Recupero Password
Allarme sicurezza a Molfetta, cresce la paura: rapina all'interno di un'agenzia di viaggi La protesta delle associazioni di commercianti che chiedono al sindaco Azzollini di essere tutelati
18 novembre 2011

MOLFETTA - Allarme sicurezza a Molfetta, ora la gente ha paura. Nuova rapina in pieno centro a un’agenzia di viaggi. E’ avvenuto ieri ai danni dell’Agenzia di viaggi Melphicta in via De Luca, 17 (foto). Due rapinatori a volto coperto e con accento locale, dell'età di circa 35-40 anni, sono entrati nell’agenzia e, sotto la minaccia di una pistola, hanno chiesto alla titolare dell'agenzia e alla sua collaboratrice di consegnare tutto quello che avevano in borsa. In pratica, un bottino di poco più di 200 euro.
Per fortuna, al momento della rapina, non c'ero clienti all'interno dell'agenzia.
Poi, i rapinatori,  sono riusciti a fuggire, facendo perdere le proprie tracce. Sembra che per i due uomini si tratti della terza rapina, ma i carabinieri non sono riusciti ancora ad identificarli.

Ora, oltre ai cittadini, sono i commercianti ad essere più preoccupati per il ripetersi di questi fenomeni criminali.
Ad accentuare la micro criminalità è stata la crisi economica che spinge incensurati a violare la legge e a trasformarsi in rapinatori, a causa della necessità. Si tratta perlopiù di disperati che, non essendo professionisti, sono più pericolosi perché reagiscono impulsivamente, per cui possono rispondere pericolosamente ad una reazione del commerciante o del cliente. Inoltre, essendo incensurati, per le forze dell’ordine è più difficile l’identificazione.
Le associazioni di commercianti “Molfetta Shopping” e “Unimpresa” hanno inviato una lettera al sindaco e al comandante dei Vigili urbani, in cui dice che «avendo avuto molte segnalazioni, da parte dei soci, di preoccupazione e disagio, per alcune rapine, furti e scippi, che ultimamente stanno avvenendo in città, ci induce a scriverLe, quale rappresentante di Pubblica Sicurezza, affinchè possa interessare e allertare gli organi di controllo di questa città ad una più attenta sorveglianza.

Riteniamo infatti, che questo fenomeno di microcriminalità, può degenerare se non si interviene subito, anche perchè la paura e la preoccupazioni degli esercenti è forte in questo momento difficile di crisi. Nel contempo Le scriventi esprimono solidarietà al comandante dei vigili urbani di Molfetta cap. Giuseppe Gadaleta, il quale pare abbia subito un'altro atto intimidatorio, mediante vetri rotti e danni alla propria autovettura.

La nostra preoccupazione, che nell'avvicinarsi delle feste Natalizie, fenomeni di microdeliquenza, possano ripetersi e aumentare, per cui si chiede alla S.V.. di voler prendere le giuste precauzioni e mettere in condizione di serenità la città, mediante una presenza massiccia di forze dell'ordine, che vigilano e presidiano la città con maggior attenzione e forza».

Ma se il sindaco è impegnato a Roma tutta la settimana al Senato (è tra i più assidui, come rivelano le cronache), come può seguire anche Molfetta? Ecco i guai del doppio incarico anzi del triplo (sindaco, senatore, presidente), rischia di fare male tutto. Ora che è divenuto incompatibile, perché non si dimette? Ne parla “Quindici” sulla rivista da ieri in edicola. E’ proprio la foto di copertina fa riferimento al doppio incarico.

 

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
La nostre città hanno paura. Ma è una paura che va oltre i quotidiani delitti e gli incerti rimedi. Non è possibile, infatti, trovare vere soluzioni se non si individuano le vere cause, che non sono certo da cercare nella libertà concessa ai microcriminali, nel mancato coordinamento delle forze dell'ordine, o nell'afflusso dei disperati senza pace e senza cibo. Queste, se mai, sono solo conseguenze di quella vera causa che è la “globalizzazione economica”, la quale detta le leggi del mondo a partire da quell'unico valore che è il DENARO. Questo, avendo una libertà di circolazione trans-territoriale, misconosce territori, confini e frontiere che, insieme alla legge, sono stati fino a oggi le maggiori garanzie di sicurezza. L'impressione è che siamo entrati nell'epoca che segna la fine dell'uomo giuridico, a cui la legge fornisce gli argini della sua intrinseca debolezza, e la nascita dell'uomo sempre più costretto a fare appello a valori che trascendono la garanzia del legalismo. Il “prossimo”, sempre meno specchio di me, e sempre più “altro”, obbligherà tutti a fare i conti con la differenza, come un giorno, ormai lontano nel tempo, siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà. La “diversità” sarà il terreno su cui far crescere le decisioni etiche, mentre le leggi del territorio si attorciglieranno come i rami secchi di un albero inaridito. Fine del legalismo e quindi dell'uomo come l'abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della proprietà, del confine e della legge, e nascita di quell'uomo più difficile da identificare se non si inventa un'etica più alta di quella giuridica, da cui finora gli “uomini del territorio” erano stati governati…………..Non dimentichiamo che la regola è l'unico argine al sopruso, che tale rimane anche quando si presenta sotto le forme di bisogno, della necessità o addirittura della carità. Anche la mafia, fuori dalla legalità, dà lavoro ai figli della sua terra, viene incontro al bisogno, alla necessità e, se volete, anche alla carità. Più delle misure di sicurezza, che inevitabilmente limitano la nostra libertà, non è forse meglio praticare, attraverso la legalità la difesa del territorio con la specificità dei suoi usi, costumi e rapporti fiduciari, contro il processo di de-territorializzazione che diventa irreversibile quando il denaro, e solo il denaro, assurge a unico generatore simbolico di comportamenti, mentalità, relazione fra gli uomini? E tutto ciò nel tentativo, non si sa quanto utopico o realistico, di consentire a chi viene dopo di noi di riconoscersi ancora nella specificità di una città, e non nell'anonimato di un amorfo agglomerato umano, dove non solo gli immigrati, ma gli stessi abitanti della città faticheranno a reperire la loro identità e la loro appartenenza. (Umberto Galimberti – I miti del nostro tempo -)
La civiltà industriale contemporanea mostra di aver raggiunto lo stadio in cui “la libera società” non può più essere definita adeguatamente nei termini tradizionali delle libertà economiche, politiche ed intellettuali; non perché queste libertà siano divenute insignificanti, ma perché hanno un significato troppo ricco per confinarlo entro le forme tradizionali. Occorrono nuovi metodi di realizzazione, tali da corrispondere alle nuove capacità della società. Codesti nuovi metodi possono venire indicati solo in termini negativi poiché equivarrebbero alla negazione dei modi che ora prevalgono. In tal senso, la libertà economica significherebbe la libertà dalla economia, libertà dal controllo di forze e relazioni economiche; libertà dalla lotta quotidiana per l'esistenza, dal problema di guadagnarsi la vita. Libertà politica significherebbe liberazione degli individui da una politica su cui essi non hanno alcun controllo effettivo. Del pari la libertà intellettuale equivarrebbe alla restaurazione del pensiero individuale, ora assorbito dalla comunicazione e dall'indottrinamento di massa, ed equivarrebbe pure all'abolizione dell'”opinione pubblica”, assieme ai suoi produttori. Il suono irrealistico che hanno queste proposizioni è indicativo non tanto del loro carattere utopico, quanto dell'intensità delle forze che impediscono di tradurle in atto. La forma più efficace e durevole di lotta contro la liberazione è la coltivazione di bisogni materiali e intellettuali che perpetuano forme obsolete di lotta per l'esistenza. L'intensità, la soddisfazione e persino il carattere dei bisogni umani, al di sopra del livello biologico, sono sempre stati condizionati a priori. Che la possibilità di fare o lasciare, godere o distruggere, possedere o respingere qualcosa sia percepita o no come “un bisogno” dipende da che la cosa sia considerata o no desiderabile e necessaria per le istituzioni e gli interessi sociali al momento prevalenti. In questo senso i bisogni umani sono bisogni storici e, nella misura in cui la società richiede lo sviluppo repressivo dell'individuo, i bisogni di questo e la richiesta di soddisfarli sono soggetti a norme critiche di importanza generale. E' possibile distinguere tra i bisogni veri e bisogni falsi. I bisogni “falsi” sono quelli che vengono sovrimposti all'individuo da parte di interessi sociali particolari cui preme la sua repressione: sono i bisogni che perpetuano la fatica, l'aggressività, la miseria e l'ingiustizia. Può essere che l'individuo trovi estremo piacere nel soddisfarli, ma questa felicità non è una condizione che debba essere conservata e protetta se serve ad arrestare lo sviluppo della capacità (sua e di altri) di riconoscere la malattia dell'insieme e afferrare le possibilità che si offrono per curarla. Il risultato è pertanto un'euforia nel mezzo dell'infelicità. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono, il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e odiare ciò che gli altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni. I soli bisogni che hanno un diritto illimitato ad essere soddisfatti sono quelli vitali: il cibo, il vestire, un'abitazione adeguata al livello di cultura che è possibile raggiungere. La soddisfazione di questi bisogni è un requisito necessario per poter soddisfare tutti gli altri bisogni, sia quelli non sublimati sia quelli sublimati. (Herbert Marcuse – L'uomo a una dimensione) - Il momento attuale storico, ci fa capire come e quanto necessitiamo di questi “bisogni vitali”.
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet