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Anche nell'antica Roma c'erano gli 007 Se ne è parlato all'Upm
15 gennaio 2014

Già nella Roma antica esistevano gli 007. Sembra una notizia farlocca, quasi uno scherzo, ma a Roma i servizi segreti sono esistiti realmente. È chiaro che non si chiamassero così e gli agenti venivano rivestiti di un ruolo ufficiale dal capo del governo, tuttavia è pur vero che c’erano delle spie che si occupavano di reperire informazioni di importanza fondamentale per la politica interna ed estera. Ora, se è James Bond che avete in mente, vestito di tutto punto con il suo smoking, la vostra idea è un po’ troppo romantica. La realtà è ben diversa, come ci ha spiegato l’avv. Giuseppe Scardigno, esperto di diritto romano, durante la conferenza “I servizi segreti nella Roma antica e repressione dei comportamenti sovversivi delle sue Istituzioni”, all’Università Popolare molfettese, presieduta dalla prof.ssa Ottavia Sgherza. L’avvocato Scardigno ha esordito affermando che nella Roma arcaica non esisteva una distinzione netta tra potere giuridico e potere religioso, che era tutto concentrato nelle mani del pater familia e del rex. A ciò è seguita un’interessante dissertazione su come si è modificato il diritto romano dall’epoca arcaica fino alla fine dell’impero Romano d’Occidente. Per quanto riguarda propriamente lo spionaggio, si può dire con certezza che fino alla Seconda Guerra Punica (218 – 202 a.C.) Roma non conobbe questa pratica, essendo anche totalmente estranea dall’uso dei cosiddetti strateghemata (stratagemmi), tipici dei Greci. Fu solo con l’avvento di Annibale in Italia che, grazie a Scipione, fu introdotto lo spionaggio, perché il condottiero romano si era reso conto che Annibale aveva spie ovunque che lo informavano e lo aiutavano nella sua avanzata, e decise di annientare il suo avversario con gli stessi metodi. Prima di ciò, i rapporti erano retti dallo ius connubi (matrimoni combinati) e attraverso le delationes, che permettevano di denunciare al magistrato un crimine, che poi veniva indagato dallo stesso. Tuttavia, dopo Scipione, il metodo delle delationes non è più considerato idoneo e vengono creati i comitati di legati. I legati avevano il compito di salvaguardare i rapporti con gli alleati (soci) e di ottenere informazioni attraverso gli exploratores (soldati che raccoglievano informazioni) e la speculatio (attività clandestina di raccolta di informazioni). Gli exploratores sono quindi i primi agenti segreti della storia di Roma. Con Augusto, però, il loro ruolo viene ridotto a quello di semplici corrieri, che trasportavano i messaggi tra l’imperatore e i suoi consiglieri e comandanti. Con la dinastia giulio – claudia sono i liberti a ricoprire il ruolo di spie, in modo particolare i liberti imperiali, che riescono a sventare più di un attentato ai danni degli imperatori. Successivamente con Domiziano i liberti sono soppiantati dai frumentarii (soldati che avevano il compito di rifornire vettovaglie e grano all’esercito romano). Questo è il primo corpo specializzato, ma è costituito soprattutto da soldati analfabeti ed è proprio ciò che porterà alla loro sostituzione con Diocleziano alla fine del III sec. d.C., quando Roma viene colpita da una gravissima crisi economica. Molte provincie si ritrovano a non poter pagare in denaro le tasse imposte dalla capitale, ma adempiono comunque i loro doveri pagando in natura. Tuttavia, i frumentarii, che avevano la funzione istituzionale di esattori delle tasse, non tengono in conto le esigenze delle province e le malvessano, ottenendo che queste si ribellino e ottengano dall’imperatore Diocleziano l’eliminazione del loro corpo. Questo viene sostituito dalla schola agentum in rebus, i cui agentes svolgevano attività di indagine. Tuttavia alcune fonti riportano che la schola sia stata fondata in realtà da Costantino, qualche decennio dopo. In definitiva, la conferenza di Giuseppe Scardigno è stata molto interessante e istruttiva, per nulla noiosa, anzi al contrario ben calibrata e avvincente

Autore: Olimpia Petruzzella
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