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Altra tegola sul Pd di Molfetta: Pietro Capurso rinuncia alla candidatura a sindaco Il suo pesante j'accuse verso i personaggi che hanno distrutto il partito
29 marzo 2017

MOLFETTA – La frattura all’interno del Pd di Molfetta continua a produrre i suoi effetti negativi in un partito che divora i suoi figli e anche se stesso. L’ultima conseguenza del pasticcio delle tessere è rappresentata dalla rinuncia di Pietro Capurso alla candidatura a sindaco.

Rimosso l’ultimo ostacolo, Il Pd ora vedrà la rinuncia degli altri due candidati sindaci Nicola Piergiovanni e Roberto Lagrasta (candidatura chiaramente di bandiera), per aprire la strada all’accordo con le liste civiche di destracentro di Tommaso Minervini, che avrà così la tanta aspirata legittimazione “istituzionale” che cercava da tempo. Con il Pd al suo interno, il ciambotto è completo e pronto per essere cucinato.

E viene meno anche l’ipotesi delle primarie che nessuno, tranne Piergiovanni, ha mai voluto.

Pietro Capurso, figura storica fin dai tempi del Pci e recentemente vicesegretario del Pd, in un comunicato esprime tutta l’amarezza per l’involuzione del suo partito e racconta la storia di questo processo degenerativo, dalle “tessere fantasma” poi rese valide in modo discutibile, alle alleanze con forze politiche che nulla hanno a che fare con la storia di un partito di sinistra. Insomma, solo opportunismo politico.

E’ un j’accuse quello di Capurso (nella foto dell'ultimo congresso), contro alcuni personaggi del Pd “che nulla hanno a condividere con i valori della democrazia, uguaglianza, solidarietà, interesse per il bene comune e difesa dei più deboli” e responsabili della caduta della propria amministrazione di centrosinistra e della fine del Pd, che conoscerà un’altra scissione o abbandono di militanti dopo quella avvenuta con la fuoruscita di Guglielmo Minervini e di altri dirigenti e iscritti al partito.

Ecco la sua lettera: «Avevo scritto: “Il Partito Democratico nella città di Molfetta deve essere una forza aperta e partecipata, una comunità politica accogliente ed innovativa in grado di promuovere il confronto fra i cittadini e per i cittadini.”
…“Il circolo deve essere luogo di militanza autentica e di partecipazione alla vita democratica interna. Il circolo deve essere un luogo di elaborazione politica anche per la soluzione di problemi locali, concretizzando un cambiamento nel modo di vivere e stare nel partito” e l’assemblea aveva condiviso. Aveva approvato all’unanimità.
Avevo pensato che, finalmente, qualcosa fosse cambiato – aggiunge Pietro Capurso - che, finalmente, avremmo ripreso a fare politica discutendo, analizzando i problemi della collettività, proponendo soluzioni, confrontandoci quotidianamente con i bisogni per poi candidarci al governo di una città senza pensare semplicemente a come prendere un voto in più dell’avversario, ma ambire a far diventare maggioritaria un’idea di comunità nella quale ciascun molfettese si fosse sentito protagonista del proprio tempo, nella quale nessuno si fosse sentito abbandonato, nella quale l’amministrazione comunale avesse aiutato a far fruttare le risorse e le idee che vengono dai cittadini orientandole verso la crescita e la solidarietà.
Il segretario (Antonio Di Gioia, ndr), eletto all’unanimità, aveva iniziato a dare forma a questa idea e da più parti venivano apprezzamenti a un modello diverso di concepire il partito e la politica. In quest’ottica di rinnovamento avevo proposto la mia candidatura per le primarie a candidato sindaco di Molfetta. Avevo pensato che, dopo quarant’anni di vita politica, sempre dalla stessa parte, avrei potuto offrire in maniera diversa e più incisiva il mio contributo alla città.
Purtroppo qualcuno non riuscendo a concepire un modo diverso di fare e vivere la politica e avvertendo che i propri interessi non sarebbero stati tutelati, non ha rispettato le regole  e, con l’avallo del gruppo dirigente della federazione barese che ha certificato un’anagrafe degli iscritti palesemente irregolare, è riuscito a raccogliere intorno a sé un gruppo di persone a lui vicine, tesserarle, ed  imporre la propria linea politica all’intero partito con la sola forza dei numeri e non delle idee e dei programmi. Una linea che contraddice quanto approvato dal congresso e porterà, molto probabilmente, il Partito Democratico a coalizzarsi con movimenti civici di chiara impostazione di destra.    

Per questo motivo comunico la mia decisione a non concorrere alle primarie di coalizione (se mai si dovessero svolgere, vista l’intenzione degli altri due candidati a fare un passo indietro e a consegnare il PD nelle mani di Tommaso Minervini) e la mia indisponibilità a candidarmi nelle liste del PD perché mai potrei confondere la mia figura di onesto militante di sinistra con una coalizione che vede al proprio interno esponenti politici che nulla hanno a condividere con i valori della democrazia,  uguaglianza, solidarietà, interesse per il bene comune e difesa dei più deboli.
Pietro Capurso».

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