spesso utilizzate dai parlamentari per far calare qualche finanziamento generalmente a sostegno di iniziative sociali e culturali. Ed, infatti, i primi provvedimenti da Tremonti sono stati quelli relativi a questo tipo di leggi, definite “leggi bancomat” dallo stesso ministro. Logica avrebbe voluto l'inserimento dei finanziamenti per il porto in atti legislativi riguardanti gli interventi per le infrastrutture, a carico dello Stato o meglio ancora della Regione che può attingere a fondi comunitari. Evidentemente al senatore piacciono le cose più intriganti e dall'alto della sua carica di presidente della commissione Bilancio del Senato, ha individuato la soluzione più conveniente e rapida, forse meno logica, ma che nei fatti si è dimostrata più efficace. Col passare delle settimane l'incertezza aumentava alla luce anche una prospettata Finanziaria 2003 che non prometteva niente di buono per gli enti locali. All'inizio di novembre la lieta notizia: i tagli non hanno colpito i fondi per il porto di Molfetta ad onore e gloria del senatore Antonio Azzollini, per la serie “Dare a Cesare quello che è di Cesare”. Indubbiamente il nostro parlamentare si è mosso con scaltrezza inserendo il nostro porto in leggi per il finanziamento di interventi per la città di Milano, legando così le risorse per Molfetta con quelle del capoluogo lombardo. E siccome l'attuale governo è geneticamente sensibile alle richieste della lobby parlamentare lombarda, la strategia è risultata vincente. Non si finisce mai di imparare. F. d. R.
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