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Allarme Piazza delle Erbe: dalla ristrutturazione ai crolli La storia di un quartiere che rischia il degrado. Ludoteca, calcetto, mercato, panchine: tutto dimenticato. L'abbandono
15 gennaio 2003

Tema: la riqualificazione degli spazi aperti pubblici del quartiere Catacombe. Svolgimento: molte macerie e stabili pericolanti da puntellare. La storia che stiamo per raccontarvi è l'ennesimo esempio di come i buoni progetti non siano sempre sufficienti a dare buoni risultati. E di come anche le migliori intenzioni possano sfociare in pessime azioni. E' la storia di piazza delle Erbe. In uno slogan: partire bene per finire molto male. La storia del recupero Era il 1996 quando Molfetta divenne protagonista di un bando di concorso nazionale di progettazione partecipata e comunicativa. In due parole: ripensare un pezzo della città (una piazza, un quartiere, una strada) insieme a quanti di quella piazza, di quel quartiere, di quella strada, sarebbero stati i più assidui fruitori. I residenti innanzi tutto. Ma anche le associazioni che vivevano in quell'area della città. A indire il bando, l'Inu (Istituto nazionale di urbanistica), il Wwf, il Cer (Comitato per l'edilizia residenziale del ministero dei lavori pubblici). Detto fatto. A Molfetta si decise di affidare alla sfida della progettazione partecipata il recupero del quartiere Catacombe: piazza delle Erbe, vico II Catacombe, un edificio in via S. Croce. Fu un successo. Associazioni ambientaliste, università, esperti di urbanistica, amministratori e residenti insieme a disporre del futuro di un'area storica di Molfetta. Per la prima volta, si disse, un quartiere da sempre rimasto ai margini della politica e dell'attività amministrativa, rialzava la testa. E ricominciava a vivere con dignità i suoi spazi. Assemblee, incontri, confronti diedero alla luce il quartiere Catacombe del futuro. Un campo di calcetto, una biblioteca, una ludoteca, presso l'isolato 5 in via santa Croce. E poi qualche panchina nella piazza, una fontana, strutture in muratura rivestite di pietra di Trani che avrebbero racchiuso un'area mercatale. Il volto della piazza, certo, sarebbe cambiato non poco. Ma è quello che volevano i residenti, in primis. Del resto il bando di concorso prescriveva l'esecuzione di “interventi leggeri”. Un recupero sobrio della piazza. Niente sovrastrutture che ne stravolgessero l'aspetto originario. Una “piazza di pietra”, arricchita di una fontana e di qualche totem fatto di piante e comode panchine. “La piazza - recitava la relazione allegata al progetto - da anni versa in un notevole stato di degrado, tale da risultare un non-luogo, privo di una sua specifica identità”. Dunque, la riqualificazione del quartiere Catacombe sarebbe stata prima di tutto il recupero di un'identità perduta. “Piazza delle Erbe - continuava la relazione - deve tornare fulcro della vita del quartiere, sul quale far convergere tutti i percorsi e i flussi pedonali”. Luogo di scambi, relazioni e cultura. Cantieri abbandonati Ed eccolo il quartiere Catacombe del futuro. E' un cantiere a cielo aperto. Abbandonato a se stesso. A rischio crollo. Il 27 dicembre scorso la giunta comunale approva un progetto esecutivo per “lavori urgenti di bonifica e pre-consolidamento statico a salvaguardia della pubblica e privata incolumità dell'isolato n.5 compreso tra via S. Croce e via Catacombe”. I fatti. Nel 2001 si approva il progetto esecutivo di riqualificazione di piazza delle Erbe, vico II Catacombe e dell'edificio in via S. Croce. Importo complessivo, oltre un miliardo di vecchie lire. Data di ultimazione dei lavori previsti, marzo 2006. E' l'inizio, finalmente, della messa in opera del laboratorio di progettazione partecipata che tante belle speranze e tanto entusiasmo aveva suscitato nei residenti. Si aspetta febbraio 2002 per procedere alla gara d'appalto. Ad aggiudicarsi la realizzazione del progetto, l'impresa “Ieva srl” di Andria. Il 6 maggio, l'inizio dei lavori. Ma i primi grattacapi cominciano già qualche settimana dopo: l'impresa Ieva, per ragioni che l'amministrazione comunale riterrà ingiustificate, chiede di procedere alla sospensione dei lavori. A luglio il Comune respinge al mittente la richiesta. E' l'inizio di un contenzioso. Breve, perché a settembre si arriva a un accordo. Con un atto di transazione, il Comune “liquida” l'impresa riconoscendole le somme dovute per i lavori eseguiti. Contraddittorio risolto, dunque. Ma che resta della nuova piazza delle Erbe? Semplice. Strutture in muratura “incompiute” e decisamente antiestetiche e, soprattutto, una serie di locali in preoccupante stato di degrado: vani che “versano in avanzato e grave stato di dissesto statico essendo stati interessati da crolli parziali di murature e volte di copertura” (così recita la delibera di giunta del 27 dicembre), con l'aggravante che “la presenza di macerie rivenienti dai crolli… desta preoccupazione per le spinte che esse provocano sulle strutture verticali residue”, tanto più che sull'area insistono “fabbricati residenziali abitati per cui si pone l'inderogabile esigenza di tutelare la pubblica e privata incolumità di residenti e passanti”. Crolli e pubblica incolumità a rischio. E' questo quel che ad oggi resta del quartiere Catecombe delle belle speranze. Della progettazione partecipata e dei cittadini tornati protagonisti dei loro spazi. Strano comportamento dell'amministrazione La domanda è: perché decidere di venire a patti con una ditta che di punto in bianco sospende i lavori? Perché non obbligarla a rispettare il contratto e a proseguire l'opera? E poi perché lasciare che un'incompiuta diventi un'area a rischio per la pubblica incolumità? L'Ufficio tecnico del Comune di Molfetta risponde: non avevamo scelta. “Il progetto esecutivo – ammette l'arch. Lazzaro Pappagallo, dell'Utc – non aveva previsto una serie di situazioni venute allo scoperto soltanto a ultimazione delle procedure di esproprio”. In sostanza: gli interventi previsti dal progetto di recupero riguardavano non solo aree pubbliche, ma anche locali di proprietà privata. Inaccessibili, se non dopo gli espropri. I vani dell'isolato 5 che il laboratorio di progettazione partecipata aveva previsto di destinare a biblioteca e ludoteca, sono stati, dice l'arch. Pappagallo, una vera sorpresa. Per gli amministratori, per l'Utc e per l'impresa che aveva vinto la gara d'appalto sulla base, evidentemente, di convinzioni sbagliate. Insufficiente il margine cautelare di spesa previsto dal progetto. Troppo alti i costi da sopportare per rimettere in piedi l'isolato 5 e portare avanti i lavori. Così la ditta Ieva decide di sottrarsi al contratto. E il Comune alla fine cede. “Eravamo anche disponibili a rivedere il progetto”, continua l'arch. Pappagallo. Ma l'impresa ha preferito “prendere i soldi e scappare”. Recissione consensuale del contratto. Si fa così quando, in sostanza, entrambe le parti ammettono di aver commesso un errore. E' accaduto questo anche a piazza delle Erbe. Un abbaglio, un errore di valutazione, un'operazione avventata. Quel che è certo è che un quartiere Catecombe così non l'avevamo mai visto. Tiziana Ragno
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