Allarme sicurezza a Molfetta, giovane aggredito in pieno centro
Una lettrice di “Quindici” denuncia: bulli impuniti e assenza delle forze dell'ordine
MOLFETTA -Da tempo “Quindici” ha avviato, unico media a Molfetta, una campagna sulla sicurezza in città. Lanciamo da mesi l’allarme su questa situazione che sta degenerando anche perché la microcriminalità resta impunita fra l’indifferenza dell’amministrazione comunale. In questa situazione il cittadino si sente impotente e non sa come difendersi, cosa si deve fare, tornare al far west, si chiedono alcuni cittadini anche nei nostri forum. Della situazione di degrado è una riprova la lettera che pubblichiamo, inviata a “Quindici” che si fa portavoce da sempre di queste ingiustizie.
Questa donna, il cui figlio è rimasto vittima di un’aggressione da parte di alcuni bulli, non nasconde la sua sfiducia nelle istituzioni che, alle quali pur si è rivolta, ottenendo una risposta negativa o di assoluta indifferenza. Un fatto grave, che non può lasciare indifferenti le istituzioni. Da quanto tempo denunciamo, senza risposta, la situazione di emergenza e di caos che si crea al lungomare. Ma il silenzio e l'inerzia delle istituzioni sono una conferma della loro colpevole tolleranza. Non è con il senso unico che si risolve il problema. Se la maggioranza non interviene perché per lei il problema non esiste, perché il sindaco, a cui la legge affida la responsabilità della sicurezza, afferma nell’intervista, pubblicata su “Quindici” in edicola, che il problema non lo riguarda perché di competenza delle forze dell’ordine, le opposizioni di centrosinistra devono alzare ancora di più la loro flebile voce contro questa situazione. Il Pd e Rifondazione comunista non possono limitarsi a diffondere un comunicato per mettersi la coscienza in pace: occorre reagire con più decisione e a questo noi di “Quindici” li invitiamo anche a nome dei cittadini, di quella società civile, di quell’opinione pubblica che rappresentiamo e che ancora si indigna.
Non si può accettare la logica della violenza, occorre ristabilire le regole, a cominciare dall’obbligo del casco per chi conduce un motorino (anche e soprattutto se è un assessore comunale), una violazione del codice inspiegabilmente tollerata dai vigili urbani.
Di questo passo dove finirà la fiducia dei molfettesi? “Quindici” e i suoi giornalisti liberi continueranno questa battaglia solitaria in difesa della legalità e daranno voce ai cittadini vittime di ingiustizie e sopraffazioni ormai all’ordine del giorno a Molfetta. Ci uniamo alla signora nella denuncia di questo squallido episodio, nella speranza che chi può e deve intervenire si svegli da questo inspiegabile “torpore”.
L’indifferenza a lungo andare diventa colpevole. Ecco la lettera della nostra lettrice che ringraziamo per il suo contributo e il coraggio della denuncia. «Gentile direttore, mi trovo costretta a denunciare a mezzo stampa l’aggressione di mio figlio avvenuta in pieno centro da un gruppo di bulli di fronte all’ammessa impossibilità di intervenire da parte delle forze dell’ordine. Proverò a riordinare le idee considerando la grande agitazione che in queste ore sta attraversando la mia famiglia. Un paio di sera fa, poco dopo le 20 mio figlio di 14 anni era fermo con alcuni amici sul muretto nel primo tratto di lungomare quando da Corso Dante sono sbucati due bulli che gli hanno sottratto la bici con la quale aveva raggiunto il centro. Allora mio figlio ha rincorso i ragazzi che dopo pochi metri si sono fermati e non paghi l’hanno aggredito verbalmente e percosso con colpi sul corpo e sulla testa.
E a questo punto nasce il secondo motivo della mia indignazione. Il ragazzo ha chiesto aiuto a due signori che sostavano nelle vicinanze che non hanno alzato un dito e anzi si sono dileguati. L’aggressione è finita con i due bulli che per concludere in bellezza hanno lanciato la bicicletta giù sugli scogli. Quando è riuscita ad avvisarmi era ormai troppo tardi e ho trovato mio figlio in lacrime e molto spaventato. A questo punto ho chiamato le forze dell’ordine ma il telefono dei vigili urbani suonava senza alcuna risposta e a quel punto mi sono recata dai carabinieri che mi hanno risposto che ormai non potevano più intervenire. Mio figlio tornato a casa ha vomitato e non ha dormito serenamente, tanto che il giorno dopo l’ho accompagnato in ospedale dove mi hanno tranquillizzato circa le sue condizioni di salute. A distanza di pochi giorni non riesco ancora a essere serena.
Mio figlio ha qualche timore ad uscire da solo e ora inizio a essere molto più preoccupata anch’io. Tante domande affollano i miei pensieri. Dov’è quella Molfetta tranquilla che il sindaco si affanna a descrivere? Com’è possibile che in pieno centro si verifichi l’aggressione a un ragazzo senza che nessuno intervenga in sua difesa? Possono questi atti restare impuniti? A chi deve rivolgersi un cittadino per avere almeno giustizia? Se con questi bulli non si interviene subito, cosa si sentiranno legittimati a fare quando saranno più grandi? Spero che queste domande non cadano nel vuoto perché non vorrei augurare a nessuno di intervenire in soccorso di suo figlio in lacrime e alla fine provare lo stesso senso di impotenza che in questo momento mi pervade. Grazie».
Autore: Giacomo Pisani